29 novembre, 2009

SOCIETA'. Stalking, CODICI attiva sportello a Rimini dall'11 dicembre

23/11/2009 - 16:17

In 8 mesi, cioè dal 23 febbraio al 31 ottobre 2009
, l'Emilia Romagna ha registrato 218 casi di stalking e per questo è la nona Regione d'Italia per i casi denunciati. Sono i dati resi noti oggi dal Sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, nel corso della tavola rotonda "Stalking a un anno dall'approvazione". "Sarà grazie all'istituzione del reato di stalking che le denunce per maltrattamenti, aggressioni, violenze fisiche e/o verbali sono in aumento" commenta il CODICI.

"Nel Riminese secondo le indagini del CODICI, negli ultimi sette mesi, sono stati ben 16 gli abusi dichiarati - ha detto il Segretario di CODICI Rimini, l'Avv. Fausto Pucillo - Si tratta di donne che sono riuscite a superare la vergogna e/o la paura e hanno deciso di denunciare il loro carnefice. In molti casi sono ex-fidanzati o ex-compagni ossessionati dall'idea che la loro donna possa essere di qualcun altro".

Ma quali sono i passi che bisogna compiere se si pensa di essere vittima di uno stalker? "Occorre, anzitutto rivolgersi alla Questura o al Commissariato della Polizia di Stato, esporre all'ufficiale della Polizia giudiziaria la successione degli eventi riportando le frasi offensive o minacciose ricevute.

Se ci sono state molestie telefoniche sarebbe opportuno riportare giorno e ora in cui queste sono avvenute e indicare gli eventuali testimoni delle aggressioni fisiche e/o verbali. Occorrerebbe, inoltre conservare e presentare alle Forze dell'Ordine gli elementi che possono aiutare nelle indagini: biglietti manoscritti, lettere, nastri della segreteria telefonica, e-mail, regali.

"Paura, vergogna, sfiducia possono ritardare il processo di consapevolezza necessario affinché la vittima decida di denunciare il suo molestatore o aggressore - conclude Pucillo - per questo dall'11 dicembre sarà attivo lo sportello anti-stalking del CODICI della Provincia di Rimini. Il nostro obiettivo sarà quello di dare voce non solo alle donne, ma anche agli uomini, intenzionati ad affrontare e superare la loro condizione di disagio, offrendo consulenza e supporto legale alle vittime. Il CODICI ricorda che è già attivo un numero di pronto intervento al quale ci si può rivolgere 24 ore su 24: 3400584725.


http://www.helpconsumatori.it/news.php?id=25636


Stalking: 17 denunce al giorno


(ANSA) - ROMA, 25 NOV - In otto mesi,da quando e' stato introdotto il reato di stalking,sono 4.124 le persone denunciate (in media 17 al giorno) e 723 le arrestate.La Lombardia in testa per denunce (539) ed arresti (129),la piu' virtuosa la Valle d'Aosta(10 denunce e nessun arresto). Lo dice il ministro per le pari opportunita' Carfagna. La piu' alta incidenza di uomini vittima in Sardegna (28,75%), in Molise piu' donne vittima ((86,96%). Le denunce in Toscana e Campania sono 359 e 344, in Sicilia 331 e nel Lazio 308.


http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2009/11/25/visualizza_new.html_1620474811.html


10 novembre, 2009

Quando l'Affido Condiviso danneggia le Donne




Le vicissitudini della mia vita mi hanno fatto comprendere quanto sia facile oggi far prendere il corso sbagliato alla giustizia a seguito di una CTU poco empirica e attendibile.

Non mi baso solo sulla mia esperienza ma su vari casi, ne cito un paio come esempio (vedi link in fondo al post).

Se un tempo ero molto favorevole all’affido condiviso, ora gli effetti che tale legge sta producendo nella vita di molte donne e bambini non mi lascia indifferente. Oggi viene messa spesso in discussione la competenza di una madre da un provvedimento autoritario.

Tutti noi abbiamo consapevolezza di quanto sia importante poter avere nella nostra vita la guida di entrambe le figure genitoriali, meglio se in accordo tra di loro. Ma non sempre questo è possibile.

L’affido condiviso non è, a mio giudizio, la panacea ai conflitti tra i coniugi che si lasciano. Le statistiche dicono che il 54% dei casi di separazione sono causati da problemi di violenza fisica, psicologica, sessuale ed economica.

L’affidamento condiviso ha la pretesa di conciliare l’inconciliabile e costringe (con l’imposizione della legge) i partner a vedersi e a sentirsi di continuo per decidere l’organizzazione della vita quotidiana dei figli minori.

Questa legge è un’ulteriore arma nelle mani di quei partner violenti e rancorosi perché permette loro di avere maggiore controllo e “accesso” nella vita delle loro ex compagna.

Oggi veniamo informati, purtroppo quotidianamente, di storie che sfociano in tragedie, nelle quali a essere coinvolti sono spesso donne e bambini senza tutela e dove il fatto di poter incontrare l’altro genitore, ha permesso di compiere la vendetta sull’ex partner.

In questo senso credo che non si possano valutare e trattare tutte le cause di separazione allo stesso modo. L’affido condiviso va bene nelle cause di separazione non conflittuali, mentre nelle altre sopra citate è, a mio avviso, la soluzione peggiore.

La mediazione familiare forzata è improponibile nei casi di situazioni in cui si verifichino episodi di violenza o di stalking. Oggi invece gli operatori sociali trattano i casi di violenza e quelli di normale litigiosità allo stesso modo non facendo alcuna distinzione e pretendendo anzi un rapporto collaborativo tra gli ex partner laddove non esistono neppure i presupposti perché ciò si verifichi.

Questo, secondo me, oltre a esporre le donne a maggiori rischi, le si vede accusate e addebitate della mancanza di collaborazione con l’ex compagno. Arrivando addirittura a togliere loro i figli.

La legge italiana oggi, anziché tutelare le donne già vittime di uomini violenti e/o persecutori, le punisce per non essere in grado di difendersi. E’ una situazione paradossale e assurda che secondo me merita una riflessione.

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'Ma la donna è meno violenta'


Dopo le parole del minisro Carfagna sullo stalking al femminile

FLAVIA AMABILE

Un po' lo temevo. Dopo l'articolo di ieri sullo stalking che in alcuni casi è anche femminile, si è discusso un po'. Ecco, ad esempio, che cosa ha scritto il blog 'Femminismo a Sud':

"Leggo un articolo di Flavia Amabile che parla di stalking commesso da donne. Il dato si basa sulle denunce elaborate dalle questure e di sicuro non mi sconvolge che i maschi abbiano approfittato della legge per trattare da folli e ancora più da cattive le donne alle quali fanno del male. Tra queste c'è sicuramente qualcuna che eccede nelle modalità di relazione e sbaglia come sbaglia chiunque tenti in ogni modo possibile di attirare l'attenzione su di se' con persone che evidentemente non hanno voglia di proseguire quel rapporto.

Quello che non mi piace dell'articolo riguarda innazitutto la dichiarazione dello psichiatra che sembrerebbe giustificare il comportamento maschile generalmente più violento. Non è un caso infatti che ad oggi non ci sia nessuna donna che abbia fatto del male fisicamente ad un uomo mentre è assai frequente, nella media di una ogni due giorni, e parliamo solo dell'italia, che l'uomo uccida la propria ex.

Come dire: una cosa è provare ad attirare l'attenzione e un'altra perseguitare la propria ex progettando di rovinarle la vita o addirittura di ucciderla.

Leggo un'altra cosa che non mi piace e si riferisce alla denuncia di qualcuno che non ha sopportato la ex in un bisticcio di affidi e bambini. Qui ho bisogno di spegnere la testa tanto suona forte il campanello di allarme e mi viene in mente tutta la serie di odiose questioni che pongono i padri separati. Odiose nella misura in cui vorrebbero che le madri sparissero dalla faccia della terra, intenti a fare loro i dispetti e a raffinare lo stalking in modalità assai più articolata: cosa c'è di meglio che rendere la vita impossibile alla propria ex facendola soffrire come un cane togliendole i figli? E quale occasione migliore di togliersele dalle balle che denunciarle per stalking?

Lungi da me giustificare comportamenti scorretti e persecutori ma se Flavia Amabile fa il suo mestiere riportando fedelmente le dichiarazioni di ministra e psichiatra sta a noi commentare senza paura di apparire parziali.

Di cosa stiamo parlando? Di una legge pubblicizzata come fosse la panacea di tutti i mali mentre è chiaro a tutte quanto sia insufficiente. Solo l'altro ieri un uomo ai domiciliari per stalking è comodamente uscito fuori di casa - i media in modo ridicolo hanno detto che era evaso come se fosse difficile "evadere" da casa - ed è andato a sparare alla ex moglie.

Lo stalking di cui parliamo è tutta quella modalità di persecuzione che serve all'uomo per uccidere socialmente o fisicamente una donna. Per privarla della propria vita, della libertà di uscire, lavorare, amare ancora, vivere. E non c'entra un bel niente la differenza che lo psichiatra attribuisce a donne e uomini, le une giudicate più riflessive e gli altri più orientati alla guerra. Dove l'ha letto? Sui cioccolattini?

Le donne sono aggressive e se mostrano di esserlo vengono criminalizzate e definite poco femminili e bulle. Le donne sanno difendersi ma non devono perchè c'è l'uomo che dovrà farlo per lei. Le donne vengono mantenute in stato di "riflessività" perchè non possono fare altro. Gli uomini invece sono legittimati ad essere stronzi, codardi, egoisti, aggressivi, violenti. E' una legittimazione sociale, culturale e come si può vedere anche psichiatrica. Non esiste l'uomo violento in natura come non esiste la donna riflessiva in natura. L'uomo non è naturalmente femminicida, non ha geni che lo rendono un assassino perchè la memoria della violenza si trasferisce di eredità in eredità e sono le famiglie l'anello di trasmissione e in quelle famiglie ci siamo anche noi.

L'uomo perseguita in modo violento, lo fa per uccidere, per privare della vita qualcun'altra e lo fa perchè è legittimato socialmente e culturalmente a farlo, perchè l'italia è una repubblica basata sul sessismo e la carfagna ne è la massima rappresentante giacchè occupa il posto di ministro non certo per le sue capacità e la sua esperienza politica.

Perciò la domanda sorge spontanea: come si sta valutando la questione? Che diamine stanno facendo le questure? Che tipo di denunce accolgono? Sanno costoro cos'è lo stalking? E' una cosa ben definita? Preventiva di femminicidi, atti violenti? O è di tutto un po'?

Telefonare all'ex marito che non ti riporta il figlio in orario per farlo andare a letto, viene considerato stalking?

Rispondere in privato ad un messaggio di qualcuno che ti sta molestando in pubblico, in un forum, in un social network, chiedendogli gentilmente di smettere, è stalking?

Lo chiedo perchè l'atteggiamento di certi individui è esattamente questo. Lui lascia diversi messaggi in pubblico. Insiste, prova ad attirare l'attenzione di altre persone sulla cosa che a lui interessa perchè tutti devono sapere e se gli scrivi in privato per chiedergli di smettere lui ti dice: "Smettila di molestarmi, non voglio ricevere messaggi da te!". Questo atteggiamento secondo voi cos'è?

Poi ci sono quelli che si sentono in diritto di spammarti e molestarti fino allo sfinimento perchè tu DEVI ascoltarli e DEVI permettergli di venire a pisciare sul tuo blog. Come ti permetti tu, donna, di non concedere il lasciapassare a lor signori che tutto possono e tutto immaginano di poter pretendere?

In quel caso le richieste gentili, gli appelli, non funzionano. Se alla fine gli dici che provvederai legittimamente a difenderti allora parlano di "donne aggressive".

Certo di cretini è pieno il mondo e questo non ci impedisce comunque di continuare a fare il lavoro che facciamo.

Tornando all'argomento del post: di cosa è fatto lo stalking delle donne?

Dicevamo, non si può negare che le donne assumano atteggiamenti ossessivi nei confronti di alcune persone ma parliamo di un fenomeno completamente diverso che difficilmente può portare alla morte fisica di una persona. Ovvio che la violenza psicologica e la molestia sono cose gravi da considerare e dunque parliamone.

La maggior parte delle donne attuano forme di aggressività indiretta. La strategia è la stessa del mobbing. Le donne possono agire in branco o comunque sobillate da una singola che è quella che ha motivi di astio personali contro il soggetto che prenderanno di mira. A partire da QUI troverete una serie di link utili a comprendere qualcosa sull'argomento. Perchè per parlarne bisogna avere cognizione di causa. E QUI c'è un gruppo facebook fondato per ragionarne soprattutto con le donne che ne avessero voglia.

Teoria a parte potrei parlarvi delle storie che altre mi hanno raccontato a questo proposito. Ce n'è soprattutto una che si esplicita nella solita maniera in cui si svelano queste dinamiche: nell'anonimato.

Quale strumento migliore di internet per mettere in atto strategie di aggressività indiretta?

La modalità è abbastanza banale e abbiamo visto che viene utilizzata in molte altre situazioni.

Due donne hanno dei problemi di relazione. Una ha delle qualità che la rendono in qualche modo irraggiungibile e l'altra è una donna abbastanza acida e mediocre che prima tenta di entrare nelle grazie della prima e non essendoci riuscita attua una linea di competizione che punta dritta alla distruzione.

Tenete conto che tutto ciò accade nella mente del soggetto competitivo mentre l'altra di tutto quanto non saprà nulla fino a che non si renderà conto di essere oggetto di inspiegabili aggressioni.

Ciò che non si può possedere bisogna raggiungerlo, sorpassarlo e ciò che non si riesce a raggiungere bisogna distruggerlo. Questa è la filosofia di massima che sta dietro questi atteggiamenti.

La persecutrice si sente trascurata, esclusa e nel suo egocentrismo comincia perciò a usare la rete di conoscenze comune per diffondere bugie da denuncia penale, roba pesante, attribuisce alla protagonista della storia persino dei reati gravi ed è su questi fatti che si ritaglia una specie di complicità con altre persone che pur sapendo quanto sia improbabile tutto quello che viene detto agiscono comunque da soggetti terzi, indifferenti, testimoni passivi della persecuzione. Nel bullismo i soggetti terzi hanno una funzione specifica perchè contribuiscono ad attivare linee di continuità con il gioco molesto che la persecutrice porta avanti.

La persona molestata continua a fare la sua vita e ottiene dei risultati personali, qualche riconoscimento, si realizza nel lavoro e anche nella vita privata. Fa tutto ciò che la persecutrice vorrebbe fare ma invece che chiamarla per dirle "sai, da una decina d'anni io sto morendo di invidia per te" attivando meccanismi di disgelo invece che continuare a nutrire la sua ossessione, provvede ad alzare il tiro delle molestie e comincia a lasciare messaggi anonimi su internet violando pesantemente la privacy dell'altra, mettendo in piazza nome e cognome, numero di telefono, indirizzo, informazioni private impastate alle sue distorsioni.

La vittima di tutta questa faccenda ovviamente a quel punto sa di quanto sta accadendo ma non sa di chi si tratta. Nella sua ingenuità non le viene neppure in mente di associare quelle molestie anonime ai pettegolezzi messi in giro qualche tempo prima. Oltretutto non ha avuto il tempo di dedicarci grande attenzione perchè nel frattempo ha anche avuto un figlio.

Lei si rivolge al garante della privacy, scrive ai contatti internet responsabili delle pagine in cui appaiono quelle notizie chiedendone la rimozione. In poco tempo la molestatrice viene bannata da una serie di spazi e tuttavia continua e insiste. Fa di più: comincia a scriverle messaggi anonimi e li manda via mail e in un sito pubblico in cui la sua vittima ogni tanto scambia degli appunti professionali con colleghi e colleghe. Vuole essere certa che tutti e tutte sappiano e vuole distruggerla, rovinarla.

E' a quel punto che la persona di cui parliamo è obbligata a fare una denuncia alla polizia postale. Denunciare un persecutore o una persecutrice anonima su internet è un atto di resa, un modo di consegnare la propria vita alle forze dell'ordine sapendo di diventare un numero al quale sarà sottratta privacy e la sicurezza che deriva dal risolvere le questioni da sole. Perciò noi ragioniamo di autodifesa digitale perchè bisogna trovare una alternativa che ci veda protagoniste e in grado di difenderci.

In ogni caso la nostra storia finisce con una denuncia per diffamazione. La postale becca l'ip, l'indirizzo dal quale la persecutrice scriveva, e la accusa formalmente di tutta l'attività diffamatoria - giacchè nel periodo di cui parliamo lo stalking non era ancora considerato un reato - tutto quanto poi sarebbe diventato una causa in tribunale. Fu allora che la vittima di queste molestie seppe e provò una gran pena per questa donna che le stava rovinando la vita. La persecutrice fu sottoposta a restrizioni e cessò di fare quello che aveva fatto fino a quel momento.

Sapete perchè? Semplicemente perchè la molestia, il bullismo, il mobbing, lo stalking, in qualunque modo vogliate chiamarlo, si nutre di un conflitto indiretto, vigliacco, agito di nascosto. Quando viene portato alla luce, se la persona è obbligata ad affrontare il conflitto in modo diretto, con tanto di firma, nome e cognome, consapevole delle conseguenze ma anche nell'impossibilità di alimentare bugie guardando negli occhi la persona che ne è oggetto, allora tutto improvvisamente smette o assume modalità diverse.

In questo i maschi purtroppo sono bravissimi perchè riescono ad ammantare di dignità teorica fior di intimidazioni e di concetti che istigano alla violenza contro le donne esattamente come i fascisti rincoglioniscono il mondo con chiacchiere revisioniste e bugie di ogni tipo.

I maschi in questo sono allenati perchè è da secoli che sono obbligati a difendersi in pubblico da accuse di molestia. Mentono sapendo di mentire e fanno passare la loro vittima come una partecipe e consensuale "battona" propensa allo stupro o una donnetta che inventa accuse di molestia che loro sostengono non essere vere. La lezione di Dominique, la ragazza di catania che ha denunciato il suo docente universitario che chiedeva prestazioni sessuali in cambio di buoni voti, rimane esemplare a far capire il comportamento di certi maschi, molesti in privato e rigira frittate e bugiardi in pubblico.

Un consiglio? Che siano molestatori e molestatrici anonimi/e poco importa perchè alla lunga tra molestat@ e molestatrice si stabilisce una "relazione", una sorta di empatia che vi fa comprendere sempre chi è l'anonim@ che lascia messaggi su ogni parete libera.

Rivolgetevi a loro, in modo diretto, invitateli/e a discuterne. Agite il conflitto per determinarne le sorti. Se agite da vittime sarete solo vittime. Se agite da donne che non si crogiolano nel ruolo di vittima ma intendono prendere in mano la propria vita senza cederla alla prima intimidazione di turno allora bisogna affrontare la questione con tutte le prudenze del caso.

E' chiaro che se c'è una persona che vi scrive allora voi scriverete, se c'è una persona che parla voi parlerete, se c'è una persona che vi vuole ammazzare, lo stalker, il vostro ex, sappiate che non c'è nulla da dire e dovete semplicemente stargli lontane.

La differenza tra mobbing, bullismo e la persecuzione finalizzata ad uccidervi sta tutta qui. Il mobbing se lo affronti in modo diretto hai una speranza di risolverlo. Non la certezza, ho detto la speranza, quindi prudenza sempre. La persecuzione non la risolvete mai perchè l'unico modo che avete di risolverlo è quello di rinunciare alla vostra vita, di continuare a sottoporvi a violenze fino a che arriverà comunque il momento per voi di crepare per mano di quell'uomo. Stategli lontane e se non ce la fate da sole in quel caso non abbiate paura a chiedere aiuto.

Chiedere aiuto ad un centro antiviolenza è essenziale perchè contro un uomo che vi vuole ammazzare non potete combattere da sole.

Mi raccomando amiche mie. Abbiate cura di voi."


http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=124&ID_articolo=771&ID_sezione=274&sezione=

Dallo stalking alla follia omicida


Violenza annunciata: da tempo
perseguitava la donna. Non
accettava la fine della relazione


PESCARA
Ancora senza esito le ricerche di Michele Lambiase l’uomo di 47 anni, originario di Foggia, che nella serata di sabato ha tentato di uccidere con una pistola calibro 765 la ex compagna e il suo fidanzato.

Teatro di questo duplice tentativo di omicidio è stato Montesilvano (Pescara) ad una decina di chilometri di distanza da Silvi Marina dove la donna si era trasferita, in casa dei genitori, con il figlioletto di 4 anni dopo l’arresto per stalking del suo ex compagno. Lambiase era stato destinato agli arresti domiciliari proprio a Foggia nella sua terra d’origine, poi la violazione del provvedimento e la corsa per rintracciare la sua ex compagna e mettere in essere il suo piano scellerato. Ora le forze dell’ordine stanno setacciando l’intero territorio per cercare di scovarlo.

Il fenomeno
Ex compagni di vita che pedinano, minacciano, subissano di sms, aggrediscono: solo oggi sono venuti alla luce tre casi, a Cecina (Livorno), Montecchio (Reggio Emilia) e Montesilvano (Pescara). Quando va abbastanza bene, come nel livornese e nel reggiano, le donne vivono da recluse, escono solo se scortate, cadono in un profondo stato di ansia, mentre l’uomo viene arrestato per stalking. Quando va male, avviene come la scorsa notte nel pescarese: lei in ospedale con il viso sfigurato da un colpo di pistola; il suo ex in fuga; il nuovo compagno ferito tanto gravemente da perdere un rene.

"Un'aggressione annunciata"
Un duplice tentativo di omicidio annunciato, secondo le forze dell’ordine, quello della scorsa notte a Montesilvano. In un mese e mezzo il magistrato era già intervenuto due volte. A ottobre, con un divieto di dimora per lui a Silvi Marina (Teramo), dove la ex coppia - con un bimbo di quasi 4 anni - aveva vissuto in passato e dove ora lei era stata costretta, dalla paura, a trasferirsi a casa dei genitori. Venerdì scorso, con un provvedimento di arresti domiciliari nella sua abitazione foggiana.

L'identikit del fuggiasco
L’uomo, Michele Lambiase, 47 anni, 16 più di lei, è conosciuto come una persona violenta. L'altra sera, secondo la ricostruzione dei Carabinieri, raggiunge l’abitazione dei genitori di lei, a Silvi. Travestito, con una parrucca bionda, spia. La vede uscire di casa, prendere la sua auto e dirigersi verso Sud. La segue fino a Montesilvano, aspetta che lei lasci la sua auto in un parcheggio e salga su quella del fidanzato, poi spalanca lo sportello e spara con una pistola calibro 7.65. Nonostante le ferite il compagno della donna riesce a mettere in moto ed a raggiungere la vicina caserma dei carabinieri per chiedere aiuto.

Tre anni di paura
Michele Lambiase fugge. Ora lo cercano tra gli amici che aveva a Silvi, ma anche tra i parenti che ha a Foggia. Difficile sapere quale auto abbia usato e, quindi, cercare. Le indagini dei carabinieri hanno accertato che le precedenti aggressioni subite dalla giovane donna sono sempre state fatte con autovetture diverse, a volte prese in prestito da amici e parenti, altre prese a noleggio. Insieme erano stati circa tre anni. Poi la rottura, da lui mai accettata. Minacce, un tentativo di violenza sessuale, l’esigenza di controllarla sempre, fino al gesto della scorsa notte.

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200911articoli/49227girata.asp