23 aprile, 2008

Lo Stalker non è un matto



Recentemente mi è capitato di chiedere ad una counselor (figura di supporto psicologico) se aveva considerato di poter incontrare uno stalker nello svolgimento della sua attività visto che le professioni di "aiuto" più a rischio sono gli psicologi, gli avvocati, i medici. Mi ha risposto con stupore che non sapeva cosa fosse lo Stalking. Dopo averle spiegato che si trattava di persecuzioni, si è fatta una bella risata dicendomi che "si incontrano tanti matti tutti i giorni" e che, proprio quella mattina ne aveva "incontrato uno che parlava da solo".

Rimango sconcertata del fatto che nel 2008 in molti non hanno ancora conoscenza dello stalking! In molti pensano che sia un fenomeno che riguarda "gli altri" e che lo stalker sia matto, quindi riconoscibile.

In realtà chiunque può essere uno stalker: un insospettabile vicino di casa, un amico, un conoscente o più frequentemente un ex: fidanzato, compagno o coniuge.

Lo stalker non è sinonimo di malato di mente e spesso non vi è nulla in lui di psicopatologico.

Nello stalker sono stati individuati alcuni comportamenti costanti, quali l'intrusione non desiderata nella vita della vittima, la minaccia esplicita o implicita nei suoi confronti, la quale, a fronte di tale condotta dello stalker, sviluppa una ragionevole paura.

Nella fase iniziale dello stalking, il mezzo più utilizzato è il telefono. Seguono il pedinamento, l'incontro "casuale" sul posto di lavoro e negli ambienti frequentati dalla persona stalkizzata.

Più si restringe lo spazio vitale della vittima, più aumenta il pericolo di condotte violente da parte dello stalker, in quanto si sente motivato dai ripetuti rifiuti da parte della sua vittima. Tali rifiuti possono indurlo a manifestazioni aggressive, violenza sessuale e all'omicidio.

Lo stalker assassino è generalmente un ex partner rifiutato e i mezzi lesivi che più utilizza sono i coltelli e le armi da fuoco.

Il comportamento vendicativo dello stalker per essere stato abbandonato dalla sua vittima, trova la massima espressività nella persecuzione, ma pochi stalkers risultano affetti da disturbi deliranti paranoidi e schizofrenia paranoide, per cui molti studiosi ritengono che la vendetta sia più un fenomeno socio-culturale che psichiatrico.

Sarà forse perchè lo stalker è una persona ritenuta normale e a volte anche stimata che per la vittima è così difficile non solo ottenere giustizia, ma spesso anche essere creduta?

Specialmente se lo stalker dispone di mezzi economici superiori a quelli della sua vittima e può permettersi un avvocato che sappia come 'approfittare' dei vuoti della legge ed è disposto a tutto pur di vincere la causa, facendoti passare per visionaria, paranoica, affetta da manie di persecuzione?

Non stupirti se questo accade in mancanza di una legge adeguata, spesso si parla di come la giustizia finisca col premiare i colpevoli a danno delle vittime...

http://escialloscoperto.blogspot.com

17 aprile, 2008

...è bastato un mazzo di rose.


GIUSTIZIA -
UN MAZZO DI ROSE.
E' bastato questo a un gruppo di ragazzini per cancellare per sempre l'accusa di aver abusato più volte di una ragazzina disabile.

Si è chiusa così, per ora, una terribile vicenda iniziata nel 2002. A Civitanova la polizia aprì un'indagine su un branco di quattordicenni che, con un trentenne, in un casolare abbandonato avrebbero violentato più volte una studentessa afflitta da un ritardo mentale.

Gli inquirenti raccolsero una serie di prove, e partirono due procedimenti: uno davanti alla procura di Macerata, per il trentenne, e l'altro alla procura per i minori di Ancona, per i tre quattordicenni che vennero identificati. Dopo sei anni, il trentenne sta affrontando ancora l'udienza preliminare. Per i minorenni invece le accuse sono state come cancellate.

I ragazzini infatti hanno avviato un procedimento di messa alla prova: si tratta di un percorso durante il quale, seguiti dagli psicologi, i minorenni devono dimostrare di aver capito la gravità di quanto fatto, e di essere sinceramente pentiti. Questo procedimento deve chiudersi con un atto di resipiscenza, un gesto simbolico con cui chiedere scusa alla parte offesa. Se la parte offesa lo accetta, il procedimento si chiude, senza sentenza, senza pena.

E un anno fa i ragazzini hanno inviato alla loro vittima un mazzo di rose. E sebbene lei fosse scettica, alla fine, convinta dalle assistenti sociali, l'ha accettato. Così delle accuse pesantissime sui ragazzini non è rimasta traccia.


Ora però la famiglia, difesa dall'avvocato Giovanni Galeota, ha deciso di avviare una causa civile, per ottenere una sentenza vera e un risarcimento simbolico.


articolo di Paola Pignatelli, da IL GIORNO,17/04/2008
Io non ho parole...

13 aprile, 2008

Lo Stalking e le Stars



All'inizio degli anni 80 negli Stati Uniti d'America alcuni personaggi dello spettacolo furono coinvolti in episodi che suscitarono scalpore.

Nel 1982 l'attrice Teresa Saldana venne pugnalata dal suo stalker a Los Angeles. Nel 1989 un'altra attrice, Rebecca Shaeffer sempre a Los Angeles, venne assassinata dal suo persecutore. Questi casi servirono a far nascere la prima legge anti-stalking che entrò in vigore nello stato della California nel 1991. Anche tutti gli altri States hanno via via (entro il 1994) introdotto leggi a salvaguardia delle vittime dello stalking. In Canada è considerato delitto di molestia criminale infastidire "intenzionalmente o imprudentemente un'altra persona", nel Regno Unito è di nove anni fa il "Protection form Harassment Act".

Altri artisti famosi sono stati vittime dello stalking ed hanno subìto aggressioni fortunatamente non letali: Nicole Kidman, Jodie Foster, Sharon Stone, Madonna, il regista Steven Spielger, le tenniste Martina Hingins e Monica Seles. In Italia sono state stalkizzate Michelle Hunziker, Irene Pivetti (è famoso il suo 'archivio privato di pazzi innocui e pazzi pericolosi'), Catherine Spaak (il cui persecutore era un dirigente conosciuto ad un corso di meditazione buddista che per quattro mesi l'ha ossessionata con pedinamenti e telefonate oscene).

In Italia non abbiamo ancora una cultura sullo stalking nè leggi specifiche per la sua prevenzione. La nostra norma che più si avvicina alla legislazione americana è l'articolo 660 del codice penale che recita così: "Chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono, per petulanza o per biasimevole motivo, reca a taluno molestia o disturbo è punito con l'arresto fino a sei mesi o con l'ammenda fino a 516 euro".

Purtroppo le azioni del persecutore risultano a volte persino innocue (come spedire lettere con dichiarazioni d'amore, fare regali ecc..) e molte volte interpretate come "eccessi d'amore", non comprendendo lo stato d'animo di chi si sente sopraffatto da tali attenzioni.

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07 aprile, 2008

Lo perseguita lui poi la sposa


E' una notizia di qualche mese fa...

L'aveva denunciata per molestie.

TRIBUNALE. Lui e lei tornano insieme dopo una rottura burrascosa e il processo per stalking salta: "Signor giudice, ci amiamo e siamo tornati insieme. Anzi, sabato scorso ci siamo sposati e aspettiamo un figlio".

Termina così, con un lieto fine in Tribunale la vicenda giudiziaria che ha coinvolto una donna rumena di 22 anni che per mesi ha perseguitato l'ex compagno di 32, un giovane professionista, che l'aveva lasciata per un'altra.

Lei gli ha sconvolto la vita non solo con telefonate minacciose, sms pieni di insulti e pedinamenti, ma arrivando persina a spaccargli la porta di casa. Lui, esasperato, l'ha querelata e la ex è stata rinviata a giudizio con accuse pesanti: ingiurie, minacce, danneggiamento aggravato, molestia e disturbo alle persone. Reato, quest'ultimo, che traduce nel codice penale italiano il fenomeno dello "stalking", altrimenti detto "sindrome del molestatore assillante".

Ma il 32enne ha rimesso la querela, il pm non si è opposto e tutto è finito.

da ONMILANO, 07/06/07

Se il buongiorno si vede dal mattino...

04 aprile, 2008

Le molestie


"E' una bambolina che fa no, no, no
E' così carina, ma fa no no no
la mia bambolina si difende come può
dietro la vetrina dei suoi no no no
Però imparerà da me, un bacio che cos'è.."

(Michel Polnareff, canzone del 1966)

Qual'è il confine che separa il corteggiamento dalla molestia? Lo stesso mazzo di fiori, la telefonata o la parolina galante possono risultare attenzioni gradite o molestie a seconda della persona o del modo in cui le fa.

In particolar modo negli ambienti di lavoro può accadere di essere oggetto di battute volgari, palpatine, strusciamenti e di ricevere sculture di cartone che rappresentano il fallo, ed altro..Questi comportamenti purtroppo vengono considerati "fenomeni privati" e non degni di rilevanza giuridica, pur violando sia la libertà che la dignità di chi li subisce...a meno che non avvengano in luoghi pubblici. Non configurano come violenza sessuale e quindi non sono nemmeno punibili.

Ancor più se il molestatore viene difeso da un avvocato disposto a tutto pur di vincere la causa e sa essere particolarmente persuasivo. Esistono anche le differenze culturali tra un giudice e un altro. La stessa causa può avere esito diverso a seconda del giudice preposto a giudicare.

In molti casi il molestatore non arriva neppure al contatto fisico, usando altri mezzi quali la posta elettronica, internet o altri contatti virtuali, insidiando e tormentando la sua vittima.

In alcuni Stati esteri le attenzioni fastidiose, le richieste insistenti, i baci rubati e le carezze da parte di chi esercita un potere gerarchico o un ascendente morale, vengono puniti severamente. Come accade nelle Filippine, dove tali molestie vengono considerate reato e punite con sei mesi di reclusione. Negli Stati Uniti, le aziende adottano misure di prevenzione essendo state condannate in passato a risarcimenti a favore dei dipendenti oggetto di molestie da parte dei loro dirigenti. Nello Stato della Virginia, sempre negli USA, i colpevoli di reati sessuali sono messi alla gogna in un registro esposto al pubblico.

Che dire? In Italia, a mio avviso, è consigliabile rivolgersi ad un avvocato che conosca molto bene la materia per avere le giuste informazioni ed un'ottima assistenza.

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Ciccio e Tore di Gravina



Dato che il blog è un diario personale, vorrei dire come la penso su questo triste caso che mi ha toccata profondamente, come molti immagino. Ho seguito questa storia in Tv e, a parte la tragedia dei bambini, sono rimasta molto colpita dalle diverse condizioni economiche in cui vivono i due ex coniugi. Lei, la madre dei bambini, vive in una angusta abitazione, mentre il padre in una bella casa con la sua nuova famiglia in una esibizione di perfezione.

Ho letto che la madre dei due bambini in passato era fuggita con loro per timore che glieli portassero via. E così è stato. La signora ha sempre dichiarato che il marito è un uomo violento ma non è mai stata creduta visto che, non molti giorni prima che i due bambini scomparissero, essi erano stati affidati al loro padre dal Tribunale. La madre ha avuto a sua volta un'infanzia difficile e si sentiva depressa. Ma come si fa a non essere depressi di fronte a simili esperienze?

Perchè le istituzioni non hanno aiutato questa donna offrendole un lavoro e una casa più dignitosa dove poter vivere con i suoi figli? Forse ai bambini non piaceva vivere nella casa del papà, forse non si sentivano a proprio agio con la sua nuova famiglia, visto che Ciccio e Tore stavano sempre insieme e sono stati inseparabili anche nella morte...forse avrebbero preferito vivere con la loro mamma, seppure in condizioni economiche disagiate.

Nessuno se lo domanda ma io sì: perchè nessuno ha aiutato questa mamma?

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