17 aprile, 2008

...è bastato un mazzo di rose.


GIUSTIZIA -
UN MAZZO DI ROSE.
E' bastato questo a un gruppo di ragazzini per cancellare per sempre l'accusa di aver abusato più volte di una ragazzina disabile.

Si è chiusa così, per ora, una terribile vicenda iniziata nel 2002. A Civitanova la polizia aprì un'indagine su un branco di quattordicenni che, con un trentenne, in un casolare abbandonato avrebbero violentato più volte una studentessa afflitta da un ritardo mentale.

Gli inquirenti raccolsero una serie di prove, e partirono due procedimenti: uno davanti alla procura di Macerata, per il trentenne, e l'altro alla procura per i minori di Ancona, per i tre quattordicenni che vennero identificati. Dopo sei anni, il trentenne sta affrontando ancora l'udienza preliminare. Per i minorenni invece le accuse sono state come cancellate.

I ragazzini infatti hanno avviato un procedimento di messa alla prova: si tratta di un percorso durante il quale, seguiti dagli psicologi, i minorenni devono dimostrare di aver capito la gravità di quanto fatto, e di essere sinceramente pentiti. Questo procedimento deve chiudersi con un atto di resipiscenza, un gesto simbolico con cui chiedere scusa alla parte offesa. Se la parte offesa lo accetta, il procedimento si chiude, senza sentenza, senza pena.

E un anno fa i ragazzini hanno inviato alla loro vittima un mazzo di rose. E sebbene lei fosse scettica, alla fine, convinta dalle assistenti sociali, l'ha accettato. Così delle accuse pesantissime sui ragazzini non è rimasta traccia.


Ora però la famiglia, difesa dall'avvocato Giovanni Galeota, ha deciso di avviare una causa civile, per ottenere una sentenza vera e un risarcimento simbolico.


articolo di Paola Pignatelli, da IL GIORNO,17/04/2008
Io non ho parole...

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