20 dicembre, 2010

Spagna, il Gps salva le donne dallo stalking



Diciamocelo apertamente, quando una donna denuncia il suo stalker, lo fa perchè è esasperata oltre che disperata e si aspetta che le istituzioni la tutelino. Non ci si può certo rinchiudere per tutta la vita in un centro antiviolenza per sfuggire alle persecuzioni di uno stalker e al pericolo di restare uccise!

La giustizia deve fare il suo corso e ha i suoi tempi e intanto, la vittima rischia costantemente e può ricevere telefonate minacciose o l'assalto anche mortale del suo persecutore, com'è accaduto recentemente a Emiliana che, salvatasi in passato da un tentato omicidio compiuto dal suo ex, è stata da lui finita.

Lo Stato protegge la vita dei pentiti di mafia, perchè allora non proteggere la vita delle donne perseguitate e minacciate?

La Spagna utilizza i localizzatori satellitari per proteggere le vittime della violenza domestica. Speriamo che anche in Italia si faccia qualcosa di concreto...

Di seguito l'articolo originale:

Il Gps salva le donne dallo stalking


Maria Dolores
ha 40 anni, capelli corti, un viso inespressivo, macchie scure sotto i suoi occhi e un senso dell’umorismo beffardo senza dubbio lasciato da i suoi problemi recenti. Prende un oggetto nero dalla borsa, un po’ più grande di un telefono cellulare, ma molto più pesante e senza tastiera.
“Eccolo qui” dice. Negli uffici del Centro Mujer 24 Horas, un centro per donne maltrattate a Valencia, Loli, come lei chiede di essere chiamata, visualizza un misto di orgoglio e di ansia appena mostra il dispositivo GPS che sta con lei in ogni momento a partire da giugno.

SUONA L’ALLARME - Quando il giudice ha autorizzato il rilascio di Juan sulla parola, ha stabilito che egli deve rimanere a una distanza di sicurezza (300 metri) dalla moglie e gli è stato imposto di indossare un dispositivo elettronico. Il sistema, introdotto dalla Spagna nel luglio 2009 per proteggere le vittime di violenza domestica, tiene traccia permanente di vittima e aggressore, avvisando la polizia in caso di pericolo. Se la batteria è scarica, l’aggressore tenta di rimuovere l’aggeggio o tenta di entrare nel perimetro di sicurezza della vittima, suona l’allarme. Loli spiega: “La prima volta che si mise a suonare, mi stavo recando al tribunale di Albacete”, nella provincia di La Mancha Castiglia, dove viveva con Juan e i loro due figli, quando l’attacco si è verificato. “Tutto il mio corpo ha cominciato a tremare“, dice. “Solo dopo, squillò il telefono e mi dissero che era a 700 metri, fornendomi il nome della strada. Sono rimasta collegata fino a quando ho raggiunto la stazione di polizia dove avrei dovuto incontrare un ufficiale che doveva accompagnarmi“.

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http://www.giornalettismo.com/archives/103965/gps-salva-donne-dallo-stalking/

L'uomo che uccide la donna

Venerdí 17.12.2010 16:00

"Uccide l'ex fidanzata e poi si spara e muore" (notizia del 15 dicembre). Una notizia di poca rilevanza, anche perché si sa chi è l'omicida (si è ucciso!) e quindi non può essere cibo succulento per trasmissioni televisive. Ma anche perché una notiziola così, appare suppergiù ogni tre giorni sui giornali. Un uomo ha ammazzato una donna. Alle volte l'uomo, un po' ottuso, uccide anche se stesso. Ottuso giacché non arriva a capire che dovendo suicidarsi, per lui l'uccisione della donna non dovrebbe avere la benché minima importanza.

Una notizia di scarsa importanza, anche perché ben altri sono i problemi che ci assillano: possiamo mai preoccuparci degli uomini italiani che quotidianamente maltrattano le donne, e ogni due o tre giorni ne uccidono una? Del resto, nel mondo scompaiono milioni di bambine. Assassinate, abortite o abbandonate. Noi per eliminarle aspettiamo che crescano, che si fidanzino, che si sposino. Noi italiani siamo fatti così: preferiamo farle crescere prima. Teniamo molto agli embrioni, noi italiani, e ai bambini, la cui vita è sacra e inviolabile. Poi crescono, i bambini, e se sono maschi la loro vita continua ad essere sacra e inviolabile, se sono femmine la loro vita è un po' meno sacra, un po' meno inviolabile.

Leggi più severe? E a che servirebbero, per gli ottusi che si uccidono dopo avere ucciso? Forse occorrerebbe insegnare alle bambine, a tutte le bambine, sin dall'asilo, a farsi rispettare dai bambini, ed ai bambini, a tutti i bambini, a rispettare le bambine. Per questo occorrerebbe preparare tutti gli insegnanti di tutte le scuole. Forse. Ma chi dovrebbe pensarci? I nostri politici impegnati come sono a risolvere i problemi del Paese? Possiamo parlare loro del femminicidio italiano? Femminicidio italiano? Che roba è?

Renato Pierri


http://www.affaritaliani.it/cronache/l_uomo_che_uccide_donna161210.html

19 dicembre, 2010

Meglio sole che maltrattate



In media una ogni due giorni (questa è la statistica), ci arriva puntualmente, inesorabilmente, la cattiva notizia.

Un’altra donna è stata uccisa in casa o per strada, sotto gli occhi di tutti, dal marito-compagno-fidanzato attuale o ex da cui s’è separata.

Molte di queste donne uccise avevano alle spalle mesi o anni di violenze subite e controlli serrati, a volte denunciati e a volte no.

Quanti sono oggi in Italia i figli orfani di madri uccise dai loro padri? Bambini che non potranno mai più avere un bacio, un abbraccio dalla loro mamma o solo sapere di poter contare su di lei in tutti i momenti belli e brutti della loro vita. Oltre a uccidere la loro mamma, questi uomini, hanno distrutto la vita dei loro figli.

Ci si domanda spesso cosa spinga le donne a legarsi a uomini violenti e cosa spinga molte di loro a restarci.

Uno dei motivi potrebbe essere il rapporto difficile con i genitori con i quali convivono e quindi, la ricerca di una loro serenità e libertà e l’illusione che si possano realizzare dall’unione con un uomo che sembra dare una garanzia di sicurezza e stabilità (o forse s’intravvede solo una via di fuga da una realtà divenuta opprimente).

Altre volte, invece, pur non essendone consapevoli, queste donne scelgono uomini violenti che ricalcano modelli comportamentali già presenti all’interno della propria famiglia d’origine. Una sorta di masochismo, insomma.

Altre ancora, incontrano sulla loro strada dei bravi comunicatori in grado di mostrarsi – a parole – diversi da quelli che sono e che riescono a plagiare le loro menti. Spesso questi uomini si presentano come vittime di infanzie infelici o di matrimoni sfortunati.

Le donne vittime di questi uomini, non danno importanza ai segnali contrastanti che essi mandano, semplicemente perché noi tutti, come esseri umani, siamo portati a giustificare e a fidarci più delle parole che dei fatti.
E così, se un uomo ci offende, ci umilia e ci maltratta ma poi ci dice (magari piangendo), che ci ama tanto, noi siamo portate a illuderci e a credergli, ingannando noi stesse.

La violenza psicologica, giorno dopo giorno, distrugge la nostra autostima, ci rende insicure e timorose di prendere iniziative importanti che possano cambiare la nostra vita, come quella di lasciare il nostro “padrone”.

Molti sono i pensieri che affollano la nostra mente e ci motivano ad andare avanti: “Sarà soltanto un brutto periodo, poi qualcosa cambierà!…”,
“Come faccio, dove vado?..”,
“Lui è mio marito e questa è la mia famiglia, la devo difendere a ogni costo!...”,
“…E se lo lascio e poi mi pento?”.

Difficilmente riusciamo da sole a rialzarci e a reagire a questa condizione opprimente. Abbiamo spesso bisogno di aiuti esterni (parenti, amici, centri antiviolenza), sapere cioè, di poter contare su qualcuno nel momento in cui il nostro uomo tenta di “risucchiarci” con i suoi soliti discorsi da partner pentito.

La violenza fisica è spesso associata alla violenza psicologica, ma quest’ultima è ancora più devastante perché ci mette in uno stato di “oblio e dipendenza”. Spesso la violenza fisica interviene quando la donna osa reagire agli insulti e alle imposizioni o solo minaccia di andarsene.

E’ molto facile dare giudizi di aver poco coraggio alle donne maltrattate.

E' difficile uscirne, ne parlo con cognizione di causa.

Le donne brutalizzate dapprima sono confuse per ciò che vivono, poi negano a se stesse il problema, infine ne diventano assuefatte convincendosi che la loro condizione rientri nella normalità.

Quante volte mi è capitato di sentir dire, fin da piccola, di alcune donne che conoscevo “Il marito la picchia, però non le fa mancare nulla”? Quasi che, per questi uomini, dare da mangiare alla propria donna, li legittimi dal bistrattarle come e quando gli pare!

Quando mancano il Rispetto e l’Amore con la a maiuscola, a una donna manca tutto.

Altre donne invece io so che, dopo essere state picchiate selvaggiamente dai loro uomini, ricevono “per dimenticare l’accaduto”, dei regali quali vestiti, gioielli o altre cose a loro gradite.

Anche il tradimento extraconiugale, secondo me, s’inserisce spesso nel contesto del maltrattamento.

L’incertezza del futuro è uno dei principali motivi di resistenza all’abbandono da parte delle donne brutalizzate. La crisi rende insicuri tutti, figuriamoci le donne che non hanno un’adeguata autonomia economica!

Il plagio e la dipendenza economica sono un mix micidiale per le donne maltrattate.

Per ognuna di queste vittime mi viene in mente la frase di un film: “Io, speriamo che me la cavo…”.

Auguro a tutte di uscire dalla spirale di violenza in cui sono imprigionate. Perché ciò si realizzi, è necessario parlare e chiedere aiuto, cioè è necessario che escano allo scoperto.


http://escialloscoperto.blogspot.com

12 dicembre, 2010

Il corpo delle donne usato come arma di potere e di vendetta



Migliaia di donne e ragazzine nel mondo ogni giorno vengono violentate sessualmente . In Italia sono incoraggiate a denunciare i loro stupratori, anche se poi, le pene comminate dalla giustizia non sempre corrispondono alle loro attese.

E’ noto, comunque, che la percentuale degli stupri di cui si viene a conoscenza, sia molto più bassa rispetto al suo numero effettivo. Molto spesso essi avvengono in famiglia e coinvolgono persone che hanno accesso alla vita delle donne: padri, i fratelli, gli zii, i nonni, i parenti stretti, gli amici di famiglia, i vicini di casa, i conoscenti.

Negli ambienti criminali, le violenze sessuali, sono usate come punizione e minaccia.

L’identikit del violentatore è di una persona ostile che manifesta con l’abuso sessuale l’odio e il disprezzo che nutre verso la sua vittima provando, sul suo corpo, l’eccitazione della vendetta e della sua affermazione personale.

Una confusione tra delirio di potere ed eccitazione sessuale…

Alcune persone, associano la violenza sessuale alla forza e al potere e considerano l’erezione maschile come una rappresentazione di tale potenza.

Molti mariti praticano gli abusi sessuali nei confronti delle loro mogli che ritengono ree di mancanze nei rapporti coniugali.

O anche solo per dimostrare la propria supremazia…

Al riguardo, mi viene in mente il racconto fatto da una donna sul marito che la costringeva a “fare l’amore” con un coltello puntato alla gola. Non s’è neppure resa conto di essere stata ripetutamente violentata!

Ma la cosa più raccapricciante è che gli stupri sono stati anticamente e sono tuttora considerati, in molti paesi in guerra, un’arma contro la popolazione, una vera e propria strategia militare per umiliare il nemico, diffondere malattie come l’AIDS e cancellare intere etnie.

E’ possibile sanare questa piaga? Se ne parla molto ma, anziché diminuire, le violenze sessuali sembrano aumentare.

A proposito di guerra, è ancora vivido nella mia mente il ricordo della guerra in Bosnia. Ancora rivivo le notizie dei TG quando parlavano degli stupri di massa compiuti dai serbi sulle povere donne bosniache. Si parla di 50mila donne violentate in appositi campi. Per Amnesty International, solo per una trentina di questi casi è stato istituito un processo dei quali 18 davanti al Tribunale internazionale dell’Aja e 12 dai giudici per i crimini di guerra di Sarajevo. Oltre ad aver riportato gravi traumi, le vittime sono stigmatizzate dalla società. Molte di queste donne violentate temono di parlare pubblicamente perché purtroppo molti dei loro stupratori, vivono nelle loro stesse comunità, dove hanno purtroppo assunto posizioni di potere.

Non c’è continente in conflitto che sia immune a quest’orribile crimine. Ultimamente si è parlato molto degli stupri commessi in Africa, in Asia e in America.

Gli abusi sessuali sono un’arma usata per umiliare intere popolazioni civili, per dividerne le famiglie e compiere un genocidio sia fisico che psicologico.

Molte donne abusate, subiscono dai loro mariti un’ulteriore ingiustizia perché essi, manifestando disagio e rabbia nei loro confronti, le rifiutano e ripudiano, soprattutto quando, in conseguenza degli stupri, restano gravide.

La risoluzione del Consiglio di Sicurezza(1820) condanna la violenza sessuale come arma usata dai belligeranti, ma nonostante ciò, i processi per stupro restano pochissimi e ancora meno sono le condanne inflitte.

L’aspetto più preoccupante, per me, è che noi donne, pur essendo in numero elevato come popolazione mondiale, non siamo in grado di difenderci né di affermare i nostri diritti.

escialloscoperto

...E VISSERO FELICI E CONTENTI...




Mi diceva che era innamorato, che ci saremmo sposati e che avremmo avuto una casa bellissima con dei bambini.

Lui mi piaceva molto.

L'avevo conosciuto tramite amici comuni qualche anno prima. Un ragazzo un pò introverso, un pò trattenuto negli atteggiamenti, ma molto gentile e amichevole con tutti.

Spesso sognavo di trovare un ragazzo che mi amasse e desiderasse vivere con me, così da rendermi finalmente indipendente dai miei, con i quali il rapporto genitori/figlia non era dei migliori. Ed ecco arrivare lui...e fu subito amore!

A volte lui però era strano, cambiava d'umore all'improvviso.

Se ricevevo delle telefonate al mio cellulare voleva sapere con insistenza chi fosse. Mi prendeva il telefono e mi leggeva i messaggi. Questo mi dava un pò fastidio, ma pensavo che il suo fosse amore. Quel pizzico di gelosia che ti fa sentire desiderata e veramente "sua".

Dopo un paio d'anni entrai un pò in crisi. Il suo controllo continuo, le sue scenate di gelosia, mi avevano esasperata!

Spesso ero tentata di lasciarlo.

Ma poi lui con dolcezza mi diceva che mi amava e che non poteva stare senza di me e che io dovevo capire quanto lui ci tenesse a me. Così dopo qualche tempo decidemmo di sposarci. Tutto come in una favola!

Lui, cominciò a picchiarmi da subito. Ero diventata una cosa sua.

Ero sola, senza più amici e amiche, perchè lui me li aveva fatti perdere tutti.

Quando tornava a casa dal lavoro ogni pretesto era buono per picchiarmi. La scusa poteva essere il cibo che gli preparavo e che non andava bene per lui, poteva essere perchè tornavo tardi dalla spesa, perchè avevo speso più soldi del previsto o perchè i bambini non avevano fatto tutti i compiti di scuola.

Mi picchiava per ogni cosa che facevo o dicevo. Volevo andarmene, ma dove? Con la mia famiglia non avevo buoni rapporti, figuriamoci se mi avrebbero riaccettata a casa loro.

Poi avevo i bambini. Poveri figli miei, assistevano terrorizzati alle violenze.

Lui continuava a picchiarmi, come se fossi io la causa di tutti i mali. E non bastavano le botte, c'erano le umiliazioni, le offese.

A volte mi trascinava per i capelli e mi costringeva ad avere rapporti sessuali.

A volte le botte erano così forti da costringerlo ad accompagnarmi in ospedale per farmi medicare. Ai medici io mentivo. Dicevo che ero caduta per le scale, che avevo inciampato, o che avevo battuto contro un mobile.

Non l'ho mai denunciato, per paura, per vergogna e perchè era il padre dei miei figli.

Negli ultimi tempi aveva cominciato pure a bere. E quando tornava ubriaco, non c'era nulla che potesse salvarmi dalla sua furia!

Una volta mi costrinse ad avere un rapporto sessuale con lui sotto la minaccia di un coltello! Fare l'amore con un coltello puntato alla gola.

Un giorno decisi di dire basta a tutto questo. Lo minacciai che se non la smetteva lo avrei denunciato. Ma lui non smise.

Mi rivolsi ad un prete che cercò di parlargli. Ma lui non capiva e mi incolpava di tutto, negando le sue violenze, raccontando menzogne per giustificarsi, dicendo che ero una poco di buono, che avevo altri uomini! Fu tutto inutile.

Lui diventò sempre più violento.

Un giorno lui se ne andò via da casa, senza spiegazioni, chiese la separazione senza neppure informarmi.

Ora siamo divorziati. Non l'ho più visto ne sentito.

Ovviamente non mi dà un soldo per gli alimenti dei figli come stabilito dal tribunale.

Ho grandissime difficoltà economiche, sono sola con i miei figli, ma almeno non vivo più nel terrore. Ma ho un grande vuoto dentro di me.

LUI MI HA UCCISA LASCIANDOMI VIVA!!

Quante storie come la mia? Quante ragazze, donne, che sognavano una vita con il loro compagno. Sposarsi avere dei figli, una casa e amore, tanto amore e invece la splendida favola si è trasformata in orrore!

Quanti sogni sono stati spezzati da uomini violenti con le loro compagne?

Quanti di questi uomini che, prima del matrimonio o della convivenza, "sembravano" uomini amabili, disponibili ed invece poi si sono trasformati, da principe ad orco?!

Vera Innocenti

http://mamma-forever.blogspot.com/

09 ottobre, 2010

Sarah Scazzi: non ti dimenticheremo mai



Quello di Sarah Scazzi sembrava uno dei tanti casi di ragazzi scomparsi, uno di quelli di cui si occupa il programma “Chi l’ha visto?” ed è proprio a “Chi l’ha visto?” che questa triste vicenda ha avuto il suo epilogo nel modo più drammatico: il ritrovamento del corpo di Sarah in fondo a un pozzo.

Che orrore leggere i titoli dei giornali: “Ho violentato Sarah dopo averla uccisa”. E’ la confessione dello zio Michele Messeri che ha dichiarato di averla ammazzata.

Sarah Scazzi, 15 anni.

Una ragazza solare che viveva una vita semplice in un paese tranquillo come Avetrana in Puglia, dove tutti si conoscono e che oggi sono sotto shock per quanto accaduto.

Come tutti i ragazzi della sua età, Sarah stava aprendosi alla vita circondata dall’amore della sua famiglia, che non ha potuto sapere quale pericolo incombeva proprio nel suo seno.

Questo caso porta alla luce un dramma nel dramma: le molestie e gli abusi sessuali compiuti da un membro della stessa famiglia. Un tarlo nella società odierna di cui non si parla abbastanza.

Stretti nel dolore e nella preoccupazione per la scomparsa di Sarah, i familiari avevano sotto i loro occhi, l’autore del suo efferato omicidio, lo zio Michele Messeri e mai hanno dubitato per un solo momento di lui. Come potevano? L’abbiamo visto tutti, quest’uomo, piangere in TV e recitare la parte dello zio afflitto dal dolore e ignaro della scomparsa della nipote.

Sarah era bella.

Molto bella e deve aver turbato non poco la mente di quest’uomo che la guardava con desiderio: non certo con gli occhi di uno zio.

Da lui subiva molestie ma non ne aveva mai parlato con la sua famiglia: forse per non turbarla o per timore di non essere creduta? Non lo sappiamo ma mi domando se forse, e dico “SE” lo avesse fatto…

Oggi chissà forse Sarah sarebbe ancora viva. Forse la sua famiglia avrebbe potuto tenerla lontana da quel mostro.

Spesso gli adolescenti, trovano più facile e immediato confidarsi con gli amici piuttosto che con familiari.

Sarah era molto legata alla cugina Sabrina, figlia di quello zio poi divenuto poi il suo aguzzino. Frequentava spesso la sua casa, inconsapevole del rischio che correva.

Nemmeno a Sabrina, Sarah ha mai confidato nulla? Finora sembrerebbe proprio di no…

Quella mattina del 26 agosto 2010, Sarah era andata a casa di Sabrina perché avevano deciso di andare insieme al mare.

Lo zio era da solo nel box che trafficava col trattore e Sarah è entrata per salutarlo.

L’uomo ha iniziato a molestarla toccandola e Sarah, infastidita, l’ha respinto e gli ha girato le spalle per andarsene.

E’ stato proprio in quel momento che l’uomo l’ha strangolata con una corda.


Da donna, io mi domando come possa uno zio che vede nascere e crescere la propria nipote e che dovrebbe provare per lei sentimenti di affetto molto simili a quelli paterni, arrivare a desiderarla sessualmente? Farà anche parte degli istinti animaleschi, ma esiste pur sempre una ragione che vince sull’istinto…

E come può un uomo (non parliamo più dello “zio”), arrivare a uccidere una ragazzina solo perché rifiuta le sue attenzioni morbose?

E, infine mi domando con orrore e repulsione: come ha potuto quest'uomo usare violenza sessuale su di un corpo senza vita? Violare quel corpo deve essere stato per lui un po’ come “appropriarsi” di ciò che non era riuscito ad avere.

Si può definire un uomo così, incapace di intendere e di volere? Io non credo proprio perché, se così fosse, dopo averla uccisa, si sarebbe ravveduto e non l’avrebbe violentata.

La tristezza infinita è che, casi come questo, sconvolgono sì le nostre coscienze, ma finiscono presto con l’essere sostituite da altre storie raccapriccianti di donne uccise per mano di altri uomini.

L’indignazione non basta più.

Ogni donna uccisa lascia dietro di sé una moltitudine di affetti: figli, genitori, zii, cugini, amici, compagni, vicini di casa, colleghi di lavoro, semplici conoscenti…

Ogni donna uccisa lascia un vuoto incolmabile.

Ci si abitua a tutto purtroppo: ci stiamo abituando anche a queste storie di orrore, senza porvi rimedio.

Oggi in TV non si parla più di droga, né di violenza domestica, né di femminicidio. Vanno in onda solo programmi che trattano di madri in crisi depressive post-parto che hanno ucciso i loro bambini o dei presunti privilegi delle ex mogli nelle cause di separazione.

E', secondo il mio punto di vista, nella più totale disattenzione che accadono le tragedie.

Chiusa nella bara bianca, oggi 10 ottobre 2010, l’ultimo saluto a Sarah Scazzi: NON TI DIMENTICHEREMO MAI.


19 settembre, 2010

Il prezzo di un nuovo amore? La perdita di due cari amici


MILANO - Sembra un luogo comune, adatto soprattutto ai teenagers, eppure accade veramente, sempre più spesso e senza alcuna distinzione di genere: all’inizio di una relazione amorosa si perdono alcuni tra i migliori amici.

LO STUDIO
- Lo sostiene una ricerca guidata da Robin Dunbar, a capo dell’Istituto di Antropologia Cognitiva ed Evoluzionista della Oxford University, finalizzata a contabilizzare l’impatto di una love story al debutto sui rapporti con famigliari e amici: in media, a fronte di un nuovo amore si perdono due amici. Alla base dello studio c'era un questionario che ha coinvolto 428 donne e 112 uomini: 363 di loro stavano vivendo una nuova relazione sentimentale. Ciascuno si è espresso sul proprio parco-amici prima e dopo l’entrata nella vita del nuovo partner e i ricercatori hanno contabilizzato il costo dell’amore, arrivando alla conclusione che in media ciascuno di noi può contare su cinque cari amici/amiche nella vita. Ma all’inizio di una relazione si registra l’addio a due dei più intimi confidenti, compensato generalmente da una new entry, l’innamorato/a.

I MOTIVI - Tra le cause la minor disponibilità di tempo e di energie, ma anche un cambiamento interiore che porta a un graduale deterioramento di alcuni rapporti, come ha spiegato Dunbar nel corso del British Science Festival. Dunbar si è detto stupito del bilancio dell’amore, ma in realtà si tratta di uno di quei luoghi comuni molto veritieri, pur nella loro banalità. Le risorse e il tempo non sono infiniti e di fronte alla scelta gli esseri umani tendono a preferire la persona amata. Perdono probabilmente i due meno importanti o forse meno tolleranti o ancora i meno graditi all’attuale partner amoroso.

È anche probabile che nelle storie adolescenziali gli amici sacrificati alle cause dell’amore siano più di due: la forza di un sentimento sconosciuto, la brama di vivere un legame romantico e la voglia di esclusività finisce con il relegare l’amicizia ai margini della vita quotidiana e affettiva. Ma chi si distanzia da più di due rapporti amicali è fuori media. Ed è anche possibile che stia sbagliando qualcosa.

Emanuela Di Pasqua
16 settembre 2010

L’ex della ragazza li perseguita, lui si ammazza



Dopo i pestaggi
L’ex della sua compagna, un pregiudicato, li ha picchiati e minacciati per mesi e costretti a lasciarsi
.

Hanno perseguitato per mesi una coppia di giovani di Taranto, lui di 22 anni e lei di 26, con pestaggi, minacce, intimidazioni. Tanto che nel maggio scorso i due conviventi sono stati costretti a interrompere la loro relazione e il ragazzo si è impiccato. Ora l’ex convivente e stalker della donna, Settimo Belfiore Smiraglia, di 29 anni, e il cognato del suicida, Fabio Stola, di 32 anni, sono stati arrestati per le persecuzioni.

Toppa paura per denunciare

Le indagini sono state molto difficili perché le vittime non avevano mai fatto denuncia. La donna aveva un figlio con Settimo Belfiore Smiraglia, un pregiudicato. In 7 anni di relazione l’uomo l’avrebbe maltrattata continuamente. Quando poi lei si è decisa a lasciarlo e si è messa con il 22enne, Smiraglia ha iniziato a perseguitare e picchiare entrambi, con l’aiuto del cognato del ragazzo finito poi suicida.


Da City, 16/09/10

26 luglio, 2010

IL FEMMINICIDIO E’ UN’EMERGENZA SOCIALE!


Li chiamano “delitti passionali” ma quale tipo di passione può mai spingere a uccidere un numero così elevato di donne?

L’amore è desiderare la felicità della persona amata, non il suo annientamento! Ogni giorno, quando leggiamo il quotidiano o ascoltiamo le notizie al telegiornale, speriamo in cuor nostro che qualche altra donna non sia “caduta ” per mano di colui che sosteneva di amarla.

Ci auguriamo che questa carneficina sia cessata, invece, inesorabilmente, la notizia arriva puntuale come una pugnalata al cuore: un’altra donna è stata uccisa. Solo in quest’ultimo periodo ne sono state assassinate parecchie; la vita delle donne oggi sembra non avere più alcun valore.

Senza citare le statistiche, diciamo che non sono solo le donne a morire in questa “mattanza”: qualcosa si spegne anche nell’animo dei loro figli, i fratelli, i genitori, gli amici, i parenti e tutti quelli che le hanno amate in vita.

Il sangue versato si trasforma in dolore immenso per chi rimane i quali si aggrappano all’illusione che la giustizia possa punire in modo esemplare i colpevoli di tanta crudeltà dando un po’ di sollievo alla loro sofferenza inconsolabile.

Ma ahimè, la giustizia apre una nuova ferita nel loro cuore e altro dolore si aggiunge al dolore: le pene comminate agli assassini sono inadeguate al tipo di omicidio commesso. Gli sconti di pena e i benefici di cui godono gli assassini servono a tutelarli e così i loro massacri rimangono impuniti. Nessuno può arrogarsi il diritto di togliere la vita a un altro, la vita c’è donata da Dio e solo Lui può togliercela! La giustizia è chiamata a dare ordine alla vita sociale e a impedire che gli uomini possano uccidere.

Non si può più continuare a vivere con un simile peso sul cuore.

OGGI LE DONNE VIVONO NELLA PAURA DELLA VIOLENZA NON SOLO FUORI CASA MA ANCHE TRA LE MURA DOMESTICHE!

Siamo diventati in tanti purtroppo a convivere con quest’angoscia, troppi perché nessuno possa più far finta di non “vederci”! Ma non siamo soli, gli omicidi delle donne sono un dolore e una preoccupazione condivisi dalla popolazione di tutto il Paese. Siamo stanchi di tanta ingiustizia e poca considerazione, vogliamo delle risposte concrete.

Chiediamo pene adeguate, severe e certe per questi efferati assassinii. Desideriamo che chi causi intenzionalmente la morte di una donna, sia condannato all’ergastolo. Scriviamo per dare voce a chi voce non può più avere: le donne uccise.

Le donne devono essere tutelate soprattutto sotto il profilo dell’immagine: basta rappresentarle come un “corpo” da esibire e da vendere, basta con questa campagna che dipinge in modo negativo le ex mogli (molte donne sono uccise da ex mariti o compagni)! Vogliamo che ci sia riconosciuta la nostra dignità come persone, siamo o non siamo la metà della popolazione italiana?

Ci auguriamo anche che venga approvata la proposta di legge che prevede un sostegno alle vittime di reati violenti e che questo governo ci sostenga e non ci deluda.

Esci allo Scoperto

24 luglio, 2010

CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE: E' NECESSARIA UNA RIVOLUZIONE CULTURALE!


Si assiste quotidianamente ad una vera e propria “mattanza” delle donne per mano dell'uomo e l'indignazione non basta più, la lotta contro la violenza sulle donne non può prescindere da una rivoluzione culturale del nostro Paese.


Si guarda all'omicidio ed alla violenza sulla donna come ad un fenomeno deprecabile si, da condannare, ma con il quale convivere per via di una ineliminabile istintualità dell'uomo.

Solo quando la morte di una donna entra nella pagina di cronaca nera di un telegiornale, allora segue, inesorabile, il balletto dell'indignazione dei politici, le proclamazioni di intenti dei legislatori e le dichiarazioni di solidarietà alla famiglia della vittima da parte del ministro preposto.


I defilèe degli psicologi, pronti a trattare l'argomento, affollano i programmi televisivi. La formale indignazione e l'astratta dichiarazione di guerra alla violenza contro le donne da parte degli organi istituzionali non bastano a fermare un fenomeno i cui numeri sono quelli di una carneficina.


E se appare giusto fare una guerra culturale contro il fumo – tanto che se ora, in Italia, qualcuno si accende una sigaretta in un locale, anche privato, viene visto come un appestato –, non altrettanto prioritario appare riconsiderare il rapporto con la rappresentazione della figura femminile, anzi, l'essere conquistatore di donna è elevato a virtù negli incontri istituzionali.


Qui sta la miopia del sistema, che non riesce a vedere che la violenta prevaricazione del maschio sulla femmina viene quotidianamente alimentata dalla maniera in cui la donna viene considerata.Se un uomo arriva ad uccidere una donna, dietro il suo agire vi è un substrato culturale che lo “legittima” a farlo. Non è una questione di naturale superiorità fisica, perché così ragionando l'uomo dovrebbe esercitare la stessa violenza sugli anziani, sui bambini, e del resto, nel mondo animale, il maschio non uccide la femmina in quanto più debole, ma si confronta con un altro maschio.


Il potere che l'uomo esercita sulla donna deriva dalla considerazione della stessa come una merce, priva di volontà, di cui egli può disporre. I messaggi sulla donna trasmessi televisivamente e sulla carta stampata sono inequivocabili.


La donna è un oggetto promozionale con espliciti fini di marketing, non c'è giornale “d'evasione” che non abbia in copertina una donna seminuda per promuoverne la vendita, non c'è programma televisivo che non abbia un'ampia coreografia di donne mute che indossano vestiti ridicoli per il diletto del pubblico maschile.


Non vi è pubblicità che non veda l'uso del corpo della donna per incentivare il consumo dei prodotti più disparati. La donna è merce e la mercificazione della donna la rende, agli occhi dell'uomo, un oggetto senza volontà, che egli può possedere e dalla quale non può e non deve accettare il rifiuto. Una rappresentazione della donna di questo tipo crea, culturalmente, un messaggio distorto sul rapporto di relazione con la stessa.


E' necessario modificare questa immagine della donna. Scuola, famiglia, istituzioni, stampa, media, programmazione televisiva, tutti devono farsi portatori e promotori di una immagine della donna non mercificata. Se non si fa questo ogni uomo, soprattutto che non abbia avuto una formazione scolastica od educativa e che si sia nutrito solo dei messaggi reiteratamente propinati dai media, non potrà comprendere l'esercizio di volontà della donna e, quando vedrà che lei non si sottometterà al suo volere, ne vorrà disporre fino ad ucciderla.


Quanto agli interventi possibili, sotto questo profilo culturale può essere utile valutare l'istituzione di un Garante che vigili sulla dignità della donna, sul modo in cui la stessa viene rappresentata, sullo spazio che le viene concesso per parlare, sulla strumentalizzazione dl corpo femminile a fini consumistici.


Sotto il diverso profilo degli interventi immediati, le vittime della violenza vanno aiutate in tutto il percorso successivo allo stupro, alla violenza, a partire dai luoghi di prima accoglienza, di sostegno psicologico, dentro il processo ed economicamente laddove i responsabili non possano affrontare i dovuti risarcimenti.Proprio a tale ultimo proposito, bisogna sottolineare che esiste una proposta di legge in Parlamento che prevede la possibilità di un indennizzo a favore delle vittime di reati violenti nell'ipotesi in cui il responsabile non ne abbia la possibilità economica.


Tuttavia tale progetto di legge, che permetterebbe all'Italia anche di adeguarsi alla normativa europea ed in particolare alla Direttiva Comunitaria 2004/80/C sul sostegno alle vittime di reati violenti, giace prevaricato da intercettazioni e finanziaria.


Quindi, senza interventi sul piano culturale e dell'effettiva assistenza alle vittime, a poco varranno indignazione e nuove formule legislative volte a rinominare quella che, nelle varie forme, è sempre la solita violenza sulle donne.Dobbiamo impegnarci per una rivoluzione culturale che deve restituisca dignità alla donna.



Avv. Agnese Usai, Paola Caio e gruppo VITE SPEZZATE (escialloscoperto)

26 maggio, 2010

Torino, uccide la moglie a coltellate: l'associazione pro padri lo giustifica


di Roberta Lerici

Ecco l'incredibile commento all'omicidio di Torino, avvenuto nella sede dei servizi sociali, dove un poliziotto ha sferrato alla moglie una trentina di coltellate davanti all'assistente sociale. Sul sito "genitori sottratti", in pratica, si giustifica l'omicidio, a cui l'uomo sarebbe arrivato per esasperazione, ovvero la moglie sarebbe in realtà responsabile del gesto dell'uomo, che non va liquidato come un semplice omicidio, secondo l'associazione, perchè "occorre capire il dramma di questo uomo e comprendere perchè sia stato costretto ad agire in questo modo estremo, capire perchè abbia perso la pazienza".

In realtà su Il messaggero leggiamo, "L'uomo, programmatore informatico che era seguito anche dai servizi psichiatrici del consorzio, accusava la moglie di avere “montato” le figlie contro i nonni paterni, dove avrebbe voluto sistemarle quando sarebbe toccato a lui accudirle". Non conosco il caso, e da ciò che si scrive non dovrebbe conoscerlo neppure l'associazione in questione, che però ha già deciso che l'uomo "va capito". Inutile sottolineare la gravità di simili affermazioni ma dobbiamo constatare che ormai troppo spesso la giusta battaglia per i diritti dei padri, si trasforma in realtà in una guerra alle donne, che raggiunge nei casi più estremi anche l'istigazione alla violenza.

In questo articolo non c'è una sola parola di compassione per una donna che, volenti o nolenti, è morta.Non c'è una critica alla gestione che è stata fatta della separazione di questa coppia in cui, certamente, qualche segnale di squilibrio l'uomo doveva aver già dato se è vero che da due anni era seguito dai servizi psichiatrici.

In genere non si arriva a commettere un gesto di tale violenza senza dare segnali e dovremmo quindi chiederci come mai nessuno se ne sia mai accorto, oppure se si sarebbe potuto fare qualcosa per prevenirlo.

Invito, quindi, chi si batte per i diritti dei padri a condannare il contenuto di questo articolo, come dovrebbero fare tutte le persone civili. L'odio non ha mai portato a nulla e, soprattutto, in casi come questi, la "difesa di genere " rischia di far perdere credibilità alle tante associazioni nate allo scopo di tutelare i diritti dei padri. Tra questi diritti, però, non credo sia compreso l'omicidio.

Ed ecco l'articolo trovato sul sito dell'associazione: "Genitori sottratti"

Poliziotto uccide la moglie, a Torino
Torino, 11 mag. (Adnkronos) -
Ha accoltellato la moglie davanti a un'assistente sociale sferrandole, a quanto pare, una trentina di coltellate. E' accaduto questa mattina a Collegno (Torino) e i carabinieri hanno gia' arrestato l'autore del delitto. L'episodio e' accaduto al Cisap, il Consorzio intercomunale servizi alla persona dove la coppia si era recata per discutere di alcuni problemi famigliari. Improvvisamente l'uomo ha estratto un coltello e ha iniziato a colpire la moglie. Per la donna non c'e' stato nulla da fare. Immediatamente e' scattato l'allarme e i carabinieri sono intervenuti riuscendo a bloccare l'omicida.

La discussione si è inasprita per via dell'affido delle due bambine, Ora, noi ci immaginiamo un ipotetico dialogo, disarmente e squallido, comune a migliaia di altri incredibili ed avvilenti dialoghi tutti uguali e vediamo l'assistente sociale difendere la parte debole di default: la madre, e raccontare all'uomo gli "spazi" in cui avrebbe dovuto ridurre le sue pretese e la sua genitorialità, ci immaginiamo e temiamo che proprio questo dialogo sia stato determinante per scatenare l'episodio-violento, questa "compressione" e successivo "annichilimento" che non sempre vengono accettati e sopportati senza battere ciglio, anche se migliaia di padri tacciono e masticano bile e muoiono "dentro", per tutta la vita, padri senza la pistola, mentre altri, come il poliziotto in causa, ci immaginiamo, abbia scelto di agire un gesto estremo, trascinando nella morte l'altro genitore e le sue , ci immaginiamo, assurde richieste di esclusività.

Un servitore dello stato, uno che, con grande probabilità chissà quante volte sarà stato chiamato a dissipare liti fra coniugi riguardanti situazioni come quella in cui si è trovato stavolta lui stesso. Poprio lui, ci immaginiamo che probabilmente già sapeva come vanno a finire per un padre queste cose. Ci immaginiamo i servizi sociali e la donna nell'atto di "tirare la corda al massimo" e sempre di conseguenza ci immaginiamo i germogli del dramma scoppiare in una situazione assai fertile.

Ed ecco balzare alla cronaca un fenomeno che non si può aggiudicare semplicemente a perdita di lucidità , occorre capire il dramma di questo uomo e comprendere perchè sia stato costretto ad agire in questo modo estremo, capire perchè abbia perso la pazienza, e comprendere l'habitat in cui il dramma stava crescendo, definire questa situazione prima di gridare banalmente all'assassinio, perchè sappiamo bene che queste forme di pazzia lucida, raramente hanno retroscena patologici, spesso sono indotte da situazioni di estremo stress o da comportamenti vessatori. Ci chiediamo se questo uomo verrà spedito all'ospedale psichiatrico per un tentativo di recupero come accade per l'80 percento delle madri assassine o, se una volta in cella, butteranno via le chiavi come accade al 90 percento degli uomini, un per l'altro.

E poichè ci immaginiamo... staremo a vedere gli sviluppi. Un pensiero va alle bambine, le piccole vittime di un circo famigliare simile a tantissimi altri, infiniti che continueranno a vedersi anche in futuro grazie alla "garanzia" di un clima che ha tutte le premesse per riproporsi sempre più frequentemente. La redazione "Non mi faceva vedere le mie figlie". E' la frase che ha ripetuto ossessivamente durante l'interrogatorio dai carabinieri dopo l'arresto.
http://www.blogger.com/%3Ehttp://www.genitorisottratti.it/2010/05/poliziotto-uccide-la-moglie-torino.html%3C/a%3E




Fonte: http://www.bambinicoraggiosi.com/?q=node/1984

05 marzo, 2010

UOMO E DONNA ONNIPOTENTI


Perché ambedue sono stati fatti ad immagine e somiglianza dello Stesso Dio Creatore.

Non esiste alcuna differenza comportamentistica costituzionale tra uomo e donna. Ambedue sono fatti ad immagine e somiglianza dell’Unico Dio Onnipotente Creatore (dal Genesi) che esprimono attraverso la individuale specifica costituzione fisica.

È su questo principio che si fonda la parità tra donna e uomo; anzi il concetto stesso di parità è mortificante sia per la donna, sia per l’uomo.

Infatti tra esseri, tra componenti o realtà essenziali non si instaura mai un rapporto di forza, comunemente affermato da” primo” e “secondo”, e nemmeno se affermato da “uguale”, perché anche il concetto di uguaglianza mortifica l’individualità, la specificità e la stessa essenzialità.

È anche scorretta e sbagliata l’affermazione che lo spirito è più importante dell’anima e viceversa.

Oppure squalificare il materialismo rapportato con lo spiritualismo, o squalificare – l`empirismo rapportato con l’idealismo – o viceversa. Perché si tratta sempre di elementi costituzionali del mondo in cui si vive.
Altrettanto è scorretta l’affermazione che il marito è più importante o ha più autorevolezza della moglie, e viceversa. Fortunatamente queste aberrazioni sono state cancellate dai codici civili e religiosi dove erano affermate.

È anche scorretto affermare che ambedue hanno uguale importanza. Fondamentalmente l’uomo (marito) è uomo e si comporta attraverso la propria individualità maschile (possibilmente onesta e corretta), come la donna(moglie) è donna e si comporta attraverso la propria individualità femminile (possibilmente onesta e corretta).

Pertanto uomo e donna hanno le stesse doti e gli stessi difetti e nell’ambito della vita di coppia la donna può adottare comportamenti difensivi di sé in occasione di eventuali comportamenti aggressivi o impositivi dell’uomo, il quale spesse volte mette in atto comportamenti autoritari. Infatti tra adulti la verità si propone, non si impone.

I rapporti di forza tra componenti essenziali all’interno di una entità unitaria (marito e moglie costituiscono l’entità unitaria del matrimonio e l’entità unitaria della famiglia) negano o producono sempre delle ingiustizie comportamentali estreme, che distruggono l’entità stessa da loro costituita.

Infatti il matrimonio non è e non deve essere fatto di dipendenza o di sottomissione e nemmeno di uguaglianze, perché l’amore creativo avviene tra diversi e non tra uguali, come i due poli opposti (+ e -; positivo e negativo, l’unione che avviene attraverso la tensione; sarebbe assurdo affermare che il + è più importante del –, o viceversa; ecc), mentre due poli uguali, nello stesso campo magnetico si respingono.

O almeno è importante anche difendere delle differenze all’interno dell’uguaglianza. Cioè: fare delle cose insieme non significa fare tutto insieme; avere delle idee in comune non significa avere tutte le idee in comune.

Semmai nella vita di coppia i comportamenti reciproci sono purtroppo reattivi ai tipi di comportamenti adottati dall’uno e dall’altro; agire in senso reattivo è spesso un male, perchè favorisce la perdita dell’autocontrollo.

Infatti molte volte ci si pente di come si ha reagito; mentre sarebbe importante agire in senso selettivo, perché è riflessivo ed è esercizio di autocontrollo, attraverso il quale difficilmente si sbaglia o si prendono decisioni che poi si rivelano sbagliate.

Circa l’onnipotenza divina, attraverso la quale l’uomo e la donna sono fatti ad immagine e somiglianza con il proprio Dio Creatore, è confermata dal Cristo, quando dice ”voi vi meravigliate che io guarisco i malati con la parola! Ma quello che faccio io lo potete fare anche voi, se aveste fiducia in voi stessi; anzi potreste dire quella montagna: spostati! che si sposta”.

Purtroppo è difficile credere e avere fiducia in noi stessi, ma i pochi (normalmente proclamati santi), che hanno creduto in se stessi e che hanno creduto nella presenza di Dio in se, attraverso l’immagine e somiglianza di Lui: hanno fatto ciò che noi chiamiamo “miracoli”.


Comunque potenzialmente tutti siamo onnipotenti come Dio è Onnipotente, capaci di fare tanto bene e purtroppo anche capaci di fare tanto male.

Purtroppo l’amore coniugale è percepito come dovere e limitazione della propria libertà, e la visione distorta e mortificante dovrebbe essere sostituita dalla visione di amore libero che lascia liberi, come Dio ha data la libertà all’uomo che ama, perché solo la libertà fa scoprire e scegliere la verità.

Con questa argomentazione e dimostrazione smentisco le alterazioni costituzionali che qualcuno pretende di affermare, senza alcuna dimostrazione.

Dott. G. Basso, psicologo

06 gennaio, 2010

Un arresto per stalking a Milano

Uomo minacciava anziani genitori perche' voleva denaro

(ANSA) - MILANO, 6 GEN - Un milanese di 32 anni e' stato arrestato dai carabinieri per atti persecutori contro gli anziani genitori. E' stato suo padre, 77 anni, a far intervenire i militari dopo che l'uomo era tornato a casa dei suoi genitori, minacciandoli per l'ennesima volta qualora non gli avessero dato dei soldi. Il padre ha anche mostrato alla pattuglia un'ordinanza del Tribunale di Milano che impediva all'uomo di avvicinarsi alla casa dei genitori.

http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/lombardia/2010/01/06/visualizza_new.html_1651748626.html