26 luglio, 2010

IL FEMMINICIDIO E’ UN’EMERGENZA SOCIALE!


Li chiamano “delitti passionali” ma quale tipo di passione può mai spingere a uccidere un numero così elevato di donne?

L’amore è desiderare la felicità della persona amata, non il suo annientamento! Ogni giorno, quando leggiamo il quotidiano o ascoltiamo le notizie al telegiornale, speriamo in cuor nostro che qualche altra donna non sia “caduta ” per mano di colui che sosteneva di amarla.

Ci auguriamo che questa carneficina sia cessata, invece, inesorabilmente, la notizia arriva puntuale come una pugnalata al cuore: un’altra donna è stata uccisa. Solo in quest’ultimo periodo ne sono state assassinate parecchie; la vita delle donne oggi sembra non avere più alcun valore.

Senza citare le statistiche, diciamo che non sono solo le donne a morire in questa “mattanza”: qualcosa si spegne anche nell’animo dei loro figli, i fratelli, i genitori, gli amici, i parenti e tutti quelli che le hanno amate in vita.

Il sangue versato si trasforma in dolore immenso per chi rimane i quali si aggrappano all’illusione che la giustizia possa punire in modo esemplare i colpevoli di tanta crudeltà dando un po’ di sollievo alla loro sofferenza inconsolabile.

Ma ahimè, la giustizia apre una nuova ferita nel loro cuore e altro dolore si aggiunge al dolore: le pene comminate agli assassini sono inadeguate al tipo di omicidio commesso. Gli sconti di pena e i benefici di cui godono gli assassini servono a tutelarli e così i loro massacri rimangono impuniti. Nessuno può arrogarsi il diritto di togliere la vita a un altro, la vita c’è donata da Dio e solo Lui può togliercela! La giustizia è chiamata a dare ordine alla vita sociale e a impedire che gli uomini possano uccidere.

Non si può più continuare a vivere con un simile peso sul cuore.

OGGI LE DONNE VIVONO NELLA PAURA DELLA VIOLENZA NON SOLO FUORI CASA MA ANCHE TRA LE MURA DOMESTICHE!

Siamo diventati in tanti purtroppo a convivere con quest’angoscia, troppi perché nessuno possa più far finta di non “vederci”! Ma non siamo soli, gli omicidi delle donne sono un dolore e una preoccupazione condivisi dalla popolazione di tutto il Paese. Siamo stanchi di tanta ingiustizia e poca considerazione, vogliamo delle risposte concrete.

Chiediamo pene adeguate, severe e certe per questi efferati assassinii. Desideriamo che chi causi intenzionalmente la morte di una donna, sia condannato all’ergastolo. Scriviamo per dare voce a chi voce non può più avere: le donne uccise.

Le donne devono essere tutelate soprattutto sotto il profilo dell’immagine: basta rappresentarle come un “corpo” da esibire e da vendere, basta con questa campagna che dipinge in modo negativo le ex mogli (molte donne sono uccise da ex mariti o compagni)! Vogliamo che ci sia riconosciuta la nostra dignità come persone, siamo o non siamo la metà della popolazione italiana?

Ci auguriamo anche che venga approvata la proposta di legge che prevede un sostegno alle vittime di reati violenti e che questo governo ci sostenga e non ci deluda.

Esci allo Scoperto

24 luglio, 2010

CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE: E' NECESSARIA UNA RIVOLUZIONE CULTURALE!


Si assiste quotidianamente ad una vera e propria “mattanza” delle donne per mano dell'uomo e l'indignazione non basta più, la lotta contro la violenza sulle donne non può prescindere da una rivoluzione culturale del nostro Paese.


Si guarda all'omicidio ed alla violenza sulla donna come ad un fenomeno deprecabile si, da condannare, ma con il quale convivere per via di una ineliminabile istintualità dell'uomo.

Solo quando la morte di una donna entra nella pagina di cronaca nera di un telegiornale, allora segue, inesorabile, il balletto dell'indignazione dei politici, le proclamazioni di intenti dei legislatori e le dichiarazioni di solidarietà alla famiglia della vittima da parte del ministro preposto.


I defilèe degli psicologi, pronti a trattare l'argomento, affollano i programmi televisivi. La formale indignazione e l'astratta dichiarazione di guerra alla violenza contro le donne da parte degli organi istituzionali non bastano a fermare un fenomeno i cui numeri sono quelli di una carneficina.


E se appare giusto fare una guerra culturale contro il fumo – tanto che se ora, in Italia, qualcuno si accende una sigaretta in un locale, anche privato, viene visto come un appestato –, non altrettanto prioritario appare riconsiderare il rapporto con la rappresentazione della figura femminile, anzi, l'essere conquistatore di donna è elevato a virtù negli incontri istituzionali.


Qui sta la miopia del sistema, che non riesce a vedere che la violenta prevaricazione del maschio sulla femmina viene quotidianamente alimentata dalla maniera in cui la donna viene considerata.Se un uomo arriva ad uccidere una donna, dietro il suo agire vi è un substrato culturale che lo “legittima” a farlo. Non è una questione di naturale superiorità fisica, perché così ragionando l'uomo dovrebbe esercitare la stessa violenza sugli anziani, sui bambini, e del resto, nel mondo animale, il maschio non uccide la femmina in quanto più debole, ma si confronta con un altro maschio.


Il potere che l'uomo esercita sulla donna deriva dalla considerazione della stessa come una merce, priva di volontà, di cui egli può disporre. I messaggi sulla donna trasmessi televisivamente e sulla carta stampata sono inequivocabili.


La donna è un oggetto promozionale con espliciti fini di marketing, non c'è giornale “d'evasione” che non abbia in copertina una donna seminuda per promuoverne la vendita, non c'è programma televisivo che non abbia un'ampia coreografia di donne mute che indossano vestiti ridicoli per il diletto del pubblico maschile.


Non vi è pubblicità che non veda l'uso del corpo della donna per incentivare il consumo dei prodotti più disparati. La donna è merce e la mercificazione della donna la rende, agli occhi dell'uomo, un oggetto senza volontà, che egli può possedere e dalla quale non può e non deve accettare il rifiuto. Una rappresentazione della donna di questo tipo crea, culturalmente, un messaggio distorto sul rapporto di relazione con la stessa.


E' necessario modificare questa immagine della donna. Scuola, famiglia, istituzioni, stampa, media, programmazione televisiva, tutti devono farsi portatori e promotori di una immagine della donna non mercificata. Se non si fa questo ogni uomo, soprattutto che non abbia avuto una formazione scolastica od educativa e che si sia nutrito solo dei messaggi reiteratamente propinati dai media, non potrà comprendere l'esercizio di volontà della donna e, quando vedrà che lei non si sottometterà al suo volere, ne vorrà disporre fino ad ucciderla.


Quanto agli interventi possibili, sotto questo profilo culturale può essere utile valutare l'istituzione di un Garante che vigili sulla dignità della donna, sul modo in cui la stessa viene rappresentata, sullo spazio che le viene concesso per parlare, sulla strumentalizzazione dl corpo femminile a fini consumistici.


Sotto il diverso profilo degli interventi immediati, le vittime della violenza vanno aiutate in tutto il percorso successivo allo stupro, alla violenza, a partire dai luoghi di prima accoglienza, di sostegno psicologico, dentro il processo ed economicamente laddove i responsabili non possano affrontare i dovuti risarcimenti.Proprio a tale ultimo proposito, bisogna sottolineare che esiste una proposta di legge in Parlamento che prevede la possibilità di un indennizzo a favore delle vittime di reati violenti nell'ipotesi in cui il responsabile non ne abbia la possibilità economica.


Tuttavia tale progetto di legge, che permetterebbe all'Italia anche di adeguarsi alla normativa europea ed in particolare alla Direttiva Comunitaria 2004/80/C sul sostegno alle vittime di reati violenti, giace prevaricato da intercettazioni e finanziaria.


Quindi, senza interventi sul piano culturale e dell'effettiva assistenza alle vittime, a poco varranno indignazione e nuove formule legislative volte a rinominare quella che, nelle varie forme, è sempre la solita violenza sulle donne.Dobbiamo impegnarci per una rivoluzione culturale che deve restituisca dignità alla donna.



Avv. Agnese Usai, Paola Caio e gruppo VITE SPEZZATE (escialloscoperto)