10 febbraio, 2024

FEMMINICIDIO: le vittime oltre alle donne

 


In Italia, il Femminicidio rappresenta una ferita aperta nella società, carica di dolore, senso di impotenza e disperazione. Un fenomeno che non si riesce ad arginare.

Oltre alle vittime dirette di questa violenza cruenta, molte altre figure ne sono colpite e spesso vengono ignorate: i figli (molti di loro hanno assistito all'omicidio della loro madre), i parenti, i colleghi di lavoro, gli amici e i conoscenti delle donne uccise. 

Tutte queste persone, sono coinvolte anch'esse dal dolore e dalla perdita e devono affrontare il lutto e il trauma legati alla morte della persona cara. Per gli orfani, questi legami rappresentano un punto di ancoraggio importante nella navigazione di un mare di dolore ed incertezza.

I figli, perdendo l'amore materno e il legame genitoriale distrutto dalla violenza, riportano conseguenze devastanti nelle loro vite. 

Nel tragico contesto del femminicidio, una realtà ancora più sconvolgente emerge quando l'assassino della madre è proprio il padre dei figli. 

Questo atto di violenza domestica non solo priva i bambini della madre ma li pone di fronte alla terribile realtà di aver perso entrambi i genitori, una per mano dell'altro. 

I figli devono fare i conti con sentimenti contrastanti di amore, rabbia, confusione e odio nei confronti del genitore assassino, mentre cercano di preservare i bei ricordi della madre.

La rete di supporto sociale e psicologico è cruciale per gli orfani del femminicidio e per coloro che sono stati toccati dal lutto. Per fortuna, ha iniziato a interessarsene qualche Associazione. 

Per tutti coloro che sono stati colpiti dal femminicidio, l'inadeguatezza delle pene può alimentare sentimenti di disperazione e impotenza. 

Vedere che il proprio bisogno di giustizia non è stato soddisfatto, come talvolta accade, può aumentare il senso di frustrazione e insicurezza, lasciando le vittime e i loro familiari senza un senso di chiusura o di risarcimento per il male subito.

L'inadeguatezza delle pene può avere ripercussioni sulla prevenzione futura del femminicidio. 

Se i potenziali aggressori vedono che le responsabilità di atti così gravi quali i femminicidi non vengono puniti con la severità che meritano, potrebbero sentirsi incoraggiati nel compiere atti simili, contribuendo a perpetuare il ciclo di violenza.

Nonostante il numero dei femminicidi sia notevole e il fenomeno ci tocchi sempre più da vicino coinvolgendo la sfera delle nostre conoscenze (io stessa ricordo, dove abitavo anni fa, una giovane ragazza  assassinata una mattina al parcheggio dall’ex fidanzato mentre si apprestava ad andare al lavoro, rea di averlo lasciato)

Il femminicidio non solo rappresenta una tragedia per le vittime dirette, ma ha ripercussioni profonde e durature su tutta la comunità e la società intera.

La vita delle donne merita più rispetto e considerazione.




27 novembre, 2016

Perchè la Legge sullo Stalking non funziona?


Un italiano su cinque è vittima di molestie insistenti, uno stalker su tre è recidivo e anche dopo la denuncia continua a perseguitare la vittima.

E’ quanto emerge da una ricerca condotta dall’Osservatorio nazionale sullo stalking (Ons). La ricerca, condotta su un campione di 9.600 persone dai 17 agli 80 anni, indica che il 70% delle vittime è costituito da donne e il 30% da uomini. Il persecutore è nel 55% dei casi un partner o ex partner, nel 5% un familiare, nel 15% un collega o compagno di studi, e nel 25% un vicino di casa.

E’ recidivo nel 30% dei casi. A preoccupare di più è il “numero oscuro” celato dietro ai dati ufficiali: “La maggior parte delle vittime – spiega l’Ons – non denuncia lo stalking, considerando quest’atto come qualcosa di simile al firmare la propria condanna a morte”. “Questa convinzione – rimarca l’Osservatorio – è dovuta a una generalizzata sfiducia verso le autorità (molti omicidi sono avvenuti dopo diverse denunce) e alla consapevolezza che lo stalker sia spinto a perseguitare da un profondo disagio psicologico, che la coercizione può solo peggiorare, se non affiancata a un percorso di risocializzazione e sostegno psicologico”...

Spesso sono soggetti insospettabili, che mantengono un buon contatto con la realtà ma in realtà sono dei manipolatori e bugiardi patologici. La violenza psicologica che attuano ai danni della vittima inizia in tempi insospettabili e sfocia nello stalking nel momento in cui quest’ultima decide di abbandonare la relazione. Il 20% degli omicidi ha avuto come prologo atti di stalking...
 
L’Osservatorio nazionale stalking sottolinea la ncessità di un percorso di “accompagnamento delle persone coinvolte in atti persecutori nel difficile percorso della separazione e dell’emancipazione affettiva”. Per l’Ons, “la prevenzione e un percorso di risocializzazione orientato al presunto autore sono necessari. In mancanza di queste premesse, il fenomeno dello stalking continuerà a crescere in violenza e intensità”.

Tratto da
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/17/stalking-dopo-denuncia-su-tre-continua-a-perseguitare-vittima/658656/

La sola coercizione (detenzione domiciliare o carcere) non aiuta il persecutore, che da solo non può e spesso non vuole affrontare il suo problema psicologico, e non aiuta la vittima perché in un caso su tre il suo persecutore, dopo la denuncia e talvolta dopo la condanna, continua a molestarla, spesso con intensità e ferocia anche maggiori.
L’Osservatorio Nazionale Stalking sostiene un’altra strada, ossia la necessità di un percorso di risocializzazione, coordinato da esperti psicologici. Dal 2007 ha istituito un Centro Presunti Autori, gratuito, che fino ad oggi ha seguito 130 stalker: nel 40 per cento dei casi ”si è raggiunto un contenimento completo degli atti persecutori mentre nel 25 per cento l’attività vessatoria è almeno diminuita”.

Tratto da
http://27esimaora.corriere.it/articolo/stalker-la-legge-non-basta-e-se-invece-che-in-prigione-li-rieducassimo/

"Il primo problema è che nessun governo, da anni, ha assunto come priorità la violenza contro le donne. È come se il fenomeno fosse normale. C'è assuefazione. A fine anno poi si fanno i bilanci e ci si stupisce. Ma non cambia nulla. È colpa anche della mentalità, della cultura prevalente: che resta quella proprietaria, del pater familias", ha commentato Giulia Bongiorno ideatrice della fondazione Doppia difesa che ogni anno offre assistenza legale e psicologica a centinaia di donne in tutta Italia e dice ancora che le vittime...
"Non dovrebbero farsi imbrogliare dai loro sentimenti e non dovrebbero rimettere così facilmente le loro querele: oggi quasi un quarto dei processi per stalking finisce in nulla perché la denuncia viene ritirata. Ma il dietro-front crea nuovi pericoli. Le donne, soprattutto, non dovrebbero mai andare all'«ultimo appuntamento» con un uomo violento. Spesso è davvero l'ultimo: perché è mortale".

 Infine, vi consiglio di approfondire leggendo anche questo articolo:
http://www.lindifferenziato.com/2013/07/05/ecco-perche-la-legge-sullo-stalking-non-funziona/



http://escialloscoperto.blogspot.com

Chiediamo solo Rispetto


Sono passati anni dall'ultimo articolo che ho scritto e da quando è stata approvata la legge sullo Stalking.

Da allora, molte donne e uomini hanno denunciato i loro stalkers ma qualcosa evidentemente non ha funzionato, se la cronaca riporta casi di molte donne che avevano denunciato i loro persecutori ma sono morte ammazzate.

Ho deciso di scrivere questo articolo perchè sono rimasta molto colpita da ciò che ha scritto uno psicoterapeuta in commento al mio articolo "Il Narcisista", professionista di    cui non cito il nome per non fargli pubblicità.

"ATTENZIONE, SONO UNO PSICOTERAPEUTA ESPERTO IN QUESTA MATERIA - Mi spiace osservare che è IMPOSSIBILE che un narcisista patologico diventi stalker, caso mai il narcisista patologico è una persona che minaccia l'altro di denunciarlo per stalking al fine di esercitare con maggior crudeltà e liberà il gioco del tira e molla. Un narcisista patologico non farebbe mai stalking, semmai lo farebbe un borderline. La vittima del narcisista patologico quò essere indotta a comportamenti considerabili come stalking ma che in realtà hanno lo scopo di cercare una spiegazione laddove il narcisista patologico con ambivalenza estrema finge disponibilità e poi la toglie spesso proprio al fine di raccogliere prove costruite, tendendo trappole, al fine di denunciare la vittima per stalking e poterla ricattare. I penalisti più impegnati seri e attenti sulla materia dello stalking stanno infatti cercando di rivedere la legge affinché non sia considerata un modo di favorire la manipolazione e la crudeltà".

Dunque lo stalker è un borderline?
Non sono assolutamente d'accordo con questo psicoterapeuta e vorrei capire come mai Meloy (1998), studiando lo stalker, ha proposto un’interpretazione psicodinamica dei comportamenti di stalking incentrata sulla “patologia del narcisismo e dell’attaccamento”.

Io  CREDO - e penso sia un mio diritto avere delle opinioni soprattutto in virtù della MIA esperienza - che se la legge sullo stalking non funziona, è perchè nei tribunali le perizie degli psicologi hanno purtroppo molto peso.

Nel mio caso, una giovane CTU filo-Garneriana consulente del Tribunale (molto in amicizia della psicologa del mio ex) scrisse che "IO" denunciavo LUI perchè, attraverso le denunce, volevo rimanergli legata mentre, sulle testimonianze dei nostri figli, scrisse che erano manipolati da me contro il loro padre, cioè quello a cui avevano assistito era il frutto dei miei lavaggi del cervello!
A nulla sono valse le contro-riflessioni del mio psicologo CTP perchè i giudici, ho notato, hanno piena fiducia dei loro consulenti psicologi.

Ecco come si trasforma un carnefice in una vittima, se poi l'avvocato che lo difende non si fa scrupoli, il gioco è fatto.

Attendo di ricevere i vostri commenti e le vostre esperienze in merito.

http://escialloscoperto.blogspot.it