QUANDO L'AMORE DIVENTA OSSESSIONE. PERICOLOSA
Si chiama «stalking», è una tendenza in ascesa. Vittime soprattutto le donne
MILANO — Da partner mollati a spietati «aguzzini». Le storie finiscono, ma c'è chi non si arrende. E l'amore si ammala, diventa ossessione. Per uomini e donne, degni emuli di Ernesto Scianatico, il persecutore di «Ad occhi chiusi», il romanzo di Gianrico Carofiglio. La fidanzata Martina lo lascia, lui la perseguita. Inseguimenti, botte, terrore. Caso estremo di stalking. A parte l'epilogo, nella vita il copione non cambia. Innamorati senza freni, capaci di tutto di fronte a un rifiuto. Pericolosi e diabolici come Glenn Close, amante-carnefice per Michael Douglas, l'infedele-pentito in «Attrazione fatale».
Telefonate, messaggini, regali non graditi. Quando va bene. Altrimenti pedinamenti, appostamenti, auto distrutte. L'ultima moda sono i detective, assoldati per avere foto e filmati. Con uno scopo: diffonderli poi, tra amici e parenti. Atti persecutori sempre più frequenti, difficili da denunciare perché lo stalking in Italia non è ancora un reato. Con numeri allarmanti, secondo Telefono Rosa: da gennaio a maggio 2007, il 22,30 per cento delle segnalazioni di violenza si riferisce allo stalking. «Una tendenza in ascesa — sottolinea la presidente, Gabriella Carnieri Moscatelli —. Basta guardare il 2006: su 1.236 casi, il 6% è di stalking, solo un punto in più del 2005». Note preoccupanti anche dall'Osservatorio nazionale stalking: secondo una ricerca condotta in 15 regioni (conclusa a settembre), il 20 per cento della popolazione ha subito molestie (non sessuali) da ex partner. Su novemila intervistati, i casi sono 1.820, con un picco tra i 21 e i 30 anni (45%). Per l'80% a molestare sono uomini. Un fenomeno in crescita, a giudicare anche dalle richieste di aiuto: l'Osservatorio ne ha contate oltre tremila, dal 2002 al 2007, con un incremento del 136 per cento. Situazione poco rassicurante. Lo stalking dilaga. «Colpa di una società sempre più narcisistica — spiega Massimo Lattanzi, psicologo, direttore dell'Osservatorio —. Accettiamo meno rifiuti, abbandoni. Di fatto gli altri sono oggetti utili a farci star bene. Quando non rispecchiano più quello che vogliamo, inizia la persecuzione ». E indica Otello di Shakespeare, «lo stalker più estremista, che tormenta la moglie al solo pensiero che possa abbandonarlo».
Soffrono in silenzio. Non sporgono denuncia neppure se massacrate di botte. Impossibile immaginarle ribelli come Julia Roberts in «A letto con il nemico»: lei si finge morta per sfuggire al marito violento (che poi uccide). I loro racconti restano anonimi per timori di rappresaglie. Vale anche per R.N., 40 anni, due figli, il cui stalker (l'ex marito) è morto due anni fa. «Quando me l'hanno detto non ci ho creduto, ero convinta che avesse finto di morire per continuare a tormentarmi». Una storia che toglie il respiro. Riccarda (nome di fantasia) incontra Paolo nel 1988. Sembra il principe azzurro, dice di essere architetto. Vanno a vivere insieme. Poi cominciano i guai. Urla, aggressioni, abusi. Riccarda sopporta per amore dei figli. Il peggio arriva quando chiede la separazione e si rivolge a Telefono Rosa: «Mi minacciava di morte inseguendomi con un'accetta ». Le denunce non servono. «Ero convinta che prima o poi mi avrebbe ucciso». Ora che è tutto finito, a tormentarla restano gli incubi.
Il passato continua a pesare anche su Irene, 34 anni: «Era un collega. Cominciò a telefonarmi, poi a mandare fax in ufficio». Minacce di morte, appostamenti, poi il ricorso a uno psicologo: «Lo convinsi a farsi curare». Lo specialista fa solo da parafulmine. In realtà l'uomo non smette. E, secondo Irene, non finirà mai. Ma spera: «Ho un nuovo fidanzato, mi auguro che possa capire».
Anche per Sara, 40 anni, fidanzata per tre mesi con un uomo più giovane, l'amore presto diventa molesto. «Lo lasciai perché era troppo geloso. Dopo fu anche peggio». «O con me o con nessun altro». Il ragazzo si apposta sotto casa, la segue, racconta oscenità ai colleghi. Poi arrivano strattonate e schiaffoni. «Denunciarlo? Meglio di no, lo avrei esasperato». Il tormento dura otto mesi, poi lui cambia città.
E l'incubo stalking non risparmia neanche i vip. Come Patrizia de Blanck che ha il coraggio di raccontarlo. «Faceva l'imprenditore, lo frequentai per un anno. Dopo il commiato, la persecuzione». Attese sotto casa, inseguimenti, «ovunque tracce della sua presenza». Come le scatole vuote di sigarette inglesi lungo il sentiero dove lei porta a spasso il cagnolino, «imitando Pollicino».
«Era inquietante, voleva farmi sapere che lui c'era anche se non lo vedevo». E poi le telefonate mute, i sospiri via cavo, le incursioni nella hall dell'Hotel de Paris a Montecarlo. Di fatto una sorta di assedio che si conclude dopo un anno e mezzo, «solo perché incontrò un'altra donna».
Grazia Maria Mottola
10 ottobre 2007
11 ottobre, 2007
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