31 agosto, 2008

I segreti che pesano sulla nostra vita


Ci sono segreti nelle famiglie legati a situazioni o fatti di cui ci si vergogna e che si vogliono tenere nascosti, quasi a negare che esistano.

Condotta immorale, sciagure economiche, guai giudiziari, violenze, trasgressioni nell'ambito della sfera sessuale, adulteri, stupri, sterilità, morte, malattia mentale, handicap, origini, alcolismo, tossicodipendenza, aborto, adozione, suicidio, questi sono essenzialmente i "segreti" che tengono legati nonni, zii e genitori.

Tutto ciò che è "innominabile" però, si ripercuote nelle relazioni con le generazioni successive, in altre parole con i figli e i nipoti. Frasi lasciate a metà, atteggiamenti ambigui...inconsciamente i piccoli percepiscono che qualcosa è loro nascosto e, senza esserne consapevoli possono, nel corso della loro vita, mettere in atto comportamenti identici a quelli dei loro parenti stretti.

Da questo, per esempio, derivano anche le devianze, le turbe della personalità, gli insuccessi scolastici.

Non si può ereditare la sofferenza!

Il "segreto" per eccellenza è l'incesto, ma a volte si può tacere anche per motivi meno gravi. Nel caso dell'incesto (o della violenza coniugale) ci sono alcuni segnali inequivocabili legati alla comunicazione non verbale che tradiscono il "segreto" e sono: gli sguardi impauriti, i segni del corpo giustificati con spiegazioni banali che rassicurano tutti (un classico è la scusa di essere caduti dalle scale), oppure il viso arrossato che tradisce vergogna o ancora, l'atteggiamento contratto.

Bisogna saper interpretare questi messaggi perché oggi, a differenza del passato in cui non si osava parlare dell’incesto, si tende a volte ad accusare qualcuno di abuso anche in presenza di indicatori di disagio non specifici. Ad ogni modo, l’azione di tutela nei confronti della vittima, va esercitata sempre e comunque.

Certo, col mutare della società alcuni "segreti" hanno perso un po' della loro gravità, come ad esempio nel caso dell'adulterio, dell'omosessualità o dell'essere ragazze madri, un tempo considerato disonorevole.

Molti terapeuti sono concordi nell'affermare che rivelare "il segreto" non comporta di per sé la guarigione. Occorre elaborare e superare il trauma subìto, non facendosi più carico dei drammi successi in famiglia. Tutto questo si può fare ricorrendo ad esempio allo psicodramma (www.psicodramma.it), alle costellazioni familiari (www.attiliopiazza.org) o alla psicogenealogia (www.associazionelacampana.it).


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26 agosto, 2008

Caratteri generali dello Stalking


Il termine stalking deriva originariamente dal linguaggio tecnico della caccia ed in italiano si può tradurre con la locuzione fare la posta o come braccatura.
In realtà, nell’ultimo secolo, l’accezione si è sempre più estesa verso il senso figurato e familiare del termine intendendo il verbo to stalk come assillare, inseguire, molestare, braccare, ricercare, ma anche in senso più lato seccare, disturbare, perseguitare, fare qualcosa di nascosto cioè coperto da qualcuno o qualcosa.

Benché in letteratura non esista un’univoca definizione di stalking nel corso degli anni se ne sono succedute molteplici tra cui quella di Meloy e Gothard nel 1995 che lo definivano come l’ostinato,malevolo,ripetitivo ed opprimente inseguimento di un’altra persona con minaccia della sua sicurezza. Gli stessi Autori nella definizione clinica segnalavano la presenza di un atto manifesto non desiderato dalla vittima e percepito da questa come molesto.

Nel 1997 Pathè e Mullen adottavano, invece, la definizione di un insieme di diversi comportamenti con cui un soggetto impone ad un altro ripetute intrusioni e comunicazioni quali il pedinare,il sorvegliare,il sostare nelle vicinanze o tentare approcci con la vittima,mentre per comunicazioni si intendono l’invio di lettere e-mail,l’effettuare telefonate, e lasciare messaggi.

Nel 1998 Meoly indicava come stalking la «persecuzione e molestia voluta, ripetuta e malintenzionata, perpetrata nei confronti di una persona che sente così minacciata la sua sicurezza personale».

Sempre nel 1998 Tjaden e Thoennes definirono lo stalking come un insieme di condotte dirette verso una precisa persona che implica un avvicinamento visivo o fisico, una comunicazione senza consenso, minacce o verbali o scritte o implicite, o una combinazione di esse, che comporta una ragionevole paura nella persona per messaggi ripetuti in due o più occasioni.

Sempre nel 1998 in America veniva promulgata una legge specifica, la «Model Antistalking Law»,che indicava come stalli un insieme di comportamenti che comprendevano un avvicinamento fisico ripetuto e/o minacce continue, che si erano verificati per almeno due volte, includevano minacce esplicite o implicite nei confronti della vittima, che erano rivolte verso una persona o i membri della sua famiglia e che causavano alla vittima ed ai suoi familiari intensi sentimenti di angoscia,paura o ansia.

In Italia, nel 2001, Galeazzi e Curci introdussero il concetto di «sindrome dalle molestie assillanti» intendendo con queste «un insieme di comportamenti ripetuti ed intrusivi di sorveglianza e controllo, di ricerca di contatto e di comunicazione nei confronti di una vittima che risulta infastidita e/o allarmata da tali attenzioni e comportamenti»;si tratta in sostanza di un quadro sintomatico che rimanda ad una patologia della comunicazione e della relazione,quadro che,dunque, mette al centro dell’attenzione la relazione molestatore-vittima.

Sulla scorta delle predette definizioni è possibile indicare genericamente con il termine stalking un insieme di comportamenti8ad es. molestie, minacce, pedinamenti, telefonate indesiderate, ripetute lettere, plurimi messaggi nella posta elettronica ecc.) ripetuti ed intrusivi di sorveglianza e di controllo,di ricerca di contatto e comunicazione che una persona compie nei confronti di una «vittima» che risulta infastidita e7o preoccupata da tali attenzioni e comportamenti non graditi.

Si tratta quindi di una condotta riferibile ad un modello di comportamento e non invece alle motivazioni ed agli effetti che tale comportamento persegue ed ottiene Sebbene si tratti di un fenomeno che ha iniziato ad interessare gli psichiatri ed i medici forensi intorno alla prima metà degli anni novanta,sia in ambito internazionale che nazionale, a tutt’oggi è spesso ancora celato dalle stesse vittime, mentre è oggetto di studio principalmente da parte di sociologi,medici legali e psichiatri forensi, oltre che delle forze dell’ordine.

Alla base della documentata sottostima del fenomeno in letteratura sono riportate diverse motivazioni fra cui: una ridotta segnalazione data la presenza di condotte di per sé stesse innocue e non oggettivamente illecite o dannose; un comprensibile senso di pudore o riservatezza(dal momento che i predetti comportamenti hanno luogo nel corso di una qualche relazione personale già conclusa); un sentimento di paura o sfiducia per le concrete difficoltà di affrontare e risolvere la campagna di molestie.

Nei molteplici studi eseguiti in tema di stalking sono stati delineati gli elementi costitutivi dello stesso.

Nella sindrome del molestatore assillante è, infatti, possibile distinguere: 1) un attore ovvero il molestatore (stalker), 2) una vittima nei cui confronti lo stalker sviluppa un’intensa polarizzazione ideo- affettiva e verso cui mette in atto una serie ripetuta di comportamenti tesi alla sorveglianza e/o comunicazione e7o ricerca di contatto.

Il molestatore assillante (stalker) è stato classificato in uno studio del 1996 in stalker violento domestico, stalker deluso e stalker seccatore; nel 1998 altri autori segnalavano lo stalker come erotomane, amante ossessivo e semplice ossessivo.
Nel 1999 Mullen et al. Distinsero lo stalker in:
a) rifiuto (si oppone alla fine di una relazione intima con azioni finalizzate a ripristinarla);
b) rancoroso ( compie molestie per vendicarsi di un torto che ritiene di aver subito da parte della vittima);
c) predatore (insegue la vittima, nei cui confronti prepara l’attacco, costituito spesso da una violenza sessuale);
d) corteggiatore inadeguato trattasi del corteggiatore fallito in cerca di patner);
e) cercatore di intimità (aggredisce vittime sconosciute e personaggi celebri di cui è innamorato per istaurare una relazione).
f) Nel 2005 Hege segnalava 3 tipi di stalking rispettivamente quello «emotivo» (Emotional Stalking: trattasi del tipo più comune,perpetrato da ex coniugi, ex fidanzati,ex amanti,ma anche ex pazienti,ex vicini di casa, o ex colleghi:in tutti i casi sussisteva una precedente relazione affettiva interrotta e che non risulta accettata dallo stalker.

In questo caso l’interesse che spinge lo stalker può essere sia positivo ovvero un tentativo di riavvicinamento sia negativo ovvero una vendetta; ne conseguono comportamenti ambigui e paradossali come ad esempio le minacce di morte seguite da invio di costosi regali. In questo gruppo rientrano il «Respinto», il «Bisognoso di affetto», il «Corteggiatore incompetente», il «Predatore») quello «delle celebrità» (Star Stalking: trattasi della persecuzione perpetrata ai danni di persone di una certa visibilità come ad esempio personaggi dello spettacolo,della politica ecc., ad opera di sostenitori o invidiosi.

In questo gruppo rientrano i «Bisognosi di affetto» ed il «Corteggiatore Incompetente»:entrambi ricercano infatti un rapporto idealizzato, concretamente impossibile. Nel caso di stalker spinti da odio e gelosia si sono verificati casi estremi di ferimento o addirittura omicidio della vittima) e quello «occupazionale» (trattasi di un particolare tipo di stalking che inizia sul posto di lavoro che poi sconfina nella vita privata della vittima, ovvero, la motivazione proviene dal mondo del lavoro dove lo stalker ha realizzato, subito o desiderato una situazione di conflitto o persecuzione. L’interesse nello stalking occupazionale è quasi sempre negativo e lo stalker occupazionale più comunemente rientra nella tipologia del «risentito»).

Nella maggior parte dei casi trattasi di soggetti di sesso maschile che non accettano la fine di un rapporto affettivo; in particolare, è stato segnalato in letteratura che è più probabile che gli uomini stalker agiscano nei confronti di una persona con cui hanno avuto in precedenza una relazione intima. Inoltre, è stato segnalato che quanto più la relazione interrotta era stata lunga e seria, tanto maggiori risultano gli atti posti in essere dello stalker ed in particolare l’approccio scelto è maggiormente quello fisico.

Inoltre, si tratta di soggetti di etnia caucasica, di circa 34 anni nel caso di pregresse relazioni intime e di 36 anni e mezzo nel caso di relazioni non intime,con un livello di occupazione inferiore alla vittima prescelta, con una storia affettiva caratterizzata da relazioni intime sfortunate e che solitamente non vive una relazione affettiva al momento della condotta di stalking. Inoltre, è segnalato in letteratura, un pregresso uso di alcol o droghe, pregressi episodi di violenza o maltrattamenti,pregressa diagnosi di malattia mentale o di precedenti penali.
Quanto alla sussistenza di sindromi o disturbi psichiatrici tipici degli stalker non risultano sussistere fattispecie. Di fatto egli soffre spesso di una combinazione di disturbi ma lo stalker può anche essere un individuo sano di mente allo stesso modo di tutti coloro che pongono in essere atti illeciti.

Tra le ipotesi patologiche è indicata l’erotomania e il delirio erotomanico, spesso espressioni di un quadro psicotico più complesso; spesso sono presenti disturbi della personalità (in particolare i quadri border-line, paranoidi e narcisistici).
Gli atti che costituiscono lo stalking sono comportamenti solitamente accettati socialmente e considerati normali, ma che nel caso dello stalking si caratterizzano per invadenza e persistenza nel tempo, causando effetti psicologici sulla vittima e rischio di violenza associato:lo stalker,infatti, agisce con minacce esplicite ed atti di violenza a cose e persone, anche se la maggior parte degli stalker non è violenta.

Tra i predetti atti- comportamenti- sono ricompresi: l’invio ripetuto di regali,fiori,telefonate assillanti o solo squilli,posta assillante e disturbante (bigliettini,lettere, messaggi fax),il pedinamento cibernetico(con ripetuto invio di e-mail ma anche messaggi di messaggeria istantanea sms),gli appostamenti,i frequenti incontri(apparentemente casuali,ma in realtà voluti e ricercati) sul luogo di lavoro della vittima o nelle vicinanze di esso o nei pressi dell’abitazione,gli atti vandalici nella casa o dei beni di proprietà della vittima(come ad esempio il danneggiamento dell’automobile),l’appropriazione della sua posta,l’osservazione della vittima da lontano o il furto di suoi oggetti.

Va sottolineato che non esiste un comportamento o una serie di comportamenti sempre presenti nello stalking.
E’ dunque, se non ogni attenzione indesiderata va interpretata quale atto di stalking e neanche ogni atto persecutorio o molesto, ne consegue che risulta estremamente difficile individuare il momento preciso in cui è possibile identificare il fenomeno come tale.

Perciò, in ogni caso d’ipotetico stalking occorrerà prestare attenzione a tutte le condotte dell’asserita vittima, in particolare alla ripetitività dell’atto subito ed al suo perdurare nonché all’esistenza di una precedente relazione tra molestatore e vittima.

Quanto al numeros minimo di eventi molesti necessari ed all’arco di tempo in cui questi si devono sviluppare per qualificare come stalking una determinata condotta ripetitiva,tra gli studiosi non sussiste accordo.

Su quanto possa durare il periodo in cui la vittima patisce lo stalking, in letteratura è indicato un lasso di tempo variabile; Hall,nel 1998,indicava un periodo compreso tra 1 e 3 anni, mentre i dati della NVAW Survey (National Violence Against Women Survey) segnalavano una durata fino a un anno con un periodo significativamente maggiore nei casi di stalking coinvolgenti persone che avevano una relazione intimas; Aramini segnalava una durata variabile fra 3 settimane e 2 anni; Hege segnalava come parametro minimo una durata di tre mesi.

Quanto alla frequenza degli atti a parere di Pathè e Mullen lo stalking si verifica solo se le intrusioni hanno raggiunto una frequenza di almeno dieci episodi nell’arco di quattro settimane; a parere di Hege,invece, le azioni moleste devono avere cadenza almeno settimanale.

Riguardo al tipo di violenza essa può essere sia fisica (uso di qualsiasi atto teso a far male od a spaventare la vittima:può trattarsi di aggressione fisica grave con ferite che richiedono cure mediche, ma anche di un semplice contatto fisico mirante a spaventare ed a rendere la vittima soggetta al controllo dell’aggressore) che psicologica(rappresentata da una serie di atteggiamenti intimidatori, minacciosi,vessatori, con tattiche di isolamento poste in essere mediante ricatti, insulti verbali,colpevolizzazioni pubbliche e private, ridicolizzazioni e svalutazioni continue,denigrazioni ed umiliazioni; di fatto l’aspetto psicologico più grave è l’imprevedibilità dell’aggressione).

I dati riportati in letteratura sono molto controversi: la maggior parte degli stalker non sembrerebbero di indole violenta ed i loro gesti sarebbero per lo più benigni come l’offerta di regali, l’invio di lettere o messaggi lasciati sull’auto o sulla porta di casa,i pedinamenti ecc.; le predette azioni,però, vengono percepite dalla vittima con paura ed è stato osservato che, proprio i ripetuti rifiuti possono portare lo stalker ad assumere comportamenti estremi come minacce esplicite e violenze.

Di fatto, occorre tenere presente, che le azioni dello stalker possono essere percepite in maniera diversa a seconda della vittima ovvero della percezione soggettiva della stessa che risulta direttamente correlata al suo stato culturale:ad esempio un soggetto potrebbe trovare violenta ed intollerabile un’azione che invece un’altra persona potrebbe considerare come una sciocchezza neanche fastidiosa.
Passando ora ad analizzare le caratteristiche della vittima, trattasi nella preponderanza dei casi di soggetti di sesso femminile, con cui lo stalker uomo ha avuto in precedenza una relazione; al contrario, le donne Autrici di stalking per lo più agiscono nei confronti di una vittima con la quale hanno avuto una relazione non intima.

Quanto all’età della vittima nel 1998 Tjaden et al. Identificavano nei giovani adulti compresi nella fascia di età fra i 18 ed i 29 anni, l’obiettivo primario dello stalker; nel 1999 palarea et al. Segnalavano che l’età media della vittima di stalking è di 32. 3 anni nei casi di persone che avevano/hanno avuto una relazione non intima.

Secondo uno studio condotto da Hall et al. Nel 1998, e successivamente è confermato anche da altri Autori, si tratterebbe di donne che non hanno una situazione relazionale stabile al momento dello stalking in particolare meno di ¼ delle vittime è sposata o risposata o convivente. Trattasi di donne il cui livello d’istruzione risulta più elevato di quello dello stalker e nella maggior parte dei casi appartenenti alla razza caucasica.

E’ stato segnalato che una pregressa relazione tra stalker e vittima è un fattore discriminante, ovvero, sono più frequenti le minacce verso la vittima,la violenza verso le persone e verso le proprietà e le minacce effettivamente seguite da violenza rispetto ai casi in cui la vittima non è intima; vi è,inoltre, la ricerca da parte dello stalker di un rapporto più fisico con la vittima anche per il fatto di conoscere il suo stile di vita ed i luoghi frequentati;inoltre,i comportamenti di stalking possono essere alimentati da risposte affettive alla dissoluzione della relazione(collera,gelosia, rifiuto,ecc.) che sono più intense se la relazione è intima.

Non è nemmeno escluso che le vittime dello stalker possano essere più persone appartenenti ad un medesimo gruppo familiare:è il caso di persecuzioni e molestie telefoniche perpetrate contro i coniugi e persino contro i figli della coppia da parte di un ex amico di famiglia, innamorato della donna:sono le cosiddette vittime secondarie ovvero vittime coinvolte nelle molestie senza esserne l’oggetto primario.
E’ inoltre segnalata la tipologia di vittime fittizie.Trattasi di stalker con inversione di ruolo o persone affette da deliri persecutori o da disturbi fittizi propriamente detti o di simulatori che, appunto, simulano per ottenere benefici economici o di altro tipo.

Quanto al profilo sociale la vittima può anche essere un personaggio dello spettacolo, oppure un medico (è il caso del paziente che perseguita il proprio terapeuta), o il caso di un infermiere, un perito, un giudice, un assistente sociale, ma anche un vicino di casa.


Maria Anna Filosa
http://www.diritto.it/art.php?file=/archivio/26391.html

22 agosto, 2008

In ricordo di Stella e Silvia



Silvia Mantovani era una bellissima ragazza di 28 anni di Parma. Sua unica "colpa" fu quella di aver voluto troncare la relazione che aveva con Aldo Cagna. Una relazione burrascosa e violenta durata anni e che aveva visto Silvia ricorrere più volte alle cure dell'ospedale per le percosse ricevute dal fidanzato.

Quattro anni fa Silvia decise di guardare al suo futuro, lasciò Aldo, s’impegnò negli studi e trovò un altro fidanzato. Ma Aldo non voleva far parte del suo passato, non voleva essere un semplice "ex". Voleva continuare a far parte della vita di Silvia, come se gli appartenesse, così iniziò a tormentarla e le giurò che prima o poi l'avrebbe uccisa per averlo lasciato.

Silvia e la sua famiglia presentarono diversi esposti e denunce alle forze dell'ordine nella speranza di ricevere tutela. Tutto inutile.

Una sera di settembre del 2006 Aldo (di famiglia agiata ma con precedenti penali), si appostò davanti alla ditta di pomodori di Martorano, dove la ragazza svolgeva lavori saltuari per mantenersi agli studi (le mancava l'ultimo esame per laurearsi in Medicina)...

Verso le 23 Silvia uscì dal lavoro a bordo della sua Fiat Brava, Aldo la seguì con la sua Panda per un chilometro, poi la tamponò, quindi speronò, finché Silvia si fermò. Allora Aldo scese dalla sua auto, le aprì la portiera della macchina e iniziò a colpirla più volte, al torace e al viso.

La trovarono con le mani appoggiate sul volante, la cintura di sicurezza ancora allacciata, il viso sfigurato e il cuore spaccato da una coltellata. Quel cuore che aveva offerto amore ad Aldo ma che ha trovato solo violenza e ferocia.

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Morte altrettanto terribile quella della povera Stella Katia Palermo, 25 anni di Leca (SV), fidanzata con un uomo violento: Fabio D'Errico, 32 anni. Già in passato Fabio aveva manifestato atteggiamenti violenti e intimidatori nei confronti di Stella, tanto che era stato diffidato da parenti e amici della ragazza a starle lontano. Stella non l’aveva mai denunciato.

Il rapporto tra i due fidanzati era stato da sempre difficile a causa dell'immotivata, ossessiva ed esasperante gelosia di Fabio.

La sera del 4 luglio 2006, Stella era a casa con sua madre quando ricevette la visita di Fabio. Forse in presenza della madre si sentiva più sicura e non poteva prevedere quello che sarebbe accaduto di lì a poco. Verso le 22 Stella ricevette un sms sul suo cellulare da parte di un amico e questo bastò a far scattare la furia omicida di Fabio.

Afferrò la ragazza e si chiuse in stanza da letto con lei, dove tentò dapprima di strangolarla con il filo per caricare il cellulare, non riuscendoci, la sgozzò con un taglierino. La madre, sentendo le urla della figlia, non riuscendo a entrare nella stanza in suo aiuto, uscì da una finestra laterale e la trovò in una pozza di sangue. Stella morì poco dopo.


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In nessuno di questi due casi è stata emessa la pena dell'ergastolo. In America vige ancora la pena di morte, io non la condivido, ma il carcere di Guantanamo per assassini di questo tipo sarebbe auspicabile.

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17 agosto, 2008

“Ti amo… da farti morire”


Area Vasta - 25/07/2008 22:18

Si è aperto con la proiezione di un cortometraggio dai tratti angoscianti il seminario "Ti amo... da farti morire" dedicato al fenomeno dello stalking. L'incontro, patrocinato dal comune di Castel Ritaldi, nasce dal disagio sociale della violenza, sempre più frequente e, sembra, sempre meno prevedibile.

Forse gli ultimi fatti di cronaca che hanno visto protagonista il territorio spoletino hanno spinto il concretizzarsi di questa iniziativa, se non per risolvere, almeno per iniziare a capire. Il filmato racchiudeva il senso profondo dello stalking con una ragazza angosciata dalle molestie ossessive di un'altra persona.

Al convegno è intervenuto il dott. Massimo Lattanzi, psicologo, psicoterapeuta e coordinatore A.I.P.C.. "Lo stalking - ha spiegato - è una condotta comportamentale particolare. Lo stalker, non dobbiamo pensare che sia un pazzo o un mostro. In genere si tratta di persone normali, che perdono il controllo solo in alcune relazioni sentimentali, vere o inventate che siano"."L'associazione Italiana di Psicologia e criminologia - ha continuato il dott. Lattanzi - è da circa 7 anni che si occupa di questi fenomeni sociali, ma è ancora difficile poter fare un elenco di tutti i comportamenti tipici del presunto colpevole. Ogni caso analizzato porta alla luce nuovi orientamenti dell'atteggiamento. Questa è una realtà che colpisce tutti, - ha evidenziato dando anche qualche cifra - il 20% delle vittime sono uomini, l'80% donne. Uno degli errori più grandi è l'isolamento della vittima, che diventa così ancora più a rischio".

Comprendere il disagio di una vittima è più facile e naturale da capire, pensare che il colpevole possa essere aiutato, non è altrettanto semplice.Il dottore ha quindi riportato un racconto di un paziente: "mi è capitato di parlare con un uomo che aveva tentato di sgozzare la moglie e si era rivolto alla struttura per due motivi, innanzi tutto perché nessuno, neanche lo Stato, si occupa di persone di questo tipo, se non a livello cautelativo, il secondo motivo era perché aveva paura di ricommettere lo stesso reato. Quell'uomo era stato condannato a 6 mesi di reclusione e aveva ricevuto una diffida dal paese dove era successo il fatto e basta. E' qui che si capisce l'importanza della prevenzione e dell'aiuto che si può dare ai presunti colpevoli. Nel caso citato, la reiterazione è probabile, magari con altre modalità o scegliendo un'altra vittima, ma il problema si sposta, non si elimina. La prevenzione è necessaria per rendere consapevoli tutti, uomini e soprattutto donne, quali sono i comportamenti che non è giusto subire e che non vanno considerati normali".

Gli stalker, solitamente, secondo quanto evidenziato nel corso del convegno, portano dentro di loro un disagio che insanamente li porta a vivere i rapporti interpersonali, specie quelli sentimentali, in maniera ossessiva, pretendendo un pieno controllo sul partner. Il 5% dei colpevoli ha tentato il suicidio, molti soffrono di attacchi di panico, flash back notturni, incubi. Una grande percentuale ha subito un distacco o un lutto che non è riuscito ad elaborare.

E a livello locale? "In Umbria i casi di stalking - ha sottolineato il dottor Lattanzi - sono il 9% su un'incidenza del 20%. Ma c'è una percentuale oscura, che non ci perviene solo perché la vittima non sporge denuncia. Nell'80% dei casi la vittima conosce il suo persecutore e nel 55% dei casi si tratta di un parente". La funzione delle forze dell'ordine in questo tipo di reati è molto importante, anche se per lo stalking, proprio perché non si manifesta necessariamente con atti i violenza fisica, gli agenti spesso devono arrendersi, perché se non scatta le denuncia, non possono procedere. L'auspicio emerso dal convegno, quindi, è che anche la normativa con il tempo cambi e che ci sia il riconoscimento per questo tipo di reati, altrettanto devastanti, per la procedura d'ufficio.

Al tal proposito è in previsione l'apertura, proprio nel comune di Castel Ritaldi, di un centro che si occupi di questa problematica, molto più diffusa di quanto uno possa immaginare. Un centro che sostenga le vittime, che si occupi dei colpevoli, ma soprattutto che sia capace di fare un'assidua e costante campagna di prevenzione.

(Valentina Ballarani) http://www.tuttoggi.info/articolo-7618.php

15 agosto, 2008

Coppie sempre più in crisi: impennata di divorzi



Roma, 6 agosto 2008 -
Nel 2006, in Italia, sono diminuite le separazioni (80.407, -2,3%) mentre sono aumentati i divorzi (49.534, +5,3%). Lo comunica l'Istat che sottolinea la continua tendenza alla flessione per le separazioni osservata nel 2005 (-1,1% rispetto al 2004). Entrambi gli eventi sono però notevolmente aumentati nell'ultimo decennio: rispetto al 1996, le separazioni hanno avuto un incremento del 39,7% e i divorzi del 51,4%.



La dinamica opposta delle separazioni e dei divorzi, spiega l'Istat, può essere in parte riconducibile alla costante diminuzione del numero di matrimoni celebrati nell'ultimo decennio, di cui cominciano a risentire l'effetto proprio le separazioni. I divorzi, che dalle separazioni derivano a distanza di almeno tre anni, sono invece ancora influenzati dalla fase crescente registrata nelle separazioni fino al 2004. Le separazioni consensuali, nel 2006, sono state 68.820 (l'85,6% del totale) e i divorzi 39.012 (78,8%). I tassi generici di diffusione dei due fenomeni sono del 5,4 per le separazioni e del 3,3 per i divorzi ogni mille coppie coniugate.



Il tasso maggiore di separazioni e divorzi si registra al Nord: 6 separazioni e 4,2 divorzi ogni 1.000 coppie coniugate contro 4,3 separazioni e 2,1 divorzi nel Mezzogiorno. A livello regionale, la Liguria è in testa (7,5 separazioni e 5,1 divorzi ogni 1.000), seguita da Lazio (7,4 separazioni e 3,9 divorzi ogni 1.000) e Valle d'Aosta (6,7 separazioni e 5,6 divorzi ogni 1.000 coppie coniugate). Valori più bassi in Calabria (3,1 separazioni e 1,8 divorzi) e Basilicata (3,2 separazioni e 1,5 divorzi).



Il 70,6% delle separazioni e il 60,1% dei divorzi hanno riguardato coppie coniugate con figli avuti durante il matrimonio. I figli coinvolti nella crisi coniugale dei propri genitori sono stati 98.098 nelle separazioni e 46.586 nei divorzi. Oltre la metà (52,8%) delle separazioni e oltre un terzo (37,1%) dei divorzi provengono da matrimoni con almeno un figlio minore di 18 anni. Il numero di figli minori implicati nei casi di conflitto coniugale nel 2006 è stato 63.256 nelle separazioni e 23.940 nei divorzi.



Aumenta la pratica dell'affidamento condiviso dopo l'entrata in vigore della nuova legge che prevede che nei casi di divorzio e separazione questo istituto sia la regola mentre l'affidamento esclusivo ad un genitore costituisce l'eccezione a cui ricorrere con provvedimento motivato soltanto se lo sia necessario per l'interesse del figlio. Nel 2006, è stato applicato nel 38,8% degli affidamenti a seguito di separazione e nel 28% in quelli relativi ai divorzi.



Il dato, specifica l'Istat, è riferito a soli 9 mesi dall'entrata in vigore della legge. Infatti, scorporando i dati 2006 per singolo trimestre, l'Istituto evidenzia la progressiva entrata a regime della nuova normativa, con un "costante incremento del ricorso all'affidamento condiviso": dal 20,2% registrato nel primo trimestre al 54,4% nel quarto trimestre nei procedimenti di separazione e, rispettivamente, dal 15,2% al 40% in quelli di divorzio. "I primi dati provvisori relativi all'anno 2007 - dice l'Istat - confermano questo andamento, in quanto la quota di figli minori in affidamento condiviso si attesta al 71,5% nelle separazioni e al 51% nei divorzi".



Nel 2006, i figli sono stati affidati alla madre nel 58,3% dei casi di separazione e nel 67,1% dei divorzi, soprattutto nel Mezzogiorno. La custodia esclusivamente paterna è pari al 2,4% negli affidamenti a seguito di separazione e al 4,2% nei procedimenti di divorzio. L'affidamento a terzi interessa meno dell'1% dei bambini. L'affidamento condiviso è, invece, più diffuso nel Nord e nel Centro, dove, negli anni precedenti all'introduzione della legge, la tipologia di affidamento congiunto o alternato era più frequente rispetto al resto del Paese. Nel 2006, gli affidamenti condivisi interessano il 49,6% dei casi di separazione, superando quello esclusivo alla madre, e il 32,7% dei casi di divorzio. Si tratta di valori "sensibilmente maggiori", conclude l'Istat, di quelli rilevati nel Mezzogiorno (rispettivamente 21,4% e 17,5%).


http://quotidianonet.ilsole24ore.com/2008/08/06/109832-coppie_sempre_crisi_impennata_divorzi.shtml

07 agosto, 2008

Abusi



"Le associazioni di genitori separati, sorte numerose e spontanee in Italia, puntano l'indice contro periti e consulenti dei processi, a loro avviso impreparati, poco etici e professionali. Per Vittorio Apolloni, presidente del Centro Documentazione falsi abusi su minori, «ci deve essere una radicale riforma del sistema dei servizi sociali e una revisione delle procedure di colloquio e perizia sui bambini vittime di presunti abusi».

In Italia accade spesso che, per fare un esempio, «chi è ingegnere civile sia incaricato di progettare un computer», spiega Giuliana Mazzoni, docente di psicologia della memoria all'University of Hunl nello Yorkshire, in Gran Bretagna ed esperta internazionale sul tema. «Provocare distorsioni nella memoria dei bambini - dice - è facilissimo. E c'è del vero nelle accuse di poca professionalità rivolte ai periti italiani». Eppure esiste la Carta di Noto, ossia un codice su come raccogliere la testimonianza dei bambini. Il problema è che «spesso - spiega la Mazzoni - nessuno verifica il rispetto di quella carta, che andrebbe aggiornata». Nel '96, in Gran Bretagna, il ministero dell'Interno inglese ha istituito un comitato di esperti per redigere linee guida aggiornate. «Se non vengono rispettate il tribunale non accetta le prove portate a carico del presunto abusatore»."


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Condivido pienamente - col discorso di cui sopra - la parte riguardante gli operatori non adeguati mentre, per quando riguarda il discorso dei 'falsi abusi', penso che esistano delle effettive situazioni di falso abuso ma ad ogni modo è vero anche il contrario e cioé che lo stupro vero e non quello falso, purtroppo esiste eccome ed è diffuso soprattutto nell'ambito familiare!


Se è ingiusto condannare chi non ha fatto nulla, lo è altrettanto scagionare chi lo stupro l'ha commesso per davvero. Il pericolo è che non si strumentalizzi questa (vero) o quell'altra teoria (falso), creando delle ingiustizie. Chi commette uno stupro deve pagare!


L'articolo è stato tratto da:
http://lnx.papaseparati.org/psitalia/fisco-e-societ-/falsi-abusi-e-divorzi-unaltra-tragedia-2.html

05 agosto, 2008

Duplice omicidio: marito confessa

Più morti sulle strade che vittime d'omicidio? Bella consolazione...anche questa settimana due donne sono morte ammazzate.
Leggi articolo..

(ANSA) - TRANI, 5 AGO - Ha ammesso di avere ucciso moglie e suocera e di averlo fatto colpendole alla testa con un martello, del quale poi si e' liberato. Giovanni Valentino, 32 anni, di Canosa di Puglia (Bari), ha confessato al gip di Trani di aver ucciso il 2 agosto scorso la moglie, Lucia di Muro, 35 anni, e Maria Grazia Prisciandaro, 60 anni.

Valentino e' in carcere dal 2 agosto, catturato dai CC due ore dopo la scoperta del duplice omicidio. Il gip ha confermato la custodia cautelare in carcere. Secondo la ricostruzione che l'uomo avrebbe dato al gip, la mattina del 2 agosto era a casa quando vide arrivare la moglie - che aveva trascorso la notte a casa dei suoi genitori - e sua madre.

Quando ha scoperto che le due donne erano andate a casa soltanto per portare via effetti personali, vestiti e oggetti di Lucia, Valentino ha perso il controllo e ha colpito a morte le due donne. Intenzione di Lucia era quella di lasciare quel marito violento, col quale gia' da qualche giorno dopo il matrimonio, avvenuto il 24 maggio scorso, erano avvenuti litigi e aveva dovuto subire pestaggi.(ANSA).

03 agosto, 2008

Grazie!



Un Grazie all'Avvocato Giulia Bongiorno e al Ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna per il loro impegno a favore del riconoscimento del reato di Stalking, praticamente da sempre inesistente in Italia (impegno già iniziato dal precedente governo di sinistra).

Al Ministro Carfagna che non leggerà mai questo blog, ho scritto personalmente senza ottenere alcuna risposta. Alla luce di questa nuova legge, da cittadina qualunque, vorrei che il governo si attivasse affinché gli stalker venissero rieducati, perché il carcere potrebbe farli uscire (sempre ammesso che in prigione ci vadano) rancorosi nei confronti della loro vittima e desiderosi di vendicarsi del 'torto' subìto. Solo così le vittime dello Stalking potrebbero sentirsi più sicure..

Inoltre, sempre da cittadina qualunque, ciò che mi preoccupa maggiormente è sapere che molte persone che si qualificano come 'professionisti' in realtà non lo sono e, oltre a non aiutare le vittime in alcuni casi la danneggiano gravemente. Parlo per esperienza personale, ovviamente.

Non si capisce perché politici, cittadini comuni, ora anche i medici, possano sedere sul banco degli imputati ed essere perseguibili penalmente mentre tutti quelli che 'fanno girare la giustizia', consulenti psicologi e servizi sociali in primis, debbano considerarsi sempre 'professionalmente intoccabili'.

Sappiamo tutti i danni che causano alle famiglie e a molti bambini diversi assistenti sociali con i loro errori di valutazione (vedi il caso di Gravina che, checché se ne dica, non mi ha convinto per niente il fatto che i bambini siano andati 'a giocare' in quel pozzo a quell'ora).

In ultimo, credo doveroso che alla vittima debba essere riconosciuto un cospicuo risarcimento danni per la sofferenza patita (che si ripercuote per sempre nel suo modo di approcciarsi agli altri e alla qualità della sua vita).

Come nel mio caso, oltre al risarcimento per lo stalking sarebbe doveroso anche il risarcimento dei danni causati da operatori impreparati che abusano della loro autorità e occupano ruoli che non meritano, cagionando un danno maggiore sia alla vittima dello stalking sia al resto della famiglia..

Qualcuna di queste persone insospettabili si nasconde dietro la facciata di ciò che rappresenta, come una maschera, tanto nessuno può immaginare le scorrettezze di cui é capace!

Insomma, una buona legge da sola non può bastare se ad amministrarla ci sono persone non idonee!

escialloscoperto.blogspot.com

01 agosto, 2008

Nuovo Look


L'idea di dare un nuovo look al blog mi è venuta quando ho letto che i siti di colore marrone sono più adatti al settore commerciale.

Per un blog che tratta argomenti di questo genere è più adatto un colore come questo da me scelto...

Oltretutto mi sembra anche un pò meno 'smortino' di prima! (-:

Voi cosa ne dite? Datemi il vostro parere, ci tengo!