
Recentemente mi è capitato di chiedere ad una counselor (figura di supporto psicologico) se aveva considerato di poter incontrare uno stalker nello svolgimento della sua attività visto che le professioni di "aiuto" più a rischio sono gli psicologi, gli avvocati, i medici. Mi ha risposto con stupore che non sapeva cosa fosse lo Stalking. Dopo averle spiegato che si trattava di persecuzioni, si è fatta una bella risata dicendomi che "si incontrano tanti matti tutti i giorni" e che, proprio quella mattina ne aveva "incontrato uno che parlava da solo".
Rimango sconcertata del fatto che nel 2008 in molti non hanno ancora conoscenza dello stalking! In molti pensano che sia un fenomeno che riguarda "gli altri" e che lo stalker sia matto, quindi riconoscibile.
In realtà chiunque può essere uno stalker: un insospettabile vicino di casa, un amico, un conoscente o più frequentemente un ex: fidanzato, compagno o coniuge.
Lo stalker non è sinonimo di malato di mente e spesso non vi è nulla in lui di psicopatologico.
Nello stalker sono stati individuati alcuni comportamenti costanti, quali l'intrusione non desiderata nella vita della vittima, la minaccia esplicita o implicita nei suoi confronti, la quale, a fronte di tale condotta dello stalker, sviluppa una ragionevole paura.
Nella fase iniziale dello stalking, il mezzo più utilizzato è il telefono. Seguono il pedinamento, l'incontro "casuale" sul posto di lavoro e negli ambienti frequentati dalla persona stalkizzata.
Più si restringe lo spazio vitale della vittima, più aumenta il pericolo di condotte violente da parte dello stalker, in quanto si sente motivato dai ripetuti rifiuti da parte della sua vittima. Tali rifiuti possono indurlo a manifestazioni aggressive, violenza sessuale e all'omicidio.
Lo stalker assassino è generalmente un ex partner rifiutato e i mezzi lesivi che più utilizza sono i coltelli e le armi da fuoco.
Il comportamento vendicativo dello stalker per essere stato abbandonato dalla sua vittima, trova la massima espressività nella persecuzione, ma pochi stalkers risultano affetti da disturbi deliranti paranoidi e schizofrenia paranoide, per cui molti studiosi ritengono che la vendetta sia più un fenomeno socio-culturale che psichiatrico.
Sarà forse perchè lo stalker è una persona ritenuta normale e a volte anche stimata che per la vittima è così difficile non solo ottenere giustizia, ma spesso anche essere creduta?
Specialmente se lo stalker dispone di mezzi economici superiori a quelli della sua vittima e può permettersi un avvocato che sappia come 'approfittare' dei vuoti della legge ed è disposto a tutto pur di vincere la causa, facendoti passare per visionaria, paranoica, affetta da manie di persecuzione?
Non stupirti se questo accade in mancanza di una legge adeguata, spesso si parla di come la giustizia finisca col premiare i colpevoli a danno delle vittime...
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