31 gennaio, 2008

Minaccia la ex, denunciato

E' stato con lei fino a un anno fa e poi è finita. Ma come troppo spesso succede in questi casi il 47enne pregiudicato denunciato questa mattina, mercoledì 30 gennaio, dai Carabinieri di Ternate, non aveva smesso di tormentare la sua ex convivente, una 35enne dello stesso paese.
Minacce al telefono, pedinamenti e altre attività di intimidazione: nessuna attività mancava nei confronti della donna da cui non accettava di essere lasciato specialmente dopo che lei, ricostruendosi la vita con un altro uomo, con cui veva avviato una nuova relazione. Intimidazioni da fare paura, ma che non hanno fermato la donna. Che ha presentato denuncia alla stazione dei Carabinieri di Ternate i quali, dopo gli opportuni accertamenti, hanno, “deferito l’uomo all’autorità giudiziaria”.

Il reato di cui l'uomo si macchia è un reato purtroppo molto diffuso e ha preso il nome inglese di stalking (che significa letteralmente “perseguitare”): secondo l'osservatorio nazionale sullo stalking in Italia nel biennio 2003-2004 circa il 10% degli omicidi dolosi hanno avuto come prologo atti di stalking che di solito vedono vittime per l80% dei casi delle donne e come persecutori per il 705 uomini.

Nel termine di stalking sono ricompresi quegli atteggiamenti con cui una persona affligge un’altra con intrusioni, appostamenti, tentativi di comunicazione ripetute e indesiderate come lettere, telefonate, e-mail, sms, tali da provocare nella "vittima" ansia e paura, e da renderle impossibile il normale svolgimento della propria esistenza. Lo stalker può essere un conoscente, un collega, un completo estraneo, ma nella maggior parte dei casi è un ex-partner. Solo nella nostra provincia si ricordano due casi recenti di staliking, conclusi in modo eclatante: Il caso del suicida di Gallarate, che prima di buttarsi sotto il treno aveva rapito la ex moglie alla fine di mesi di minacce telefoniche e quello del vicino di casa molestatore di Varese, stanato dalla Polizia col Gps piazzato sotto l'auto.

Mercoledi 30 Gennaio 2008
Stefania Radman
http://www3.varesenews.it/varese/articolo.php?id=90379
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25 gennaio, 2008

La mia vita è cambiata


Alessia De Alessandris, spacciata per pornodiva dal suo ex, si racconta a “Il Messaggero”

VITERBO -«La mia vita è cambiata. Mi sono trovata in difficoltà sul lavoro e sono arrivata a pesare 45 chili». Parola di Alessia De Alessandris, la 32enne fatta passare per “prostituta online” dal suo ex fidanzato. Lui aveva voluto vendicarsi perché lei lo aveva lasciato. Prima l’ha perseguitata chiamandola al cellulare continuamente. Poi è passato alla spietata tattica delle foto hard. È stata un’amica di Alessia ad accorgersene. Qualcuno aveva unito con un fotomontaggio, immagini di lei al mare con fotografie di altre ragazze, nude o seminude. Senza dimenticare di aggiungere nome, cognome e numero di telefono di Alessia. L’associazione Doppia Difesa, alla quale Alessia si è rivolta, l’ha aiutata legalmente e psicologicamente. «Il giorno che mi è arrivata la telefonata di un uomo che mi ha salutato dicendomi di aver preso il mio numero da Internet mi si è gelato il sangue» rivela Alessia a “Il Messaggero”. Finito l’incubo, ha deciso di raccontare la sua storia per far uscire allo scoperto donne che, come lei, sono state vittime dello stalking (dall’inglese “to stalk” = pedinare), un atteggiamento persecutorio continuato, spesso a danno delle ex fidanzate. Solo dal 15 gennaio 2008 lo stalking è considerato reato. La condanna prevista va dai 6 mesi ai 4 anni di reclusione, con pene inasprite se la vittima è minorenne o se il molestatore è un ex partner o un recidivo.


di Stefania Moretti
http://www.atlantidemagazine.it/dblog/articolo.asp?articolo=479

22 gennaio, 2008

L'angoscia di Maria e le persecuzioni del suo ex marito


(s. gre.) Maria, come chiameremo la vittima di questa storia, è una bella donna. Impiegata, ama il proprio lavoro a contatto con il pubblico. È spigliata, solare, gentile.
Giovane, a 25 anni, decide di sposarsi con uomo che conosce da tempo, del quale si fida e del quale, senza alcun dubbio, è innamorata. Paolo (nome di fantasia attribuito al coniuge, ndr) è gentile con lei, rispettoso, attento, mai violento e, se la storia potesse fermarsi qui, certamente ancora oggi sarebbe per Maria il migliore marito del mondo.

Purtroppo, la realtà non è così felice. Pochi mesi dopo il matrimonio, infatti, lei resta incinta e in Paolo qualcosa salta, scatta, si rompe. In un primo momento rifiuta l'idea di un figlio e chiede addirittura a Maria di interrompere la gravidanza. Poi, quando il bimbo comunque, per volere di entrambi, nasce, impone alla moglie di abbandonare il lavoro.
Lei, la bella impiegata spigliata, solare e gentile, pensando al figlio, accetta. Si licenzia e resta a casa, tra faccende domestiche e solitudine, per 3 anni. Passato quel tempo, non resiste più: vuole tornare al lavoro, in mezzo alla gente, ed è disposta ad affrontare il marito, pur di riuscirci.

Cominciano così le discussioni, le liti, le scenate di gelosia e, soprattutto, le pretese di Paolo che vorrebbe vedere la moglie isolata, sia dai familiari che dalle amiche. Per Maria l'inferno dura 5 anni: quando il bambino è in terza elementare, lei trova il coraggio di lasciare il marito. Cerca un nuovo impiego, ottiene dal giudice l'affidamento del figlio e della casa coniugale e prova a rifarsi una vita. Ancora, tuttavia, non ha fatto i conti con l'ex marito, che inizia a perseguitarla in ogni modo, a danneggiarle l'auto, a spaventarla, ad andare sul luogo di lavoro rischiando di farla licenziare.

A questo punto lei decide di rivolgersi alle volontarie di Telefono Donna, che hanno raccontato questa storia perché sia di esempio per molte altre vittime. «Era angosciata - dice la presidente, Ierta Zoni - perché pensava che quella persecuzione non sarebbe mai finita. Noi l'abbiamo sostenuta nella sua scelta, rafforzandola nell'idea che stesse facendo una cosa giusta, e le abbiamo messo a disposizione i nostri legali, che hanno fatto denunce circostanziate. Ora anche gli strumenti giuridici stanno cambiando e, per questo, le donne non devono arrendersi alla paura».


http://www.corrieredicomo.it/frm_articoli.cfm?ID=83133

Stalking


Pedinate, minacciate, perseguitate con telefonate, messaggi e appostamenti sotto casa. E, fino a pochi giorni fa, indifese davanti alla legge.
Per le vittime dello stalking ('sindrome del molestatore assillante', secondo la traduzione italiana del termine) il 15 gennaio 2008 sarà una data da non dimenticare: martedì scorso, infatti, la Commissione Giustizia della Camera ha approvato il disegno di legge che introduce questo comportamento molesto e persecutorio continuato (prevalentemente a scapito delle ex partner e delle donne in generale) nel Codice penale. Lo stalker rischia da 6 mesi a 4 anni di carcere.

L'introduzione di norme contro lo stalking è in dirittura d'arrivo. Fino a questo momento, in Italia non era mai esistita una legislazione specifica in merito e, quindi, in assenza di una figura autonoma, l'ordinamento aveva sempre provveduto a punire lo stalker secondo il grado di intensità della molestia, facendo ricorso alla definizione di altri reati per qualificare i singoli atti.
«Il nostro parere - commenta Ierta Zoni, presidente di Telefono Donna di Como - non può che essere molto positivo rispetto a quanto deciso dalla Commissione Giustizia della Camera. Per le donne, infatti, finora era possibile certamente sporgere denuncia rispetto ai singoli atti compiuti dal persecutore, ma, persino con l'aiuto dei legali, era molto lungo e tortuoso il percorso per arrivare a una forma di giustizia».

Il riconoscimento dello stalking come figura di reato autonomo, dunque, darà coraggio alle vittime perseguitate, che, anche sul Lario, sono molto più numerose di quanto si possa immaginare.
«Parlando di violenza - spiega la Zoni - è difficile fare distinzioni nette, ma possiamo dire che sui 259 casi che abbiamo avuto nel 2007, almeno il 15%, pari a una quarantina di segnalazioni, è stato di stalking. L'età media delle donne che si rivolgono a noi per questo tipo di problema va dai 30 ai 45 anni e, generalmente, si tratta di persone che, dopo lunghe sofferenze all'interno della vita di coppia, prendono coraggio e decidono di lasciare il compagno. È a questo punto che gli uomini, talvolta, posti davanti a una simile reazione e assunzione di libertà, reagiscono con comportamenti persecutori, violenti, possessivi».

Tra i gesti più frequenti, come le stesse volontarie e operatrici di Telefono Donna, testimoniano, vi sono i pedinamenti, gli appostamenti sotto l'abitazione, le minacce telefoniche, i ricatti e, persino, i pianti e le preghiere assillanti. «Le donne - spiega Ierta Zoni - di solito, avendo già preso la loro decisione con molta fatica, non tornano sui propri passi. Vedendo questo comportamento da parte dell'uomo, anzi, pur nella disperazione, hanno voglia di confermare la loro scelta: per questo spesso si rivolgono a noi, ottenendo prima di tutto un ascolto specializzato e, poi, un'assistenza legale che le possa sostenere concretamente per tutelarsi e liberarsi dall'ossessione del persecutore».

Uno strumento in più, ora, è dato dal disegno di legge. «Per questo - conclude il presidente di Telefono Donna - è importante che le vittime chiedano aiuto, perché uscire dalla violenza è possibile e noi siamo con loro».
La sede di Telefono Donna è in via Zezio 60 (tel. 031.304585), aperta lunedì, mercoledì e venerdì dalle 15 alle 18, martedì, giovedì e sabato dalle 9 alle 12.

Sara Greco
http://www.corrieredicomo.it/frm_articoli.cfm?ID=83132

16 gennaio, 2008

Troppo innamorato o...persecutore?


L’amore finisce, ma c’è chi non accetta l’abbandono e non si dà pace.
L’ex innamorato diventa un’ossessione: telefonate, sms, e-mail, murales o graffiti, regali non graditi, visite a sorpresa sotto casa o sul posto di lavoro, fino ai casi estremi di pedinamenti, appostamenti, auto distrutte, minacce di violenza, violazione di domicilio, aggressioni fisiche o sessuali, tentato omicidio e omicidio. L’ultima moda sono gli investigatori privati, reclutati per avere foto e filmati da mostrare poi ad amici, parenti e conoscenti.

In Italia la violenza è la prima causa di morte per le Donne di età tra i 15 e i 45 anni.

E'lo Stalking, ossia sindrome del molestatore assillante o inseguimento ossessivo.
Il problema è in ascesa, è molto grave e sottovalutato dalla legge italiana, in quanto purtroppo costituisce la base e la preparazione per la maggior parte degli omicidi premeditati. Tutte queste molestie persecutorie sono difficili da denunciare perchè lo Stalking nel nostro Paese non è ancora considerato un reato.
In America da diversi anni oramai, oltre alle leggi anti-stalking, anche la cinematografia si occupa di questo grave problema sociale. Tanto per citare qualche esempio, chi di noi non ricorda il film di Micheal Douglas “Attrazione fatale” o quello di Julia Roberts “A letto con il nemico”?

In questi ultimi anni anche in Italia tale fenomeno è studiato da psichiatri e criminologi, ma non è un argomento che riguarda soltanto la scienza perchè riguarda tutti noi. Non possiamo più chiudere gli occhi e fingere che non esista. Un italiano su cinque è vittima dello Stalker, ma solo il 17% trova il coraggio di denunciarlo, per paura di peggiorare la situazione o di non essere creduto.

Lo Stalker (molestatore assillante) può essere una donna affettivamente dipendente, ma le statistiche assicurano che nella maggior parte dei casi (87%) è un uomo, tra i 35 e i 40 anni. Si tratta per lo più di persona conosciuta: partner ed ex partner. Ma anche colleghi di lavoro, amici, vicini di casa che vogliono stabilire una relazione o esercitare un controllo sulla vittima.
Gli Stalkers sono persone “normali” e abili manipolatori, difficilmente commettono degli errori perché sanno come muoversi e sfruttare a loro vantaggio i vuoti delle leggi.

Le conseguenze per le loro vittime possono essere devastanti: il 20% manifesta tendenze suicide, il 45% finisce con l’abusare di tranquillanti o alcol, il 70% ha problemi psico-relazionali. Più la vittima ha paura del suo Stalker, più egli si sente motivato a perseguitarla.

http://escialloscoperto.blogspot.com

13 gennaio, 2008

L' ONNIPOTENZA


Quando si parla di 'delirio di onnipotenza' vengono in mente Nietzsche, il 'mito del superuomo'...
In realtà l'Onnipotenza è qualcosa di più palpabile e con cui tutti siamo a contatto ogni giorno. Che cos'è, in fondo, l'Onnipotenza? E' il dominio e il controllo sulle persone e sugli eventi che le riguardano. E' il potere di fare tutto ciò che si vuole senza subirne alcuna conseguenza.

L'Onnipotenza viene data, a mio parere, a tutte quelle figure che hanno un ruolo di educazione, di cura e di servizio verso il cittadino. Alcune di queste figure, tendono ad identificarsi eccessivamente con l'Ente, Ordine o Istituzione che rappresentano ed abusano del loro potere, talvolta per fini puramente personali. Da qui nascono tutte le ingiustizie di cui spesso ci lamentiamo.

Ti è mai capitato di subire un'ingiustizia da parte di un insegnante che non dava il giusto riconoscimento al tuo impegno? Come ti sei sentito? Non puoi fare nulla contro il tuo insegnante, se non ingoiare il rospo e andare avanti. Questo è soltanto un banale esempio...

Medici, giudici, psicologi, avvocati, forze dell'ordine, assistenti sociali, vigili urbani, ecc., ecc., sono tutte figure che lavorano per il cittadino.

Le persone sono tutte uguali? NO. I professionisti sono tutti uguali? La risposta è sempre NO.
Molto spesso si sente dire la frase "Hanno il coltello dalla parte del manico", vale a dire che sono tutelati e protetti dagli organi che essi stessi rappresentano. Quando si subisce un abuso di potere o un cattivo servizio da parte di queste persone, 90 volte su 100, non si riesce a far valere il proprio diritto e non si ottiene giustizia. Non è pessimismo, in Italia contano i soldi e le amicizie giuste. E non esiste nemmeno il diritto di lamentarsi, sai? Ti racconto un caso emblematico: un gruppo di persone si sono lamentate in internet sulle cattive sentenze emesse da un giudice che ogni tanto appare in TV. Ebbene, questo giudice non ha gradito la critica ed ha fatto valere il suo potere, denunciandole per 'diffamazione a mezzo stampa'.

Della serie: subìte e state zitti. Non è forse questa l'Onnipotenza? Di certo non è democrazia! All'Onnipotenza di queste figure corrisponde l'Impotenza del cittadino, di quello squattrinato e privo di amicizie influenti, per intenderci, che non può difendersi.

Pure io ho avuto una dimostrazione di onnipotenza da parte di un Ordine importante, ma come ho già detto, non credo più in questa tanto decantata democrazia e non voglio ritrovarmi con la sopracitata denuncia per 'diffamazione a mezzo stampa'. Ho comunque espresso il mio pensiero.

06 gennaio, 2008

Britney Spears


Non sono una fan di Britney Spears, l'ho già detto in un altro post. Sono però una donna che ha subìto comportamenti persecutori dall'ex marito, oltre che gravi ingiustizie da parte di quelle istituzioni che 'lavorano per la tutela del più debole'. Non voglio perorare la causa coniugale di Britney Spears (anche se la mia antipatia nei confronti del suo ex marito risale ai tempi in cui egli voleva mettere in rete un video che li ritraeva in rapporti intimi), ma l'ultimo episodio che l'ha vista protagonista non mi lascia del tutto indifferente.

Secondo la cronaca, pare che 'Brit', si sia barricata nel bagno di casa sua con il suo bimbo di un anno, rifiutandosi di consegnarlo all'assistente sociale che aveva già 'caricato' in auto l'altro figlioletto di due anni, per riportarli entrambi dal padre Kevin Federline. A questo punto, è intervenuta la polizia che ha sfondato la porta del bagno, ha caricato Britney Spears su una barella e l'ha scortata con due ambulanze e 9 auto della polizia in un ospedale di Los Angeles come se fosse la peggiore delle pazze o delle criminali! Certo, se l'intento di Federline era quello di distruggere l'ex moglie, ci sta riuscendo in pieno...e con la complicità di tutti quei paparazzi che le stanno sempre addosso.

Il motivo per cui ho deciso di scrivere questo articolo, è che mi sono sorte spontanee due riflessioni:
- Anche io ho avuto lo stesso problema di Federline, vale a dire che il mio ex marito non mi riconsegnava i figli minori all'ora stabilita senza preoccuparsi di avvisarmi e li teneva a dormire spegnendo il suo cellulare, lasciandomi così nell'ansia per tutta la notte. Durante week end più lunghi, li tratteneva per più giorni, a sua completa discrezione. Altre volte, al contrario, non veniva a prenderli. Insomma, i figli erano per il mio ex marito uno strumento per farmi stare male e per limitare la mia 'libertà', un mezzo per avere potere e controllo su di me.

Secondo te, cosa hanno fatto le forze dell'ordine quando li ho contattati? NIENTE! Mi hanno detto 'che non era loro competenza e di rivolgermi ad un avvocato'. Cosa credi che abbia fatto la giustizia di fronte a simili comportamenti? Sempre NIENTE! Altro che ambulanze e auto della polizia!

Certo, io non sono Britney Spears e non pretendo di avere tanta attenzione (credo che non la invidi nessuno per questo!), ma che diamine, qui si va da un'esagerazione all'altra!

- La mia seconda osservazione è questa: DOVE SONO LE ASSOCIAZIONI FEMMINILI CHE POTREBBERO/DOVREBBERO AIUTARE E CONSIGLIARE BRITNEY SPEARS? Nei films americani si vedono sempre questi 'gruppi di sostegno'...dove sono andati a finire? Perchè non l'aiutano? La Spears sta inconsapevolmente facendo il gioco del marito, cadendo sempre più nel baratro. Avrebbe tanto bisogno di qualcuno che si occupasse di lei e non soltanto dei suoi soldi.

05 gennaio, 2008

Casi di Stalking


Brindisino arrestato per stalking


BRINDISI - Per circa due anni avrebbe perseguitato una donna molestandola telefonicamente (anche con telefonate mute) e danneggiandole ripetutamente l’automobile: con l’accusa di violenza privata la polizia ha arrestato a Brindisi Nicola Fonzetti, di 47 anni, che pare non fosse nuovo ad episodi di stalking, come vengono definite le molestie assillanti.
All’uomo agenti della squadra mobile hanno notificato un provvedimento di custodia cautelare emesso dal gip del tribunale di Brindisi Alcide Maritati su richiesta del sostituto procuratore inquirente, Francesco Mattiace.

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO, 3/1/2008


Stuprata al supermercato dal suo ex

TORINO (24/11/2007) - Ha stuprato l’ex fidanzatina nel bagno e subito dopo l’ha congedata dicendole: «Ho fatto quello che dovevo fare, ora possiamo lasciarci». L’autore della violenza è Marco Lapiccirella, 23 anni, residente in una palazzina popolare al civico 43 di via Fornaci, alla periferia di Settimo Torinese.

L’episodio è accaduto in città, giovedì pomeriggio, all’interno del centro commerciale Bennet, dove la ragazza lavora come commessa. Il ragazzo, che ha alle spalle precedenti per ingiurie e minacce, è stato arrestato nella tarda serata di giovedì dai carabinieri della Compagnia di Chivasso. Dovrà difendersi dalle accusa di violenza sessuale.

A denunciare l’accaduto ai militari è stata la vittima, Simona (il nome è di fantasia). La ragazza si è presentata dai carabinieri, poi in ospedale a Torino, al Sant’Anna. I medici hanno riscontrato e confermato che sul corpo dell 19enne c’erano evidenti segni di un rapporto sessuale consumato con violenza. Una volta dimessa, la giovane, ancora sotto shock, davanti al capitano Dario Ferrara e al tenente Roberto Ghiorzi ha raccontato che quel pomeriggio, verso le 14.30, durante la pausa pranzo, si è presentato il suo ex e da quell’istante si sarebbe consumata la vendetta.

«Ci eravamo lasciati ad agosto, ma lui non si era mai rassegnato e mi perseguitava ovunque. Mi telefonava a tutte le ore del giorno…», ha detto la giovane, in lacrime agli inquirenti. I due si sono incontrati all’interno del grande magazzino, in un’area in cui non c’erano altre persone. Lì, Marco Lapiccirella l’ha minacciata e costretta con la forza a seguirlo nei servizi pubblici vicino al bar.

Poi, dopo un breve alterco, l’ha violentata e abbandonata dopo averle rivolto la frase offensiva. Accurate indagini degli inquirenti hanno poi portato a individuare che tra i due esisteva un rapporto tormentato. Si lasciavano e si riappacificavano spesso fino a quando lei, nell’ag osto scorso, l’ha denunciato per minacce. Fra i due comunque il rapporto sembra sia proseguito, pur in modo burrascoso.

Poi, stanca del carattere aggressivo del giovane, la diciannovenne, quindici giorni fa gli aveva detto: «Non mi cercare più. Non esisto più per te». E proprio da quel giorno, probabilmente, il settimese ha covato la vendetta che ha messo a segno giovedì pomeriggio.

Il giorno successivo all’episodio, all’interno del centro commerciale, nessuno ha voglia di parlare. Nessuno, soprattutto, sembra essersi accorto di nulla.

di Irene Antoniazzi
http://www.comincialitalia.net/interna.asp?id_tipologia=3&id_articolo=4872



Due anni di inferno in balìa dell'ex violento


Perseguitata dall'ex convivente. Botte, aggressioni per strada e in casa, un tentativo di stupro. La vittima è una bresciana di 45 anni, l'uomo che l'ha perseguitata, M.M., 42 anni, origini svizzere e residenza a Brescia, è in carcere per una sfilza di reati: violenza privata, lesioni personali, violenza sessuale, estorsione, ingiurie, minacce, danneggiamento, procurato allarme.
...
E' il maggio del 2005 quando la vittima fa la sua prima denuncia, dopo che l'ex convivente l'ha minacciata davanti ad altre persone gridandole "ti faccio fuori, ti faccio finire sulla sedia a rotelle, ammazzo te e il bambino". Ma è soltanto l'inizio, più volte la donna deve anche ricorrere alle cure del pronto soccorso per le conseguenze delle botte e delle aggressioni. Lei era costretta a barricarsi in casa anche per molte ore senza poter uscire per la paura, ma altre volte ogni tentativo di difesa era inutile e lui entrava nell'appartamento con la forza, in un'occasione ha anche abusato sessualmente di lei.

Le minacce di morte erano dirette alla donna ma anche al figlio, "ammazzo te e il bambino" gridava al telefono, una settantina di telefonate, una persecuzione. Le minacce erano non solo a parole, ma anche con il bastone, in un caso con il coltello puntato alla gola. E' andata avanti così fino al 15 ottobre, quando l'aveva picchiata tanto da procurarle lesioni guaribili in due settimane.

M.M. è accusato anche di estorsione per aver costretto l'ex convivente a consegliargli 300€, ma anche di aver procurato allarme: nell'aprile scorso aveva telefonato ai vigili del fuoco per dire che nell'appartamento della donna era scoppiato un incendio.

da IL GIORNO, venerdì 26 ottobre 2007