23 dicembre, 2007

La violenza intrafamiliare e la presa in carico psicologica


...sovente il partner violento non è tale con altre donne, con amici o conoscenti. Può essere anzi molto seduttivo e abile dal punto di vista relazionale.

Mostra un carattere non certamente tenero ma sicuramente tollerante: tutto ciò che invece non viene suscitato, nell'intimità della famiglia, nemmeno dai pianti e dalle implorazioni di figli anche piccoli, nonchè dalle difese strenue della donna. Nemmeno per un semplice e banale sentimento di pietà..

Eppure, certi psicanalisti non solo rifiutano di formulare il minimo giudizio sul comportamento o le azioni dei perversi che arrivano sui loro divani, perfino quando sono manifestatamente deleteri per gli altri, ma negano anche l'importanza del traumatismo per la vittima o ironizzano sul suo modo di rimuginare.

Recentemente, psichiatri a dibattito sul traumatismo e le sue incidenze soggettive hanno dimostrato come, protetti dal loro sapere teorico, potessero umiliare ulteriormente la vittima, attribuendole la responsabilità della sua posizione. Facendo riferimento al masochismo, ovvero alla ricerca attiva del fallimento e della sofferenza, hanno inoltre sottolineato l'irresponsebilità della vittima di fronte a chi la ferisce, nonchè il suo piacere nel vedersi nel ruolo di vittima. Quegli stessi psicanalisti ne mettevano in dubbio l'innocenza, sostenendo che la sua è una posizione in qualche modo comoda.

Anche se alcuni punti sono ammissibili, il ragionamento è viziato, così come lo è un ragionamento perverso, perchè non rispetta mai la vittima. Non c'è alcun dubbio che la molestia morale costituisca un trauma che produce una sofferenza. Come in ogni traumatismo, vi è il rischio che la vittima si fissi su un punto preciso del suo dolore, il che le impedisce di liberarsene.

Il conflitto diventa allora il suo unico argomento di riflessione e domina il suo pensiero soprattutto se non è riuscita a farsi ascoltare ed è sola. Interpretare la sindrome da ripetizione in termine di piacere, come troppo spesso si vede fare, riprodurrebbe il traumatismo. Bisogna prima di tutto medicare le ferite, l'elaborazione potrà venire solo dopo, quando il paziente sarà in condizione di reinvestire i propri processi di pensiero.

Come potrebbe una persona umiliata andarsi a confidare con quegli psicanalisti che parlano con un buon distacco teorico, ma senza alcuna empatia e ancora minore benevolenza per la vittima?

da Marie-France Hirigoyen, Molestie morali

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