16 novembre, 2007
La separazione
Di fronte a una minaccia che si manifesta sempre più chiaramente le vittime possono reagire in due modi:
- sottomettersi e accettare la dominazione, con l'aggressore che, a partire da quel momento, può portare avanti tranquillamente la propria opera di distruzione;
- ribellarsi e lottare per andarsene.
Soggette a un condizionamento troppo forte o di lunga data, certe persone non sono in grado nè di fuggire nè di combattere. A volte vanno a consultare uno psichiatra o uno psicoterapeuta, ma avvertono subito che non accettano di rimettere radicalmente in questione nulla. Vogliono soltanto "tenere duro", sopportare la condizione di asservimento incui si trovano senza troppi sintomi e continuare a fare bella figura.
Persone di questo tipo preferiscono di solito un trattamento farmacologico a una lunga psicoterapia.
Tuttavia, quando gli stati depressivi si susseguono, può verificarsi un abuso di farmaci ansiolitici o di sostanze tossiche, e lo psichiatra sarà costretto a proporre di nuovo una psicoterapia. Quando è in atto la molestia, infatti, è raro che si interrompa se la vittima non se ne va, e non sono i farmaci che le permetteranno di salvarsi.
Nella maggior parte dei casi, le vittime reagiscono quando possono vedere la violenza in atto su un'altra persona o quando hanno avuto la possibilità di trovare un alleato o un appoggio esterno.
La separazione, quando può realizzarsi, riguarda le vittime, mai gli aggressori. Questo processo di liberazione si compie all'insegna del dolore e del senso di colpa, perchè i perversi narcisisti si atteggiano a vittime abbandonate e trovano in ciò un nuovo pretesto per essere violenti. Nella separazione i perversi pensano sempre di essere danneggiati e diventano cavillosi, approfittando del fatto che la loro vittima, nella fretta di farla finita, è ancora disposta a qualunque concessione.
Nella coppia, il ricatto e la pressione si esercitano attraverso i bambini, quando ci sono, o in procedure che riguardano beni materiali..In ogni caso, l'aggressore si lamenta di aver subìto un danno, mentre è la vittima che perde tutto.
Molestie morali, Edizione Grandi Tascabili Einaudi
Marie-France Hirigoyen, psichiatra, psicanalista e psicoterapeuta familiare.
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Nel leggere questo articolo ho provato molta sofferenza...
RispondiEliminami rivedo in tutte quelle volte che ho cercato di superare e non raccogliere le offese di mio marito...
sono due anni che combatto per la separazione, dapprima con molta pazienza nella speranza di raggiungere una consensuale...poi inevitabilmente ho dovuto optare per la giudiziale...
fra qualche giorno lui andrà via da casa e non ha ancora pensato a fare una valigia...sicuramente sarà il pretesto per entrare e uscire quando vuole...
abbiamo 3 figli minori (che staranno al 50% con ciascuno di noi) e ha uno stipendio di circa 1500/2000 più alto del mio... il presidente ha disposto 750 per i figli e 250 per me...ora si è appellato a causa del mantenimento che è stato dato a me...ed è vero: purchè si vada avanti sono disposta a cedere...
ma quando finirà???
e soprattutto sò che non potrò contare sul rimborso delle spese per i figli perchè mi ha sempre fatto penare...
un giorno mi dice di ricominciare e il giorno dopo mi offende...
è troppo legato al portafogli...
è troppo legato all'idea di famiglia che lo copriva e lo appagava... sostiene che è lui che ha dovuto sopportare il mio allontanamento...
intanto io sto male e passo le mie giornate a piangere e in preda a mal di pancia insopportabili...