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27 novembre, 2016

Perchè la Legge sullo Stalking non funziona?


Un italiano su cinque è vittima di molestie insistenti, uno stalker su tre è recidivo e anche dopo la denuncia continua a perseguitare la vittima.

E’ quanto emerge da una ricerca condotta dall’Osservatorio nazionale sullo stalking (Ons). La ricerca, condotta su un campione di 9.600 persone dai 17 agli 80 anni, indica che il 70% delle vittime è costituito da donne e il 30% da uomini. Il persecutore è nel 55% dei casi un partner o ex partner, nel 5% un familiare, nel 15% un collega o compagno di studi, e nel 25% un vicino di casa.

E’ recidivo nel 30% dei casi. A preoccupare di più è il “numero oscuro” celato dietro ai dati ufficiali: “La maggior parte delle vittime – spiega l’Ons – non denuncia lo stalking, considerando quest’atto come qualcosa di simile al firmare la propria condanna a morte”. “Questa convinzione – rimarca l’Osservatorio – è dovuta a una generalizzata sfiducia verso le autorità (molti omicidi sono avvenuti dopo diverse denunce) e alla consapevolezza che lo stalker sia spinto a perseguitare da un profondo disagio psicologico, che la coercizione può solo peggiorare, se non affiancata a un percorso di risocializzazione e sostegno psicologico”...

Spesso sono soggetti insospettabili, che mantengono un buon contatto con la realtà ma in realtà sono dei manipolatori e bugiardi patologici. La violenza psicologica che attuano ai danni della vittima inizia in tempi insospettabili e sfocia nello stalking nel momento in cui quest’ultima decide di abbandonare la relazione. Il 20% degli omicidi ha avuto come prologo atti di stalking...
 
L’Osservatorio nazionale stalking sottolinea la ncessità di un percorso di “accompagnamento delle persone coinvolte in atti persecutori nel difficile percorso della separazione e dell’emancipazione affettiva”. Per l’Ons, “la prevenzione e un percorso di risocializzazione orientato al presunto autore sono necessari. In mancanza di queste premesse, il fenomeno dello stalking continuerà a crescere in violenza e intensità”.

Tratto da
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/17/stalking-dopo-denuncia-su-tre-continua-a-perseguitare-vittima/658656/

La sola coercizione (detenzione domiciliare o carcere) non aiuta il persecutore, che da solo non può e spesso non vuole affrontare il suo problema psicologico, e non aiuta la vittima perché in un caso su tre il suo persecutore, dopo la denuncia e talvolta dopo la condanna, continua a molestarla, spesso con intensità e ferocia anche maggiori.
L’Osservatorio Nazionale Stalking sostiene un’altra strada, ossia la necessità di un percorso di risocializzazione, coordinato da esperti psicologici. Dal 2007 ha istituito un Centro Presunti Autori, gratuito, che fino ad oggi ha seguito 130 stalker: nel 40 per cento dei casi ”si è raggiunto un contenimento completo degli atti persecutori mentre nel 25 per cento l’attività vessatoria è almeno diminuita”.

Tratto da
http://27esimaora.corriere.it/articolo/stalker-la-legge-non-basta-e-se-invece-che-in-prigione-li-rieducassimo/

"Il primo problema è che nessun governo, da anni, ha assunto come priorità la violenza contro le donne. È come se il fenomeno fosse normale. C'è assuefazione. A fine anno poi si fanno i bilanci e ci si stupisce. Ma non cambia nulla. È colpa anche della mentalità, della cultura prevalente: che resta quella proprietaria, del pater familias", ha commentato Giulia Bongiorno ideatrice della fondazione Doppia difesa che ogni anno offre assistenza legale e psicologica a centinaia di donne in tutta Italia e dice ancora che le vittime...
"Non dovrebbero farsi imbrogliare dai loro sentimenti e non dovrebbero rimettere così facilmente le loro querele: oggi quasi un quarto dei processi per stalking finisce in nulla perché la denuncia viene ritirata. Ma il dietro-front crea nuovi pericoli. Le donne, soprattutto, non dovrebbero mai andare all'«ultimo appuntamento» con un uomo violento. Spesso è davvero l'ultimo: perché è mortale".

 Infine, vi consiglio di approfondire leggendo anche questo articolo:
http://www.lindifferenziato.com/2013/07/05/ecco-perche-la-legge-sullo-stalking-non-funziona/



http://escialloscoperto.blogspot.com

Chiediamo solo Rispetto


Sono passati anni dall'ultimo articolo che ho scritto e da quando è stata approvata la legge sullo Stalking.

Da allora, molte donne e uomini hanno denunciato i loro stalkers ma qualcosa evidentemente non ha funzionato, se la cronaca riporta casi di molte donne che avevano denunciato i loro persecutori ma sono morte ammazzate.

Ho deciso di scrivere questo articolo perchè sono rimasta molto colpita da ciò che ha scritto uno psicoterapeuta in commento al mio articolo "Il Narcisista", professionista di    cui non cito il nome per non fargli pubblicità.

"ATTENZIONE, SONO UNO PSICOTERAPEUTA ESPERTO IN QUESTA MATERIA - Mi spiace osservare che è IMPOSSIBILE che un narcisista patologico diventi stalker, caso mai il narcisista patologico è una persona che minaccia l'altro di denunciarlo per stalking al fine di esercitare con maggior crudeltà e liberà il gioco del tira e molla. Un narcisista patologico non farebbe mai stalking, semmai lo farebbe un borderline. La vittima del narcisista patologico quò essere indotta a comportamenti considerabili come stalking ma che in realtà hanno lo scopo di cercare una spiegazione laddove il narcisista patologico con ambivalenza estrema finge disponibilità e poi la toglie spesso proprio al fine di raccogliere prove costruite, tendendo trappole, al fine di denunciare la vittima per stalking e poterla ricattare. I penalisti più impegnati seri e attenti sulla materia dello stalking stanno infatti cercando di rivedere la legge affinché non sia considerata un modo di favorire la manipolazione e la crudeltà".

Dunque lo stalker è un borderline?
Non sono assolutamente d'accordo con questo psicoterapeuta e vorrei capire come mai Meloy (1998), studiando lo stalker, ha proposto un’interpretazione psicodinamica dei comportamenti di stalking incentrata sulla “patologia del narcisismo e dell’attaccamento”.

Io  CREDO - e penso sia un mio diritto avere delle opinioni soprattutto in virtù della MIA esperienza - che se la legge sullo stalking non funziona, è perchè nei tribunali le perizie degli psicologi hanno purtroppo molto peso.

Nel mio caso, una giovane CTU filo-Garneriana consulente del Tribunale (molto in amicizia della psicologa del mio ex) scrisse che "IO" denunciavo LUI perchè, attraverso le denunce, volevo rimanergli legata mentre, sulle testimonianze dei nostri figli, scrisse che erano manipolati da me contro il loro padre, cioè quello a cui avevano assistito era il frutto dei miei lavaggi del cervello!
A nulla sono valse le contro-riflessioni del mio psicologo CTP perchè i giudici, ho notato, hanno piena fiducia dei loro consulenti psicologi.

Ecco come si trasforma un carnefice in una vittima, se poi l'avvocato che lo difende non si fa scrupoli, il gioco è fatto.

Attendo di ricevere i vostri commenti e le vostre esperienze in merito.

http://escialloscoperto.blogspot.it








10 novembre, 2009

'Ma la donna è meno violenta'


Dopo le parole del minisro Carfagna sullo stalking al femminile

FLAVIA AMABILE

Un po' lo temevo. Dopo l'articolo di ieri sullo stalking che in alcuni casi è anche femminile, si è discusso un po'. Ecco, ad esempio, che cosa ha scritto il blog 'Femminismo a Sud':

"Leggo un articolo di Flavia Amabile che parla di stalking commesso da donne. Il dato si basa sulle denunce elaborate dalle questure e di sicuro non mi sconvolge che i maschi abbiano approfittato della legge per trattare da folli e ancora più da cattive le donne alle quali fanno del male. Tra queste c'è sicuramente qualcuna che eccede nelle modalità di relazione e sbaglia come sbaglia chiunque tenti in ogni modo possibile di attirare l'attenzione su di se' con persone che evidentemente non hanno voglia di proseguire quel rapporto.

Quello che non mi piace dell'articolo riguarda innazitutto la dichiarazione dello psichiatra che sembrerebbe giustificare il comportamento maschile generalmente più violento. Non è un caso infatti che ad oggi non ci sia nessuna donna che abbia fatto del male fisicamente ad un uomo mentre è assai frequente, nella media di una ogni due giorni, e parliamo solo dell'italia, che l'uomo uccida la propria ex.

Come dire: una cosa è provare ad attirare l'attenzione e un'altra perseguitare la propria ex progettando di rovinarle la vita o addirittura di ucciderla.

Leggo un'altra cosa che non mi piace e si riferisce alla denuncia di qualcuno che non ha sopportato la ex in un bisticcio di affidi e bambini. Qui ho bisogno di spegnere la testa tanto suona forte il campanello di allarme e mi viene in mente tutta la serie di odiose questioni che pongono i padri separati. Odiose nella misura in cui vorrebbero che le madri sparissero dalla faccia della terra, intenti a fare loro i dispetti e a raffinare lo stalking in modalità assai più articolata: cosa c'è di meglio che rendere la vita impossibile alla propria ex facendola soffrire come un cane togliendole i figli? E quale occasione migliore di togliersele dalle balle che denunciarle per stalking?

Lungi da me giustificare comportamenti scorretti e persecutori ma se Flavia Amabile fa il suo mestiere riportando fedelmente le dichiarazioni di ministra e psichiatra sta a noi commentare senza paura di apparire parziali.

Di cosa stiamo parlando? Di una legge pubblicizzata come fosse la panacea di tutti i mali mentre è chiaro a tutte quanto sia insufficiente. Solo l'altro ieri un uomo ai domiciliari per stalking è comodamente uscito fuori di casa - i media in modo ridicolo hanno detto che era evaso come se fosse difficile "evadere" da casa - ed è andato a sparare alla ex moglie.

Lo stalking di cui parliamo è tutta quella modalità di persecuzione che serve all'uomo per uccidere socialmente o fisicamente una donna. Per privarla della propria vita, della libertà di uscire, lavorare, amare ancora, vivere. E non c'entra un bel niente la differenza che lo psichiatra attribuisce a donne e uomini, le une giudicate più riflessive e gli altri più orientati alla guerra. Dove l'ha letto? Sui cioccolattini?

Le donne sono aggressive e se mostrano di esserlo vengono criminalizzate e definite poco femminili e bulle. Le donne sanno difendersi ma non devono perchè c'è l'uomo che dovrà farlo per lei. Le donne vengono mantenute in stato di "riflessività" perchè non possono fare altro. Gli uomini invece sono legittimati ad essere stronzi, codardi, egoisti, aggressivi, violenti. E' una legittimazione sociale, culturale e come si può vedere anche psichiatrica. Non esiste l'uomo violento in natura come non esiste la donna riflessiva in natura. L'uomo non è naturalmente femminicida, non ha geni che lo rendono un assassino perchè la memoria della violenza si trasferisce di eredità in eredità e sono le famiglie l'anello di trasmissione e in quelle famiglie ci siamo anche noi.

L'uomo perseguita in modo violento, lo fa per uccidere, per privare della vita qualcun'altra e lo fa perchè è legittimato socialmente e culturalmente a farlo, perchè l'italia è una repubblica basata sul sessismo e la carfagna ne è la massima rappresentante giacchè occupa il posto di ministro non certo per le sue capacità e la sua esperienza politica.

Perciò la domanda sorge spontanea: come si sta valutando la questione? Che diamine stanno facendo le questure? Che tipo di denunce accolgono? Sanno costoro cos'è lo stalking? E' una cosa ben definita? Preventiva di femminicidi, atti violenti? O è di tutto un po'?

Telefonare all'ex marito che non ti riporta il figlio in orario per farlo andare a letto, viene considerato stalking?

Rispondere in privato ad un messaggio di qualcuno che ti sta molestando in pubblico, in un forum, in un social network, chiedendogli gentilmente di smettere, è stalking?

Lo chiedo perchè l'atteggiamento di certi individui è esattamente questo. Lui lascia diversi messaggi in pubblico. Insiste, prova ad attirare l'attenzione di altre persone sulla cosa che a lui interessa perchè tutti devono sapere e se gli scrivi in privato per chiedergli di smettere lui ti dice: "Smettila di molestarmi, non voglio ricevere messaggi da te!". Questo atteggiamento secondo voi cos'è?

Poi ci sono quelli che si sentono in diritto di spammarti e molestarti fino allo sfinimento perchè tu DEVI ascoltarli e DEVI permettergli di venire a pisciare sul tuo blog. Come ti permetti tu, donna, di non concedere il lasciapassare a lor signori che tutto possono e tutto immaginano di poter pretendere?

In quel caso le richieste gentili, gli appelli, non funzionano. Se alla fine gli dici che provvederai legittimamente a difenderti allora parlano di "donne aggressive".

Certo di cretini è pieno il mondo e questo non ci impedisce comunque di continuare a fare il lavoro che facciamo.

Tornando all'argomento del post: di cosa è fatto lo stalking delle donne?

Dicevamo, non si può negare che le donne assumano atteggiamenti ossessivi nei confronti di alcune persone ma parliamo di un fenomeno completamente diverso che difficilmente può portare alla morte fisica di una persona. Ovvio che la violenza psicologica e la molestia sono cose gravi da considerare e dunque parliamone.

La maggior parte delle donne attuano forme di aggressività indiretta. La strategia è la stessa del mobbing. Le donne possono agire in branco o comunque sobillate da una singola che è quella che ha motivi di astio personali contro il soggetto che prenderanno di mira. A partire da QUI troverete una serie di link utili a comprendere qualcosa sull'argomento. Perchè per parlarne bisogna avere cognizione di causa. E QUI c'è un gruppo facebook fondato per ragionarne soprattutto con le donne che ne avessero voglia.

Teoria a parte potrei parlarvi delle storie che altre mi hanno raccontato a questo proposito. Ce n'è soprattutto una che si esplicita nella solita maniera in cui si svelano queste dinamiche: nell'anonimato.

Quale strumento migliore di internet per mettere in atto strategie di aggressività indiretta?

La modalità è abbastanza banale e abbiamo visto che viene utilizzata in molte altre situazioni.

Due donne hanno dei problemi di relazione. Una ha delle qualità che la rendono in qualche modo irraggiungibile e l'altra è una donna abbastanza acida e mediocre che prima tenta di entrare nelle grazie della prima e non essendoci riuscita attua una linea di competizione che punta dritta alla distruzione.

Tenete conto che tutto ciò accade nella mente del soggetto competitivo mentre l'altra di tutto quanto non saprà nulla fino a che non si renderà conto di essere oggetto di inspiegabili aggressioni.

Ciò che non si può possedere bisogna raggiungerlo, sorpassarlo e ciò che non si riesce a raggiungere bisogna distruggerlo. Questa è la filosofia di massima che sta dietro questi atteggiamenti.

La persecutrice si sente trascurata, esclusa e nel suo egocentrismo comincia perciò a usare la rete di conoscenze comune per diffondere bugie da denuncia penale, roba pesante, attribuisce alla protagonista della storia persino dei reati gravi ed è su questi fatti che si ritaglia una specie di complicità con altre persone che pur sapendo quanto sia improbabile tutto quello che viene detto agiscono comunque da soggetti terzi, indifferenti, testimoni passivi della persecuzione. Nel bullismo i soggetti terzi hanno una funzione specifica perchè contribuiscono ad attivare linee di continuità con il gioco molesto che la persecutrice porta avanti.

La persona molestata continua a fare la sua vita e ottiene dei risultati personali, qualche riconoscimento, si realizza nel lavoro e anche nella vita privata. Fa tutto ciò che la persecutrice vorrebbe fare ma invece che chiamarla per dirle "sai, da una decina d'anni io sto morendo di invidia per te" attivando meccanismi di disgelo invece che continuare a nutrire la sua ossessione, provvede ad alzare il tiro delle molestie e comincia a lasciare messaggi anonimi su internet violando pesantemente la privacy dell'altra, mettendo in piazza nome e cognome, numero di telefono, indirizzo, informazioni private impastate alle sue distorsioni.

La vittima di tutta questa faccenda ovviamente a quel punto sa di quanto sta accadendo ma non sa di chi si tratta. Nella sua ingenuità non le viene neppure in mente di associare quelle molestie anonime ai pettegolezzi messi in giro qualche tempo prima. Oltretutto non ha avuto il tempo di dedicarci grande attenzione perchè nel frattempo ha anche avuto un figlio.

Lei si rivolge al garante della privacy, scrive ai contatti internet responsabili delle pagine in cui appaiono quelle notizie chiedendone la rimozione. In poco tempo la molestatrice viene bannata da una serie di spazi e tuttavia continua e insiste. Fa di più: comincia a scriverle messaggi anonimi e li manda via mail e in un sito pubblico in cui la sua vittima ogni tanto scambia degli appunti professionali con colleghi e colleghe. Vuole essere certa che tutti e tutte sappiano e vuole distruggerla, rovinarla.

E' a quel punto che la persona di cui parliamo è obbligata a fare una denuncia alla polizia postale. Denunciare un persecutore o una persecutrice anonima su internet è un atto di resa, un modo di consegnare la propria vita alle forze dell'ordine sapendo di diventare un numero al quale sarà sottratta privacy e la sicurezza che deriva dal risolvere le questioni da sole. Perciò noi ragioniamo di autodifesa digitale perchè bisogna trovare una alternativa che ci veda protagoniste e in grado di difenderci.

In ogni caso la nostra storia finisce con una denuncia per diffamazione. La postale becca l'ip, l'indirizzo dal quale la persecutrice scriveva, e la accusa formalmente di tutta l'attività diffamatoria - giacchè nel periodo di cui parliamo lo stalking non era ancora considerato un reato - tutto quanto poi sarebbe diventato una causa in tribunale. Fu allora che la vittima di queste molestie seppe e provò una gran pena per questa donna che le stava rovinando la vita. La persecutrice fu sottoposta a restrizioni e cessò di fare quello che aveva fatto fino a quel momento.

Sapete perchè? Semplicemente perchè la molestia, il bullismo, il mobbing, lo stalking, in qualunque modo vogliate chiamarlo, si nutre di un conflitto indiretto, vigliacco, agito di nascosto. Quando viene portato alla luce, se la persona è obbligata ad affrontare il conflitto in modo diretto, con tanto di firma, nome e cognome, consapevole delle conseguenze ma anche nell'impossibilità di alimentare bugie guardando negli occhi la persona che ne è oggetto, allora tutto improvvisamente smette o assume modalità diverse.

In questo i maschi purtroppo sono bravissimi perchè riescono ad ammantare di dignità teorica fior di intimidazioni e di concetti che istigano alla violenza contro le donne esattamente come i fascisti rincoglioniscono il mondo con chiacchiere revisioniste e bugie di ogni tipo.

I maschi in questo sono allenati perchè è da secoli che sono obbligati a difendersi in pubblico da accuse di molestia. Mentono sapendo di mentire e fanno passare la loro vittima come una partecipe e consensuale "battona" propensa allo stupro o una donnetta che inventa accuse di molestia che loro sostengono non essere vere. La lezione di Dominique, la ragazza di catania che ha denunciato il suo docente universitario che chiedeva prestazioni sessuali in cambio di buoni voti, rimane esemplare a far capire il comportamento di certi maschi, molesti in privato e rigira frittate e bugiardi in pubblico.

Un consiglio? Che siano molestatori e molestatrici anonimi/e poco importa perchè alla lunga tra molestat@ e molestatrice si stabilisce una "relazione", una sorta di empatia che vi fa comprendere sempre chi è l'anonim@ che lascia messaggi su ogni parete libera.

Rivolgetevi a loro, in modo diretto, invitateli/e a discuterne. Agite il conflitto per determinarne le sorti. Se agite da vittime sarete solo vittime. Se agite da donne che non si crogiolano nel ruolo di vittima ma intendono prendere in mano la propria vita senza cederla alla prima intimidazione di turno allora bisogna affrontare la questione con tutte le prudenze del caso.

E' chiaro che se c'è una persona che vi scrive allora voi scriverete, se c'è una persona che parla voi parlerete, se c'è una persona che vi vuole ammazzare, lo stalker, il vostro ex, sappiate che non c'è nulla da dire e dovete semplicemente stargli lontane.

La differenza tra mobbing, bullismo e la persecuzione finalizzata ad uccidervi sta tutta qui. Il mobbing se lo affronti in modo diretto hai una speranza di risolverlo. Non la certezza, ho detto la speranza, quindi prudenza sempre. La persecuzione non la risolvete mai perchè l'unico modo che avete di risolverlo è quello di rinunciare alla vostra vita, di continuare a sottoporvi a violenze fino a che arriverà comunque il momento per voi di crepare per mano di quell'uomo. Stategli lontane e se non ce la fate da sole in quel caso non abbiate paura a chiedere aiuto.

Chiedere aiuto ad un centro antiviolenza è essenziale perchè contro un uomo che vi vuole ammazzare non potete combattere da sole.

Mi raccomando amiche mie. Abbiate cura di voi."


http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=124&ID_articolo=771&ID_sezione=274&sezione=

29 settembre, 2009

Libero dopo lo stalking


La questura gli aveva intimato di non avvicinare più Angela.

Giovedì il nuovo assedio Angela, violentata dall´ex fidanzato che aveva fatto arrestare a giugno e che è tornato in libertà dopo un mese in attesa di giudizio. Cristina, stuprata dall´uomo che già in passato le aveva reso la vita un inferno, cicatrici nel corpo e nell´anima. Elena, la più giovane, nella sua ingenuità terrorizzata al punto da non riuscire a dire no al suo aguzzino. I mattinali dei carabinieri raccontano tre nuove storie di donne molestate e abusate. E di uomini per nulla intimoriti dalle nuove norme contro lo stalking e contro la violenza sessuale, la cui applicazione concreta e formale potrebbe dare la stura a critiche e polemiche.

Angela, 32 anni, credeva di essersi liberata di Raffaele, l´ex fidanzato di 33 anni manesco e ossessivo. Il primo giugno lo aveva accusato di stalking. Arrestato in flagranza di reato e ammesso ai domiciliari, formalmente invitato a stare alla larga dalla vittima, l´uomo un mese dopo ha riacquistato la libertà e le vecchie abitudini. Mercoledì sera ha caricato in auto la ex compagna, l´ha picchiata, l´ha costretta a fare sesso. Giovedì mattina è tornato ad assediarla a casa, a San Mauro. Angela ha chiamato i carabinieri prima che lui riuscisse a sfondare la porta, ha denunciato tutto e di nuovo lo ha fatto finire in carcere.

Anche Cristina, 27 anni e origini romene, è stata riscagliata in un incubo da un uomo che conosceva bene e dal quale era fuggita nel 2006 dopo un burrascoso fidanzamento. Nella primavera 2007 lui l´aveva cercata, trovata, punita. Tre cicatrici sul volto, i segni degli sfregi lasciati da una lametta, e un calvario di interventi chirurgici. Giovedì sera la donna è uscita dal bagno nel suo alloggio al quartiere San Donato e se lo è trovato davanti, seduto sul divano, ubriaco, cattivo. «Sono venuto dalla Romania per toglierti gli occhi, per ammazzarti - le ha urlato, tagliandole la maglietta che aveva addosso con un coltello - Devi stare con me, mi devi ospitare. Tu lavori e mi dai i soldi. Devi rubare con me e per me». Cristina, terrorizzata, si è dovuta rassegnare a subire un rapporto. Poi, quando lui si è addormentato, è corsa dai carabinieri. Costean, ancora appisolato, è stato svegliato dai militari e portato via in manette.

Per Elena, 19 anni appena, romena anche lei, il supplizio è cominciato con un incontro casuale per strada, un paio di settimane fa. Un connazionale di 34 anni con un trucco le ha carpito il numero di cellulare, usato tempestarla di messaggi e chiamate. Poi è andato oltre. Botte in pubblico. Imboscate. Intimidazioni. «Sono potente e ho amici importanti, pericolosi. Se non fai come dico io, ti manderanno a battere». Possibile? Verosimile? Lei, giovane, candida, gli ha creduto. Per paura è andata a letto con il molestatore, Corneliu, denunciato, rintracciato in un bar dai carabinieri di Po Vanchiglia e arrestato. La ragazza, come le altre due ultime donne abusate, è stata ritenuta credibile.

Lorenza Pleuteri
(20 settembre 2009)
http://espresso.repubblica.it/dettaglio-local/libero-dopo-lo-stalking-violenta-la-sua-ex/2110264

05 settembre, 2009

Stalking, 200 arresti in soli 4 mesi


Giancarla Rondinelli

03/09/2009


Duecenti arresti in quattro mesi. Da quando è entrato in vigore il disegno di legge sullo stalking nel nostro Paese non è più trascorso un giorno senza che non vi fossero almeno dieci denunce. Regione per regione, città per città, il provvedimento firmato dai ministri Alfano e Carfagna - approvato lo scorso febbraio - ha provocato più o meno ovunque lo stesso effetto: numerose segnalazioni alla magistratura e, in molti casi, porte del carcere che si aprono.

Si va dai 128 casi denunciati nel Lazio ai 242 della Lombardia, dai 58 dell'Abruzzo ai 159 della Toscana, per un totale di quasi duecento arresti: oltre il venti per cento dei colpevoli, tra l'altro, è donna. Il disegno di legge, fortemente voluto dal ministro per le Pari Opportunità e approvato a larga maggioranza dal Parlamento, ha introdotto nel nostro ordinamento il reato di molestie insistenti o «atti persecutori». Tra le misure è previsto il carcere fino a quattro anni, aggravanti se il fatto è commesso contro una ex moglie

o un minore, possibilità di vietare, alla persona ritenuta colpevole, di avvicinarsi ai luoghi dove vive o lavora la persona offesa. Nel provvedimento varato, si stabilisce che il reato consiste nel «porre in essere minacce reiterate o molestie con atti tali da creare nella vittima un perdurante stato di ansia o paura o un fondato timore per l'incolumità propria o di persona legata da relazione affettiva o a costringerlo ad alterare le proprie abitudini di vita». Molte delle prime denunce riguardavano proprio telefonate o sms sgraditi, pedinamenti e minacce.

In un momento in cui l'argomento «molestie sessuali» è tornato all'ordine del giorno del dibattito politico dopo la polemica attorno alle vicende giudiziarie del direttore di «Avvenire», Dino Boffo, e alla vigilia del G8 contro la violenza sulle donne in programma la prossima settimana alla Farnesina, la fotografia scattata sui primi casi di reato di stalking in Italia evidenzia come si tratti di un fenomeno molto più diffuso di quanto si potesse immaginare. Secondo i dati provvisori, elaborati dalle forze dell'ordine e che arrivano fino al 30 giugno, la Regione con più casi di stalking è la Lombardia: 209 persone denunciate e 17 arresti compiuti. Seguono la Toscana con 158 denunce e 25 persone arrestate e, appunto, il Lazio, con 126 casi e 11 persone tradotte in carcere.

«L'introduzione del reato di stalking mette l'Italia al passo con i Paesi più avanzati del mondo che avevano già legiferato in proposito», aveva detto il ministro Carfagna subito dopo l'approvazione del disegno di legge. «La tutela delle vittime delle molestie insistenti è necessaria soprattutto per prevenire reati ben più gravi, come la violenza sessuale o gli omicidi passionali». Ora aggiunge: «I numeri dimostrano che c'era assoluto bisogno di questa legge». Per l'Osservatorio nazionale stalking, infatti, le molestie in un caso su due sono a opera di ex mariti, ex conviventi, ex fidanzati, ma possono essere compiute anche da conoscenti, colleghi o estranei.

Tornando alla mappatura, la Regione con meno stalkers risulta essere, al momento, la Valle d'Aosta: solo 3 casi fino a giugno, un solo arresto. Anche al Sud il quadro è più o meno lo stesso. Si passa dalle 88 denunce presentate in Calabria ai 148 casi della Sicilia. Nel G8 della prossima settimana, dedicato al fenomeno della violenza sulle donne, ci sarà un'intera sessione sul fenomeno dello stalking calato nella vita quotidiana. A presiedere il dibattito il ministro le Pari Opportunità spagnolo Bibiana Aìdo Almagro: 32 anni, tra gli esponenti di governo più giovani e che di recente ha prodotto un video musicale contro il fenomeno degli stupri.

http://iltempo.ilsole24ore.com/2009/09/03/1065509-stalking_arresti_soli_mesi.shtml

19 agosto, 2009

Il Narcisismo


Il narcisismo è “sano” quando ci fa sentire bene con noi stessi e con gli altri e quando, dopo una crisi, ci fa risollevare l’autostima.
E’ un’importante risorsa per la nostra salute psicofisica.

Il narcisismo in eccesso diventa invece una vera e propria patologia. Sovente, tra le caratteristiche tracciate per descrivere uno stalker, viene citato proprio il narcisismo.

Molti di noi sono attratti da persone narcisiste patologiche: sono di solito intelligenti, simpatici, geniali, eloquenti, incantatori, desiderosi di conquistare tutti e molto sicuri di se'.

Amano stare al centro dell’attenzione e sono concentrati a soddisfare i loro bisogni anziché quelli delle persone che le amano. Queste persone sanno essere molto seducenti e convincenti e hanno una buona conoscenza della psiche umana: sono dei bravi manipolatori, usano il controllo sugli altri e il rispecchiamento di sé sugli altri per soddisfare i loro bisogni.

Quando non ci riesce, il narcisista reagisce con scoppi di rabbia e situazioni depressive.

Generalmente i narcisisti presentano stili comportamentali caratterizzati dalla competitività, dalla grandiosità e dall’esibizionismo. Sono persone sicure di sé, arroganti, egocentriche, con manie di protagonismo, intimidatorie, aggressivi, sprezzanti, invadenti, manipolatori, indifferenti e insensibili allo stato d’animo degli altri.

Il narcisista di questa specie, è convinto di essere superiore agli altri e per questo si aspetta di ricevere un trattamento privilegiato.

Quando ciò non avviene, prova un profondo senso di rabbia che non sempre riesce a controllare. Nutre interesse per l’altro finché ammira la sua grandiosità.

Ha molte caratteristiche comuni con le personalità psicopatiche, cioè con quelle che imbrogliano, sfruttano le persone e le situazioni, trafugano senza provare alcun senso di colpa nei confronti delle sue vittime. Il rimorso esula dalla sua natura.

Difficilmente riconosce il valore degli altri e tantomeno la sua dipendenza dagli altri. Non ammettendo di aver bisogno degli altri, può reagire all’aiuto offertogli con atteggiamenti paranoici, mettendocela tutta per distruggere e svalutare chi gli ha porto una mano.

http://www.facebook.com/group.php?gid=49541539120&ref=search#
http://escialloscoperto.blogspot.com

13 agosto, 2009

STALKING: Magistrato e Avvocato denunciano persecutore



(AGI) - Genova, 5 ago. - Una giovane e avvenente magistrato donna e un giovane avvocato, entrambi genovesi, hanno ottenuto dal tribunale di Torino (i cui giudici sono competenti per le questioni che riguardano i magistrati del capoluogo ligure) l'obbligo di dimora nei confronti di un ventiseienne, pure lui genovese, accusato di stalking e calunnia. Il magistrato e l'avvocato, che tra loro intrecciano un rapporto di amicizia, sono stati oggetto di ripetuti pedinamenti, aggressioni, appostamenti e di una pesantissima campagna diffamatoria.

Il ventiseienne, sedicente imprenditore e' attualmente costretto a non allontanarsi da Sestri Levante. In almeno due occasioni avrebbe calunniato il magistrato dicendo, anche in sede giudiziaria e senza averne alcuna prova, che era in possesso di stupefacenti. La stessa calunnia e' stata rivolta al giovane avvocato, oggetto anche di una plateale perquisizione di fronte ad un frequentato locale genovese. Il controllo, effettuato dalla polizia, aveva dato esito negativo. Il legale aveva infatti immediatamente denunciato il ventiseienne per calunnie.

Piu' grave la posizione del magistrato, costretta a subire i pedinamenti e violazioni della privacy da parte del presunto stalker. Il caso e' all'attenzione del pm Paolo Toso della procura di Torino. Secondo quanto appreso, gli episodi avrebbero avuto inizio nel giugno del 2008. Intanto l'indagato si e' affidato per la difesa all'avvocato Mario Sossi. Sabato i due hanno indetto una conferenza stampa per esporre le motivazioni del ventiseienne.

http://www.agi.it/genova/notizie/200908051830-...-rt11250-stalking_magistrato_e_avvocato_denunciano_persecutore

07 agosto, 2009

Lettera aperta al Ministro Mara Carfagna


Cara Ministro Carfagna,
le scrivo questa lettera con l’ambizione che lei la legga.

La rendo pubblica per tre motivi: il primo è che, a meno che io non lo decida, non finirà dritta nel cestino; il secondo è che mi piace pensare che interesserà a qualcuno leggerla, mentre il terzo motivo e più importante di tutti, è che il problema che ora le esporrò è certamente comune a molte donne.

Innanzitutto vorrei esprimerle la mia gratitudine per le iniziative da lei prese a favore delle donne e per la loro sicurezza ma soprattutto, per la legge sullo stalking.

Se da una parte la campagna antiviolenza invita le donne a denunciare gli uomini che le maltrattano, dall’altra si fa largo sempre di più la campagna sui falsi abusi e cresce il dubbio che gli abusi denunciati possano essere “inventati”.
Posso immaginare che molte donne non denuncino solo per timore di non essere credute.

Ma l’incongruenza non sta soltanto in questo. Molte donne che subiscono lo stalking (e le statistiche dicono che per lo più avvengano per opera di ex partner) hanno figli, spesso minori.

Se una donna si trova in difficoltà nel gestire un rapporto persecutorio da parte del suo ex e si rivolge ai servizi sociali per ricevere aiuto, può succedere questo: inizialmente essi pongono la loro attenzione sui bambini per sottrarli al rapporto conflittuale ma…il problema è che, in tanti casi, li sottraggono veramente ai genitori per rinchiuderli nelle comunità!

Una madre si sente costretta a riprendere un rapporto comunicativo con il suo persecutore “se rivuole avere i suoi figli, perchè deve smetterla di essere in conflitto col loro padre”.

Ma se il problema di chi subisce lo stalking è proprio quello di non avere più contatti col suo stalker, come mai per gli operatori sociali il rapporto tra i due genitori è condizione imprescindibile perché una madre possa riavere con sé i suoi figli?

Oppure lo stalking è un reato che tutela soltanto le donne senza figli minori?


http://escialloscoperto.blogspot.com

19 luglio, 2009

STALKING: Adoc, dal 24 luglio attivo a Potenza il 1° sportello anti-stalking del Sud...


Sarà inaugurato il 24 luglio prossimo il primo sportello anti-stalking del Sud Italia, presso la sede Adoc di Potenza. Per l'Adoc sarà il terzo sportello attivo, dopo quello virtuale di Roma e il territoriale di Perugia

"Dall'attivazione dello sportello anti-stalking, sia online che a Perugia, abbiamo ricevuto centinaia di segnalazioni - dichiara Carlo Pileri, Presidente dell'Adoc - e dal prossimo 24 luglio sarà attivo anche il primo sportello del Sud, presso la sede Adoc di Potenza. Dalle rilevazioni finora effettuate, risulta che il 22% delle persone che si sono rivolte allo sportello online sono proprio stalker. Molti persecutori non sanno di esserlo, e ci chiedono se loro azioni da ritenersi un reato o meno. Il 95% degli stalker sono persone normali, che non presentano nessuna patologia psichica grave. C'è quindi una difficoltà a rendersi conto di essere un persecutore. Altro dato interessante è il fatto che il 15% delle vittime sono uomini. Riteniamo sia un dato sottostimato, data la reticenza dell'uomo ad ammettere di essere vittima di tale reato. Per quanto concerne la tipologia di atti persecutori, nel 35% dei casi lo stalking si è manifestato attraverso telefonate, sia quelle andate a buon fine che quelle senza risposta, i cosiddetti squilli. Su questo campo sorge un problema non di poco conto, in quanto i gestori telefonici conservano, per un congruo tempo di 5 anni, i dati di tutte le chiamate ad esclusione proprio di quelle senza risposta. Come conseguenza, la Polizia non può risalire allo stalker da queste chiamate. E' un problema serio, che va affrontato con urgenza, dato che molti utenti hanno denunciato questa modalità di persecuzione. Per i restanti casi, il 10% è costituito da appostamenti e citofonate presso l'abitazione di proprietà e/o l'ufficio, un altro 10% è rappresentato da diffamazioni e dichiarazioni di scherno e offensive lasciate su blog e social network. In questi casi, la maggior parte degli episodi riguarda problemi sorti tra condomini. Nel 25% dei casi la molestia è avvenuta tramite mail e sms. Sono episodi difficili da catalogare, in quanto poche mail o messaggi possono non essere considerati reato, ma una moltitudine degli stessi potrebbe essere intesa come persecuzione. E' da rilevare che su questo tipo di atti persecutori si concentra la maggior parte delle informazioni richieste dagli stalker ai nostri operatori, che chiedono quando l'invio di messaggi possa ritenersi un reato. Il restante 20% dei casi riguarda episodi vari, tra cui il furto d'identità o personalità, un fenomeno sempre più diffuso e grave. Pensiamo alla possibile creazione di pagine false su blog o social network come Facebook. In questo caso le opinioni espresse o le foto condivise dal falso proprietario potrebbero provocare un forte disagio sociale alla vittima, tanto da sfociare in stress, ansia o depressione."

Per Adoc è importante operare soprattutto sull'informazione e sull'educazione.

"Vogliamo porre l'attenzione non solo sul fattore punibilità del reato ma anche sulla sua prevenzione - conclude Pileri - è importante far sviluppare questa cultura nei cittadini, far capire loro che determinati comportamenti sono sbagliati o possono costituire reato, al fine di far ravvedere per tempo le persone che si comportano in tale maniera. Vorremmo, in tal senso, che si attivassero campagne condivise con Enti nazionali e locali per l'informazione e l'educazione in materia, fin dalle prime classi della scuola, dove già sono presenti episodi di bullismo. Il bullo di oggi potrà essere lo stalker di domani, è bene quindi evitare l'insorgere di tale possibilità e fermare la diffusione del fenomeno stalking e del bullismo stesso."



Dati Sportello Online

% vittime uomini: 15%

% stalker: 22%



Tipologia stalking Casi % :

Telefonate e squilli 35%

Mail/sms 25%

Diffamazione su blog e social network 10%

Appostamento 10%

Altri casi (furto di personalità) 20%

**************

http://www.adoc.org/index/it/comunicati.show/sku/4486/comunicato.html


12 luglio, 2009

STALKING: CARFAGNA, COSI' LAVORIAMO INSIEME A TASK FORCE CARABINIERI


(ASCA) - Roma, 10 lug -

Ci sono il sociologo, la psicologa e la biologa. E poi gli esperti di statistica, informatica, criminologia: in tutto sette donne e sei uomini che compongono la task force dei carabinieri contro lo stalking, varata tre mesi fa e voluta dai ministeri di Pari Opportunita' e Difesa.


Ancora presto per i bilanci, ma il ministro delle Pari Opportunita' Mara Carfagna, nell'intervista a ''Gente'', in edicola sabato 11 luglio, spiega in che modo lavora questa squadra: ''La sinergia vede uno scambio reciproco di dati e segnalazioni. Il nucleo anti-stalking analizza le denunce raccolte a livello nazionale attraverso un'elaborazione scientifica dei dati e avvia una procedura di controllo su eventuali casi concreti segnalati al ministero. Quest'ultimo, a sua volta, si avvale delle competenze specifiche del nucleo quando tratta di casi di stalking denunciati sui media''.


L'obiettivo finale e' quello di delineare i contorni di un fenomeno ancora poco conosciuto, in modo da rendere possibile la definizione di una strategia di prevenzione. Cosa si puo' dire per adesso? ''Che lo stalker solitamente e' un incensurato'', precisa il comandante del nucleo Barbara Vitale, ''a volte con problemi psicopatologici, spesso con disturbi dell'attaccamento che gli impediscono di accettare la fine di una relazione, ma non e' la regola.


In altri casi, dietro gli atti persecutori, c'e' solo un fattore scatenante''. Capire cosa fa scattare quella molla e' la ragione per cui questi ragazzi analizzano dati e denunce ogni giorno, attenti a ogni singolo caso segnalato dai loro colleghi sul campo.


res-mpd/mcc/alf

06 luglio, 2009

Ricevere messaggi anonimi



Ricevere ripetuti messaggi anonimi è una delle forme persecutorie più subdole e psicologicamente devastanti che possano esistere.
Chi li riceve si trova nell’impossibilità di poter reagire poiché non conosce l’identità dell’autore. Questo “codardo” si nasconde dietro l’anonimato per spaventare, annientare psicologicamente e con una modalità sistematica, la sua vittima. Pensa che, così facendo, non solo non potrà mai essere smascherato, ma potrà anche portare a termine il suo progetto distruttivo.

Ma sarà proprio così? No, se si sporge formale denuncia alle autorità competenti per far cessare le molestie telefoniche anonime con o senza minacce.

Nel caso di chi riceve SMS anonimi, è possibile che essi siano generati dal molestatore seguendo una precisa sintassi e utilizzando una scheda WIND oppure TIM.
Se sei un utente Wind puoi disabilitare la ricezione dei messaggi anonimi chiamando gratuitamente il 155.
Se sei un utente Tim, vale lo stesso discorso: puoi inibire la ricezione degli sms anonimi chiamando il 119.

Cosa succede se invece i messaggi molesti e/o minacciosi provengono da un numero visibile ma sconosciuto? E’ impossibile risalire a chi appartiene tale numero perché non esistono guide o siti internet che diano tali informazioni. Si consiglia, anche in questo caso, di denunciare alle autorità competenti.

E’ indispensabile conoscere anche questa realtà: è possibile ricevere messaggi con mittente falso (inviati da internet) ovvero che si spaccia per altra persona.

Su alcuni cellulari è possibile bloccare automaticamente le chiamate con numero privato e/o alcuni numeri poco graditi, evitando così di spegnere il telefono e risultare irraggiungibili a tutte le altre persone che ci cercano.
All’occorrenza, esiste anche un programma da installare sul cellulare che serve allo scopo.

E se invece si ricevono SMS anonimi da cabine telefoniche pubbliche? Le cabine telefoniche hanno un numero di telefono proprio con relativo prefisso, permettono di inviare SMS e di effettuare soltanto chiamate in uscita. Quindi, per poter risalire alla città dalla quale proviene l’SMS, basta fare una ricerca sulle pagine gialle e, attraverso il prefisso e i numeri iniziali, si può risalire alla zona dalla quale è partito il messaggio molesto.
Con una regolare denuncia le forze dell’ordine riescono, con l’aiuto di Telecom, a risalire non soltanto alla cabina telefonica, ma anche a tutti gli altri sms e chiamate effettuate con la medesima scheda telefonica.

Allo stesso modo e sempre con una regolare denuncia, le autorità competenti potranno avere dalla nostra compagnia telefonica il tabulato di tutte le chiamate che abbiamo ricevuto e il relativo numero tenuto volutamente anonimo dal nostro molestatore. Per poterlo meglio individuare, è preferibile che ci segniamo sempre il giorno e l’ora in cui riceviamo le chiamate moleste.

http://escialloscoperto.blogspot.com

25 giugno, 2009

Indagato per stalking l'omicida dell'asilo



È indagato per stalking, minacce e lesioni, Massimo Merafina, l’uomo che ieri ha ucciso la sua ex, Monica Morra, 33 anni, mentre questa accompagnava il figlio di 18 mesi al nido. L’uomo intercetta la ex col figlio nel tragitto tra l’asilo di Cova e via Forlanini, dove la donna viveva col figlioletto. Poi Massimo inizia a spintonare la ex, costringendola a lasciare a terra il bimbo per evitare che venga raggiunto dalle botte e che viene portato via da una delle educatrici del nido un attimo prima che l’uomo colpisca a coltellate Monica.
...

La procura ha intanto ricevuto le denunce che Monica Morra aveva sporto contro l’ex convivente, dopo le ultime aggressioni subite nei pressi della sua abitazione, lo scorso 17 giugno. La donna aveva chiesto l’intervento della polizia perché l'ex marito si era presentato fuori dalla sua abitazione minacciandola. Un giorno dopo Successivamente, il 18 giugno, Monica Marra aveva messo per iscritto le percosse e le botte che aveva subito in passato da parte dell’ex marito. «Ti ammazzo, ti taglio la gola, non hai futuro» le aveva urlato l’ex la notte di giovedì scorso, quando l’uomo aveva preso a calci la porta della casa dove viveva la donna e staccato il campanello.
...

«Non avrei mai pensato però a un simile epilogo - dice ora il portiere in viale Forlanini, dove Monica Morra, 33 anni, aveva inutilmente cercato rifugio dal marito alcolizzato e violento - sapevo dei litigi ma con me e i vicini era sempre educato, mai aggressivo. Certo un po’ insistente. E strano. Come l’altro giorno che me lo sono trovato in cortile alle 6.30». È l’epilogo del dramma. Massimo ormai è convinto di aver perso per sempre la donna della sua vita e decide di farla finita. L’aspetta davanti all’asilo di via Cova, la picchia mentre ha ancora il bambino in mano. Una bidella riesce a portare in salvo il piccolo e lui la pugnala a morte. Poi il disperato tentativo di fuga e l’arresto.

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=361218
http://milano.repubblica.it/dettaglio/Indagato-per-stalking-laccoltellatore-dellex-moglie/1660030

24 giugno, 2009

Michelle Hunziker minacciata da uno stalker: per l’uomo c’è la condanna




La soubrette aveva ricevuto minacce e insulti da un romano di 36 anni. Si chiama Andrea Spinelli, è un romano di 36 anni ed è stato condannato per aver molestato con minacce ed insulti la showgirl Michelle Hunziker. La brutta storia che riguarda quest'uomo, ossessionato dalla conduttrice di ‘Striscia', era cominciata con una lettera spedita a Michelle il 12 Marzo 2008, in cui l'uomo scriveva: "Prima o poi ti trovo senza quel cane rognoso, guardia del corpo, e ti deturpo quel visino da p..". Per essere ancora più chiaro, l'uomo aveva inserito nella busta anche una lametta da barba. Il giorno seguente, lo stalker aveva inviato una mail alla redazione di ‘Striscia la notizia', in cui minacciava di ‘far saltare in aria' la soubrette. "Sono un amico di quello che ti ha mandato una lettera con le minacce - dice la lettera - Se fai indagare la polizia ti faccio saltare in aria, brutta z..".

La Hunziker chiaramente turbata dai due episodi, si è rivolta alle forze dell'ordine, che non ci hanno messo molto a risalire al mittente della mail, registratosi qualche giorno prima presso un internet point. Andrea Spinelli, romano di 36 anni, è ossessionato da Michelle Hunziker, e per questo l'ha minacciata e insultata, provocando turbamento e disagio nella showgirl. Adesso, però, l'uomo è stato condannato con rito abbreviato a nove mesi di reclusione dal giudice della quarta sezione penale del tribunale di Milano, con l'accusa di stalking. Anche se la pena è stata sospesa, e Spinelli non finirà in carcere, l'uomo sa che, se commetterà un'altra volta il reato, sconterà tutti i nove mesi.
E non è finita qui, perché Spinelli dovrà anche risarcire 10mila euro per i danni morali subiti dalla showgirl, oltre a 1.500 euro di spese processuali. Insomma, si tratta di una vera lezione per chi pensa di poter infastidire e molestare le altre persone, celebri e non.

Proprio sull'onda emozionale degli eventi ma anche dalla seria presa di coscienza della diffusione del fenomeno dello ‘stalking', Michelle Hunziker ha creato una fondazione chiamata «Doppia Difesa», per il sostegno alle vittime di violenza, a cui destinerà i 10mila euro di risarcimento stabiliti dal giudice. "È la cosa giusta - commenta Michelle - con questi soldi che riceviamo possiamo aiutare altre donne. Lavoriamo in silenzio, stiamo aiutando concretamente delle persone. La violenza aumenta, ma ora restiamo in silenzio perché stiamo cercando fondi. La richiesta è troppa e dobbiamo aiutare più donne e bambini possibile".

Michelle crede nel progetto, perché il suo caso dimostra che "la giustizia esiste". "E ora - continua la Hunziker - con la nuova legge sullo stalking, le cose si stanno muovendo. Ringrazio la magistratura e le forze dell'ordine, in particolare il giudice Oscar Magi, che è stato incredibilmente efficiente. Il sollievo più grande è sapere che esiste una sanzione per chi minaccia e ha atteggiamenti ossessivi. Qualunque cosa mi succederà nella vita, voglio che la Fondazione vada avanti. A me interessa far capire - conclude la showgirl - che è importante denunciare".

http://it.tv.yahoo.com/blog/article/24973/

22 giugno, 2009

GASLIGHTING




Dei fenomeni di molestia grave, oltre allo stalking, è stato circoscritto alche il GASLIGHTING (tratto dal sito: http://www.mentesociale.it/criminologia/gasllighting.htm):
C’è una violenza che non ha scoppi d’ira, al contrario, è muta, insidiosa, fatta di silenzi ostili alternati a motti pungenti. E’ una forma d’abuso antica, perpetrata in modo particolare tra le “sicure” mura domestiche, che lascia profonde ferite psicologiche. Con il presente contributo ho voluto fornire una panoramica generale sugli aspetti psicologici del gaslighting e, in maniera particolare, analizzare l’aspetto giuridico del fenomeno, cercando di offrire indicazioni operative alle vittime di tale condotta.
Gli aspetti psicologici del gaslighting: Il Gaslighting è una tecnica di crudele ed infida manipolazione mentale. Il termine è derivato dal titolo del film “Gaslight” (1944) del regista americano Georg Cukor, uscito in italiano con il titolo di “Angoscia” e tratto dalla pièce teatrale “Angel Street” di Patrick Hamilton (1938), rappresentata in Italia con il titolo “Via dell’angelo” o “Luce a gas”. Si tratta di un melodramma psicologico che narra della vita matrimoniale tra un uomo affascinante ed una bellissima donna. Dopo un periodo felice il rapporto si incrina ed il marito, con una diabolica ed artificiosa tecnica psicologica, alterando le luci delle lampade a gas della casa, spinge la moglie sull’orlo della pazzia. Solo l’intervento di un detective riuscirà a ristabilire la verità, scoprendo che il marito della vittima è uno psicopatico criminale
.”

Posto che l'inquadramento più frequente del GASLIGHTING è tra le mura domestiche, non è difficile ipotizzare che chi è capace di metterlo in atto possa adottarne le tecniche, ove se ne presenti l'occasione, anche in altri contesti.

Cosa fare per poter aiutare le vittime di questi soggetti?
La prima cosa utile è l'informazione.

Immaginate una vittima che, una volta resasi conto della situazione in cui si trova, pensi alla possibilità di reagire: come fa a spiegare tutto questo? A chi lo potrà spiegare? Ha denaro e disponibilità di tempo a sufficienza per potersi far aiutare da professionisti? Sarà compresa?

Le sue possibilità aumenteranno proporzionalmente alla conoscenza di questi fenomeni nelle persone a cui si rivolgerà.

Anche per questo è stata creata una guida per gli operatori di Polizia, affinchè possano meglio riconoscere il fenomeno e gestire il contatto con le potenziali vittime di questi fenomeni (http://poliziadistato.it/articolo/10144-Stalking_dalla_Polizia_un_aiuto_per_vittime_e_operatori).

Generalmente, va aggiunto, il contesto (quasi sempre controllato dal molestatore) difficilmente potrà aiutare la vittima in maniera efficace.

Paura di problemi, indifferenza, pregiudizi, opera di diffamazione e manipolazione del gruppo da parte del molestatore, sembreranno alla vittima un muro invalicabile. Non va dimenticato che la stessa vittima, nella maggior parte dei casi, è una persona confusa e molto indebolita psicologicamente dal molestatore.

Se ricevete richieste di aiuto (che sono spesso “cifrate” e quindi non esplicite), offrite supporto. Anche il semplice ascolto e lo sforzo di comprensione posso fare, soprattutto all'inizio, moltissimo.

Chi chiede aiuto, del resto, ha già superato la fase di aver preso coscienza di essere vittima di uno di questi fenomeni, ma sente di trovarsi di fronte ad un problema enorme ed impalpabile, ramificato: un muro spesso e difficilmente sormontabile.

Se possibile, indirizzate queste persone a chiedere l'ausilio di professionisti: psicologi, avvocati, forze di polizia, centri di ascolto. Esortatele a documentarsi, anche in modo empirico, almeno inizialmente. Spesso queste persone non sanno nemmeno (o non si rendono pienamente conto) di essere vittima di qualcosa che è stato inquadrato, studiato, e magari anche punito dalla legge.

E' auspicabile un inquadramento normativo, credo, che punisca anche questa varietà di comportamenti la cui soluzione più efficace, nella fase iniziale, sembra essere proprio quella dell'auto-aiuto, e soprattutto dell'aiuto di chi ha contatti con la vittima, onde attivare poi una vera reazione che possa portare a interventi esterni, anche di tipo giudiziario.

La parte più difficile del viaggio è uscire dalla porta.
Nicky Persico

http://lightonstalking.blogspot.com/search?zx=afb02d62e26cabcb

28 maggio, 2009

OLTRE LO STALKING...RIFLESSIONI


...
Con esclusione, quindi, dei casi in cui il molestatore compie determinate azioni solo per accontentare un impulso verso sé stesso, negli altri vi è un denominatore comune: l'assoluta indifferenza, o disprezzo, dei sentimenti della vittima. Il suo dolore, la sua sofferenza, le conseguenze sulla sua vita, lasciano assolutamente indifferente il molestatore. In determinati casi, invero, il molestatore usa queste situazioni a suo vantaggio, per avvicinare ancora di più a sé la vittima, per ridurne sempre più la lucidità (e conseguentemente la capacità di ribellarsi), ed anche per scoraggiarne la reazione, cercando di garantirsi l'impunità. L'indifferenza delle persone che hanno contatti con la vittima, la loro mancata percezione del problema, l'opportunismo o altri fattori, quando presenti le rendono di fatto parte inconsapevole del macchinoso piano del molestatore.

Spesso queste dinamiche si incrociano con quelle del mobbing, inteso non in senso esclusivo ad un contesto lavorativo, ma anche a consessi scolastici o di gruppi similari.
Il MOBBING, a ben vedere, rappresenta semplicemente una applicazione, generalmente riferita e adattata al contesto lavorativo, del medesimo meccanismo di base.
Nel mobbing, tuttavia, è prevalente la manipolazione del gruppo, che diventa la vera arma vincente del molestatore, ma gli strumenti sono i medesimi. Un molestatore che opera in un contesto lavorativo dispone degli strumenti per attuare, alla bisogna, anche dinamiche di mobbing più o meno accentuate, magari in combinazione con altre metodiche, a fini di vendetta pura e semplice o al fine di neutralizzare una vittima che si sta ribellando. Le variabili sono praticamente infinite, e una peggio dell'altra.

Questa particolare tipologia di molestatori, per poter fare questo, deve necessariamente mancare di componenti caratteriali fondamentali per l'equilibrio di una personalità normale. Uno degli elementi comuni, quindi, è la presenza di turbe e alterazioni nella sfera affettiva, molto spesso anche in quella sessuale, che si traduce poi in estreme difficoltà relazionali, superate, appunto, con la manipolazione e la finzione.
Non bisogna, però, commettere l'errore di considerarli dei semplici malati: questi soggetti sono estremamente pericolosi ed altrettanto dannosi per la società, in quanto individuabili con difficoltà, e in grado di arrecare danni notevoli e irreversibili sia in singole persone che in gruppi sociali ristretti e/o relativamente allargati (famiglia, amici, colleghi, etc).

Difficilmente questi soggetti riescono a raggiungere posti di rilievo in contesti numericamente significativi (da un canto perchè dotati di meccanismi diffusi di comunicazione delle informazioni, e dall'altro perchè hanno la necessità di mantenere il controllo della situazione attraverso il contatto diretto e costante con le persone che ne fanno parte, in quanto hanno anche la necessità di manipolare i canali di comunicazione del gruppo).
In alcuni casi , infatti, il vero volto di questi soggetti emerge perchè qualcosa viene meno negli equilibri forzati che erano riusciti a creare nel contesto di riferimento, e la conseguente osmosi di informazioni non controllate ne decreta la rivelazione della reale personalità del molestatore. In questo caso, generalmente, il molestatore crea artatamente situazioni di conflittualità che ne giustifichino il successivo allontanamento dal consesso, che mette in atto appena può.

La menzogna, poi, è uno strumento particolarmente padroneggiato ed efficace, quando utilizzato da questi soggetti. Piuttosto che di “menzogna”, infatti, appare più corretto parlare di “lacerazione della verità”. Con questa operazione, che consiste nel costruire le menzogne mischiandole e supportandole parzialmente con accadimenti reali, il molestatore riesce a fornire visioni credibili ed in fondo verosimili delle proprie bugie e diffamazioni (diffuse in maniera subdola e capillare, talvolta propinata sotto forma di “innocente” gossip), rendendo estremamente difficoltosa l'individuazione della verità.

Questi soggetti, generalmente, sono connotati da un ego “sovradimensionato”, da brame di potere, dall'uso spregiudicato e frequente della menzogna e della diffamazione, e da una assoluta freddezza anche in frangenti, o contesti, che metterebbero in difficoltà (o semplice imbarazzo) una persona normale.
Questi dati di comunanza dipendono dal fatto che la loro intera esistenza, nonché la affermazione di sé, dipende dal controllo che esercitano sugli “altri” (e per questo si convincono di essere “superiori”, mentre non si rendono conto che gli altri non “controllano” i rapporti solo perchè non ne hanno alcuna necessità), dal fatto che hanno continua necessità di strumenti di “controllo” (da qui la brama di potere), e dal fatto che sono spesso totalmente incapaci di provare vere e proprie emozioni e/o affetti (da qui la freddezza e la lucidità).

In sintesi, ognuno questi soggetti è una sorta di “frankenstein” psicologico: una personalità costruita e finta, in assenza di una vera che non possiedono. Queste persone, in sostanza, non “vivono” la vita, perchè non ne sono in grado, e quindi ne “recitano” una che si sono costruiti.

Per esemplificare il mio pensiero: questi soggetti sono, in versione psicologica, l'equivalente del personaggio principale descritto nel libro “Il profumo” di Patrick Suskind. Questo personaggio, infatti, resosi conto, nella sua vita, di non avere alcun odore “Capirà dunque di non essere mai stato nessuno agli occhi degli altri, di non esistere per il mondo. Sarà così che cercherà di prendersi una rivincita con il destino, cercando di costruirsi da solo un odore proprio talmente incantevole da far innamorare il mondo di lui” (tratto da wikipedia). Il personaggio, quindi, per raggiungere il suo fine (esistere) diventa un esperto creatore di profumi. La storia finisce tragicamente, perchè il fine che il personaggio persegue è, di fatto, impossibile da raggiungere: dedicare la propria esistenza senza viverla, a cercare di “esistere per poterla vivere", è una contraddizione in termini evidentissima a tutti, tranne che a lui.

Nello stesso modo, quindi, questi soggetti, nel cercare di costruirsi una personalità, diventano esperti delle emozioni altrui, delle logiche e delle dinamiche sociali, e spesso si impadroniscono, nel loro percorso, di strumenti utilizzabili per la manipolazione psicologica che possono essere utili al loro scopo.

Altro dato saliente, è che i molestatori di questa specie si nutrono di informazioni: hanno bisogno di sapere quali persone attraversano un periodo di maggiore difficoltà, e quindi sono più vulnerabili. Nella prima fase, quindi, si approvvigionano di notizie personali sulle potenziali vittime, e, se possibile, di confidenze intime e di segreti, che poi useranno per conoscere meglio le dinamiche mentali ed il contesto personale della persona, per penetrare sempre più nella loro esistenza.
Molto spesso sono proprio loro i primi a confidare (fintamente) le loro storie intime. Narrano per primi, ad esempio, la loro vita (“adattata” per l'occasione) spingendo le leve della solidarietà e della comprensione, e costruendo l'immagine psicologica che vogliono dare di sé, iniziando ad innescare il meccanismo che li porterà ad acquisire, se possibile, notizie riservate e confidenziali che poi useranno anche a fini “bloccanti”, per aumentare i sensi di colpa nella vittima ed anche per limitarne a livello inconscio un eventuale desiderio di ribellione. E' sufficiente che dicano, ad esempio, frasi del tipo “.. sai, pensa se si venissero a sapere certe cose ...”, per innescare dei veri e propri blocchi mentali.
Quasi sempre questi “input” vengono dati a freddo, in momenti di assenza di conflittualità. E per questo sono ancor più subdolamente sufficienti ad instaurare nella vittima una sensazione di paura per i danni derivanti da una reazione, anche se maturata in tempi successivi. La chiave di lettura è la instaurazione, nella psiche della vittima, di una artata e costruità “complicità”, che la deve spingere a sentirsi “colpevole” della situazione di molestia e controllo in cui si è venuta a trovare.

Il termine “perverso”, per definire questa situazione, è certamente riduttivo.

Questi soggetti, generalmente, hanno anche altri tratti riconoscibili: dato che hanno bisogno di apparire “normali”, ma hanno bisogno di “controllare” le loro relazioni, difficilmente hanno rapporti di frequentazione assidua con più di una o due persone alla volta (che loro propinano all'esterno come rapporto di amicizia – più avanti questo concetto sarà chiamato“wing”), e generalmente queste persone sono, rispetto a loro, in qualche modo dipendenti (gerarchicamente, o economicamente, o in qualche altro modo). Si associano spesso a gruppi di qualche tipo, per simulare passioni o hobbies, e dare parvenza di vita sociale in contesti che li hanno “approvati”.
Generalmente, in sintesi, non hanno amici.

Quasi sempre questi soggetti “costruiscono” la loro vita familiare secondo i medesimi canoni. Il partner, coniuge o meno, viene “selezionato” tra soggetti che non hanno un tessuto familiare che li supporta. Il contesto di controllo non può venir meno, e questi soggetti sono capaci di simulare per una vita intera. Quando i rapporti non consentono più di essere governabili, cessano (separazioni, etc) e il partner viene “rimpiazzato” con uno più “idoneo”.

Nella stragrande maggioranza dei casi, inoltre, questi soggetti sono mal considerati dalla famiglia di provenienza (la classica “pecora nera”), perchè i familiari conoscono bene la loro vera natura. Molto frequente anche l'essere stati addirittura “banditi” dalla famiglia di provenienza (verso i cui componenti nutriranno per sempre un rancore feroce, anche se dissimulato da rapporti più o meno normali, ma solo all'apparenza).

Naturalmente, non tutti possono cadere così facilmente nella rete di questi soggetti. Di conseguenza le loro vittime preferite sono rappresentate da chiunque attraversi un periodo di maggiore difficoltà. Alcuni di questi soggetti, quindi, adottano sistemi, o tendono a ricoprire ruoli sociali, che gli permettano di incontrare persone che potranno, in qualche modo, manifestare loro uno stato di difficoltà, e che, ancor meglio, si debbano rivolgere proprio a loro per avere aiuto.

E' il semplice principio della tela del ragno, che esemplifica, però, il grado di pericolosità sociale di questi soggetti, e rappresenta, al contempo, una delle loro migliori armi di difesa: la difficoltà ad essere individuati. E' il classico caso dell'insospettabile, secondo la logica del “chi l'avrebbe mai detto”? Per la nostra mente, infatti è molto più difficile accettare il concetto che proprio da certi soggetti possano provenire determinati comportamenti negativi. Il modo migliore di non essere scoperti, infatti, è mimetizzarsi. E loro lo sanno molto bene.

Quando si sentono messi in pericolo nel loro mimetismo, di solito, questi soggetti reagiscono con inusitata violenza, determinazione e cattiveria. Tutto, purchè non emerga la loro vera natura. In questi frangenti possono essere veramente pericolosi. Per difendersi, non esiteranno a scatenare tutta la loro capacità di manipolazione e, se si vedono perduti, possono giungere alla violenza fisica senza esitare...

http://www.lightonstalking.blogspot.com/?zx=3cf27d0933d666e1

29 gennaio, 2009

GRANDE GIORNO! Grazie, ministro Carfagna


Finalmente è arrivata la Legge!

APPROVATA LA LEGGE CONTRO LO STALKING
Roma - La Camera ha approvato il Ddl anti-stalking che istituisce il reato di atti persecutori, reato che prevede il carcere da 6 mesi a 4 anni e aggravanti di pena nel caso in cui il reato sia commesso ai danni di minori, disabili, o donne incinte. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato. Grande soddisfazione è stata espressa dal relatore del provvedimento, Giulia Bongiorno, che ha sottolineato, nell’intervento che ha concluso il dibattito, "la caratteristica essenziale di questo ddl: è stato condiviso".

Documento condiviso Il presidente della commissione giustizia lo ribadisce con forza: "Ho di fronte a me in sequenza - ha detto - i passaggi in commissione, dove ho visto i contributi del centrodetra e del centrosinistra, senza opposizioni nè veti. Sorprende invece che l’unica voce di dissenso provenga da chi non ha partecipato ai lavori della commissione". Giulia Bongiorno ha poi detto che "forse alcuni pensano che questa sia una legge di cui si poteva tranquillamente fare a meno. Non è così. Me ne sono accorta nella mia carriera di avvocato, quando 14 anni fa ho assistito una donna vittima di persecuzioni. La denuncia si è arenata nei tribunali e sapete che fine ha fatto quella donna? È morta vittima di stalking. Questa legge - ha proseguito la Bongiorno - ha una portata innovativa straordinaria: non è una legge contro il corteggiamento insistente, ma contro i persecutori insistenti. La donna molestata può, con questa legge, rivolgersi al questore e ricevere aiuto immediato".

Carfagna: "Grande giorno per il paese" Il ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna ha espresso grande soddisfazione per l’approvazione alla camera del disegno di legge contro le molestie insistenti. "Oggi è un grande giorno per il paese e per la politica", ha dichiarato ai giornalisti a Montecitorio, "è una vittoria per il Paese". Ora, ha aggiunto, "mi auguro che la legge verrà approvata celermente in Senato e dal giorno dopo le donne avranno uno strumento in più per difendersi da comportamenti che rendono la loro vita un inferno".

Venti milioni per le vittime dello stalking Carfagna ha poi assicurato che "c’è un fondo di 20 milioni di euro "per le vittime dello stalking "a disposizione del ministero delle Pari opportunità". Già, ha detto, è stato completato un bando da 3 milioni e mezzo di euro "per sostenere i centri antiviolenza" che aiutano le donne. "Sarà mia cura ottenere altri fondi", ha promesso. Quanto ai recenti casi di stupri, "il governo ha dimostrato non solo di avere grande sensibilità, ma che si tratta di priorità da affrontare subito e con decisione".

Priorità dell'esecutivo Non a caso, ha ricordato, i disegni di legge sullo stalking e la violenza sessuale "sono stati approvati il 18 giugno in uno dei primi consigli dei Ministri" dell’esecutivo Berlusconi. È stato inoltre "siglato un protocollo d’intesa con l’arma dei Carabinieri per un gruppo di studio" sulle violenze contro le donne, ha sottolineato, e "protocolli con Milano e Roma per installare mille scatole rosa nelle auto di donne a rischio per gli orari in cui si spostano in macchina o le zone che devono frequentare". Dunque, ha insistito, "è un tema che ci sta molto a cuore".

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=324733


07 gennaio, 2009

Perseguitata dall’amica «Ti amo ma ti ucciderò»



Disposto il ricovero coatto in psichiatria per una quarantenne che, innamorata e gelosa dell’amica, da due anni la tormentava. Indagata dalla Procura per molestie
Indagata per molestie e sottoposta a un ricovero coatto in ospedale. Succede a una donna di quarant’anni, Maria, accusata di aver perseguitato per due anni la sua ex compagna, Cristina, trentenne, commerciante. Maria e Cristina sono le due protagoniste di una storia di stalking, tutta al femminile.

L’ultimo affronto una scritta gigantesca lasciata su una parete del negozio: «Ti amo, puttana». E poi l’auto del convivente presa a sprangate, mentre a bordo addirittura c’era un bambino Sul caso la procura ha aperto un fascicolo, con il sostituto procuratore Paola Calleri.

È una storia che parla di minacce continue, biglietti intimidatori, agguati. «Ti adoro, ma ti ucciderò», l’ultima promessa. Cristina ha capito in quel momento che la sua vita rischiava d’imboccare una spirale senza ritorno, “prigioniera” d’una donna che di lei diceva d’essere innamorata e di desiderarla; una vecchia amica, anche, conosciuta quand’era poco più che adolescente e ritrovata a distanza di qualche anno.

Davanti al suo caso - come spesso accade non essendo ancora stata approvata in via definitiva una legge specifica sulle molestie persecutorie - Procura e polizia si sono sentiti spesso impotenti. Finché, facendo leva sull’ubriachezza che spesso ha contraddistinto le azioni della quarantenne, nei giorni scorsi non è stato disposto il ricovero coatto in ospedale.

http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/genova/2009/01/03/1101986252576-perseguitata-dall-amica-ti-amo-ma-ti-uccidero.shtml
03 gennaio 2009| Matteo Indice

11 novembre, 2008

Michelle Hunziker: "I miei tre molestatori? Tutti a piede libero



Michelle Hunziker dice "In Italia c'è la legge ma non la giustizia". BENVENUTA NEL MONDO DELLA GRANDE SCOPERTA!!
Leggi la notizia...


ROMA - I molestatori di Michelle Hunziker sono tuttora a piede libero e a quanto pare non sembrano avere intenzione di cessare con le minacce e le lettere molestatrice. Lo ha rivelato lei stessa in una intervista di prossima pubblicazione sul settimanale Chi. "Ho vissuto violenze e ingiustizie che mi hanno sensibilizzato forse più di altri al problema", rivela Michelle Hunziker. La showgirl svizzera, che ha costituito con l´avvocato Giulia Bongiorno la Fondazione Doppia Difesa proprio per aiutare le persone, soprattutto donne, vittime di abusi, violenze e sopraffazioni, denuncia le difficoltà che ha incontrato lei come donna molestata.

"I miei tre stalker? Sono tutti a piede libero. Per forza, in Italia c´è la legge, ma non c´è giustizia, perché per via di lungaggini e scappatoie burocratiche la pena non viene scontata. Quel reato prevede solo tre mesi di carcere? Va bene, ma che li facciano... Ma è comunque importante denunciare tutto, tutto dev´essere documentato".

"I miei stalker sono tre", continua la Hunziker. "Il primo, quello che mi molestava da tre anni, l´abbiamo ´sistemato´: è stato processato e ha preso tre, quattro mesi di carcere, è scappato e mi manda comunque lettere da Londra o dalla Germania. Il secondo è stato anche lui processato, poi l´abbiamo fatto contattare dalla fondazione e gli abbiamo chiesto se voleva esser seguito dai nostri psicologi, ma ha detto di no. E poi c´è quello delle minacce di morte, al quale di essere stato rinviato in giudizio non gliene frega niente. E due giorni fa mi ha mandato l´ennesima lettera minatoria".


Il primo molestatore, Tibor Turza, slovacco di 40 anni, è stato condannato a tre mesi di reclusione. Era un fan sfegatato della showgirl ma il modo di manifestare la sua passione per la Hunziker era andato oltre il lecito. Nel dicembre 2005 aveva iniziato a spedirle lettere e cartoline in cui la avvertiva di essere in pericolo così come in pericolo, a suo dire, era la figlia di Michelle, avuta da Eros Ramazzotti. Turza sosteneva invece di essere lui il vero padre della bambina.


Nei mesi successivi si era presentato sotto casa di lei e prima che la soubrette scappasse in casa le aveva detto: "Mi hai riconosciuto?". Anche nel settembre 2006, si era presentato sotto casa suonando molte volte al citofono. Infine nell´ottobre del 2006 era stato bloccato da una guardia del corpo della donna assunta proprio in seguito alle numerose molestie da lei subite ad opera dei suoi fan.


http://www.tio.ch/aa_pagine_comuni/articolo_interna.asp?idarticolo=427193&idsezione=4&idsito=37&idtipo=195

01 novembre, 2008

Mobbing in Famiglia


di Avv. Girolamo Aliberti


Siamo abituati a sentire parlare di mobbing nell’ambito del mondo del lavoro, dove viene definito come un insieme di comportamenti (abusi psicologici, angherie, vessazioni, demansionamenti, emarginazione, umiliazioni, maldicenze, ostracizzazione, etc.) perpetrati da parte di superiori e/o colleghi nei confronti di un lavoratore, prolungati nel tempo e lesivi della dignità personale e professionale nonché della salute psicofisica dello stesso.

I singoli atteggiamenti molesti (o emulativi) non raggiungono necessariamente la soglia del reato né debbono essere di per sé illegittimi, ma nell'insieme producono danni anche gravi, con conseguenze sul patrimonio della vittima, la sua salute, la sua esistenza. Questa pratica è spesso condotta con il fine di indurre la vittima ad abbandonare da sé il lavoro, senza quindi ricorrere al licenziamento, o per ritorsione a seguito di comportamenti non condivisi (ad esempio, denuncia ai superiori o all'esterno di irregolarità sul posto di lavoro), o per il rifiuto della vittima di sottostare a proposte o richieste immorali (sessuali, di eseguire operazioni contrarie a divieti deontologici o etici, etc.) o illegali.

Meno diffuso nella consapevolezza comune, ma molto presente, invece, nella società è, il mobbing familiare da intendersi come l’insieme degli atti e delle omissioni, di un coniuge verso l’altro, caratterizzati da intento denigratorio o persecutorio, e finalizzati alla sistematica distruzione della personalità altrui. Questi atti, se presi singolarmente, non necessariamente assumono la dimensione dell’illecito. Ma considerati nel loro insieme hanno una lesività tale da ledere e limitare la libertà di autodeterminazione del coniuge.

Quando parliamo di mobbing, dunque, dobbiamo andare oltre la violenza fisica (che di per sé integra il carattere di illecito) facendovi rientrare tutti quegli atti di violenza psicologia ed emotiva, cioè quegli atti che nelle forme più manifeste creano ansia e angoscia, e nelle forme più subdole (e dunque più pericolose perché non facilmente riconoscibili e dimostrabili all’esterno) creano una sorta di impotenza e di costrizione, portando la vittima ad un vero e proprio isolamento. Purtroppo questi comportamenti, che sono senza dubbio fonte di un danno esistenziale, non trovano facilmente una corretta sanzione, non essendo, a volte, nemmeno qualificabili come atti illeciti o perché non è facile dimostrare l’intenzionalità (il dolo) del comportamento di chi li compie.

Come detto, il mobbing familiare può manifestarsi in diverse forme: dalla violenza psicologica che assume le forme di minacce, insulti, continue mortificazioni e svalutazioni del valore dell’altro, alla violenza economica che consiste nel privare l’altro coniuge della libertà di disporre di una indipendenza economica al punto da far dipendere la propria esistenza dall’altro partner; questi atti, come è facile intuire, sono perpetrati spesso dal marito nei confronti della moglie, il quale le impedisce di lavorare e dunque di avere una propria fonte di reddito oppure controlla ossessivamente tutte le spese effettuate dalla moglie.

Un altro modo in cui il mobbing si manifesta è lo stalking, cioè una serie di atteggiamenti tenuti dal marito che perseguita la moglie attraverso un ossessivo controllo a distanza, con continue telefonate, lettere, SMS, e-mail, pedinamenti che ingenerano stati di ansia e paura, che possono arrivare a comprometterne il normale svolgimento della vita quotidiana.

Comportamenti mobbizzanti nell’ambito del conflitto coniugale possono essere rivolti anche a danno dei figli. Il mobbing genitoriale è l’insieme dei comportamenti, anche omissivi, che violano gli obblighi sanciti dagli articoli 147 e 155 Cod. Civ. Questi comportamenti si ravvisano molto spesso quando la coppia va in crisi e si giunge alla separazione. Non a caso, molti autori parlano di “infantilizzazione" della coppia in via di separazione” proprio per indicare gli atteggiamenti irragionevoli che molti genitori tengono allo scopo di danneggiare l’altro coniuge, senza però rendersi conto di strumentalizzare i propri figli a questo scopo, arrecando loro un danno notevole a livello psicologico (sindrome del genitore separato).

Dunque, rientrano in questi comportamenti gli inadempimenti agli obblighi di cura, educazione, istruzione, la violazione sistematica degli obblighi di visita, il non contribuire al mantenimento dei figli, ostacolare i rapporti del minore con l’altro coniuge. Attraverso questi atti i genitori violano il diritto del minore a mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con entrambi i genitori, sancito dalla L.54/2006. Anche l’assistere ai comportamenti illeciti di un genitore verso l’altro, (come essere presenti durante i litigi o assistere a violenze fisiche e morali), sopportare la costante denigrazione e delegittimazione di un genitore da parte dell’altro è un comportamento mobbizzante (mobbing genitoriale mediato).

Tutti questi atti, però, trovano una difficile forma sanzionatoria, perché spesso vengono considerati come un’espressione della conflittualità dei coniugi durante la separazione.

Quali sono, dunque, le reali forme di tutela? E soprattutto sono realmente efficaci? La tutela penale ex art 572 Cod. Pen. (maltrattamenti in famiglia) comporta una difficoltà nel dimostrare l’intenzionalità (il dolo) degli atti mobbizzanti, oltre al fatto che le pene editali sono basse ed una carcerazione priverebbe i figli di una figura genitoriale. Gli ordini di protezione contro gli abusi familiari ex art. 342 Cod. Civ. potrebbero essere considerati come una anticipazione degli effetti della separazione, con la conseguenza che il tutto possa essere rimandato in questa.

Proprio la separazione con richiesta di addebito è un’altra forma di tutela, che però non sanziona del tutto gli atti mobbizzanti a cui si è stati sottoposti. L’unica forma di tutela con maggiore efficacia sembra essere la tutela risarcitoria (art. 2043 Cod.Civ.) ma anche in questo caso, si ripropongono i problemi della prova del comportamento mobbizzante, la prova del danno, e la concreta liquidazione del risarcimento. La nuova legge sull’affido condiviso, infine, ha introdotto l’art 709-ter Cod. Proc. Civ., ma anche qui si ripropongono le sesse difficoltà che si trovavano con i rimedi ordinari.

Siamo di fronte all’ennesima debolezza del nostro sistema legislativo a cui, solo qualche sentenza innovativa della magistratura riesce a porre un rimedio che però non è del tutto soddisfacente


http://www.vivicorato.it/Rubriche/dettaglio_recensioni.aspx?rbval=n6ZNrZuqCA8%3D

21 ottobre, 2008

L'Isolamento


Isolamento è il sinonimo di esclusione, segregazione, emarginazione, prigionia, ghettizzazione...è esattamente ciò che accade a chi è vittima dello Stalking!

Lo scopo del persecutore assillante è quello di affermare il pieno dominio sulla sua vittima controllandola, perseguitandola e distruggendola psicologicamente.

Lo stalker cerca di farle terreno bruciato intorno non soltanto adottando la violenza psicologica (spesso anche fisica e talvolta anche sessuale) ma anche attraverso la strategia dell'isolamento, che consiste nel minacciare, criticare e perseguitare gli amici, i familiari e tutte quelle persone che compongono il mondo della sua vittima, allontanandoli a poco a poco da lei.

Se la prende spesso anche con il nuovo partner perseguitandolo e minacciandolo o comunque sempre con lo scopo di allontanarlo dalla vita della sua preda.

Nei casi di stalkers più diplomatici, la strategia è meno diretta e più sottile. E sono i più difficili da smascherare in quanto generalmente siamo tutti portati a fidarci delle apparenze e non sospettiamo delle vere intenzioni che si celano dietro a questi soggetti.

A volte amici e conoscenti si allontanano volontariamente dalla vita della persona perseguitata o per timore del persecutore, o pensando che così facendo facilitano la sua vita, oppure per restarne semplicemente fuori.

In alcuni casi il persecutore arriva a diffamare la persona oggetto delle sue persecuzioni a mezzo web diffondendone i contatti, numero telefonico e foto intime allo scopo di isolarla, distruggerne l'immagine e la credibilità.

Il fatto triste è che spesso ci riesce perchè questo genere di persona - lo stalker - non manifesta inizialmente la sua natura distruttiva e quando la vittima, oramai coinvolta emotivamente, prende finalmente coscienza della realtà persecutoria in cui si trova, ha difficoltà ad uscirne fuori da sola.

La vittima non si sente nè capita nè protetta dalla giustizia, teme per l'incolumità sua e delle persone a lei care.

Occorrerebbe una interazione tra avvocati, psicoterapeuti, magistrati e forze dell'ordine i quali dovrebbero parlare tutti lo stesso linguaggio. E non sempre evidentemente questo si verifica, viste le ingiustizie e il numero di donne morte ammazzate. Almeno finora.


http://escialloscoperto.blogspot.com