26 ottobre, 2008

Donne & Denaro


Se la donna è sempre stata amministratrice del proprio bilancio familiare e abituata a far quadrare i conti, è anche vero che nei grandi investimenti e nelle scelte economiche importanti ne viene esclusa e, in molti casi, si auto-esclude da sola per pigrizia o per mancanza di conoscenza.

Pare che noi donne (stando a una recente ricerca), corriamo il rischio di diventare povere in percentuale doppia rispetto agli uomini. E non solo!

Attualmente il maggior numero dei poveri è costituito da donne anziane e le prospettive per il futuro non sono le migliori.

Sempre stando alla ricerca, le donne italiane guadagnano il 30% (in media) in meno rispetto ai loro colleghi maschi che svolgono la stessa attività e, salvo poche eccezioni, non hanno la benchè minima conoscenza del mondo degli investimenti, delle banche, degli affari e della finanza.

In tutto questo eccellono in disinteresse, passività, inerzia e…ignoranza della materia ”denaro”!

E’ raro vedere una donna che guadagna molti soldi facendo leva sulle sue competenze in economia.

Il Denaro, oltre che sapere come fare a guadagnarlo, bisogna sapere anche come gestirlo bene.

Oggi, più che mai, è importante per noi donne acquisire tutte le conoscenze necessarie e prendere in mano le redini del nostro benessere economico.

clicca sui link...
http://migliorarsi.eu/2008/07/10/donne-denaro/

25 ottobre, 2008

Un giorno perfetto


Tratto dal libro omonimo di Melania Mazzucco, Un giorno perfetto affronta l'attuale problema della violenza in famiglia.

I contenuti del film sono coinvolgenti e drammatici.

Eppure, quest'ultima pellicola di Ozpetek non ha riscosso molto successo. Forse perchè il regista ha voluto seguire, in parallelo alla storia principale (quella della coppia in crisi), anche quella del politico corrotto e del figlio ribelle. Avrebbe potuto approfondire meglio il disagio familiare che coinvolge molte coppie e i loro figli.

La protagonista del film, Emma (l'algida Isabella Ferrari), lascia il marito Antonio e torna a vivere dalla madre (Stefania Sandrelli) insieme ai due figli.

Antonio, che continua a vivere nella casa coniugale, non si rassegna all'abbandono della moglie. La trama inizia con gli spari che provengono dall'abitazione, qualcuno avvisa la polizia che è pronta a irrompere all'interno della casa. Si concentra poi in quel giorno perfetto, ossia le 24 ore antecedenti alla tragedia.

Il ruolo di Monica Guerritore (Mara, in attesa di incontrare il suo amante) è anonimo rispetto alla sua bravura: avrebbe meritato quello di protagonista.

L'adattamento al romanzo non è riuscito. Ozpetek ha forse voluto evidenziare come la famiglia oggi non sia più in grado di reggere allo stress e alle tensioni della vita di tutti i giorni. Il contesto sociale è quello della precarietà del lavoro, dell’incomunicabilità tra gli uomini e le donne, delle separazioni difficili con figli che non sanno e non vogliono scegliere da che parte stare, dei giovani sempre più fragili e impauriti sul proprio futuro.

E' una realtà che si respira oggi in molte famiglie italiane: predominano la sfiducia, la prepotenza, la paura, la violenza...neppure i bambini ne sono esenti!

E nemmeno gli amici possono fare molto per aiutare e lenire questo malessere. Forse la causa è l'isolamento e l'incomunicabilità della nostra vita urbana moderna. Agli amici non resta che assistere impotenti e quasi ignorati allo sfacelo della famiglia.

E poi lo stupro...in Un giorno perfetto il personaggio di Emma è quello di una donna passiva sulla quale ricade, in un sol giorno, ogni tipo di disgrazia e sulla quale - un uomo con certe peculiarità caratteriali - sfoga la sua follia.

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21 ottobre, 2008

L'Isolamento


Isolamento è il sinonimo di esclusione, segregazione, emarginazione, prigionia, ghettizzazione...è esattamente ciò che accade a chi è vittima dello Stalking!

Lo scopo del persecutore assillante è quello di affermare il pieno dominio sulla sua vittima controllandola, perseguitandola e distruggendola psicologicamente.

Lo stalker cerca di farle terreno bruciato intorno non soltanto adottando la violenza psicologica (spesso anche fisica e talvolta anche sessuale) ma anche attraverso la strategia dell'isolamento, che consiste nel minacciare, criticare e perseguitare gli amici, i familiari e tutte quelle persone che compongono il mondo della sua vittima, allontanandoli a poco a poco da lei.

Se la prende spesso anche con il nuovo partner perseguitandolo e minacciandolo o comunque sempre con lo scopo di allontanarlo dalla vita della sua preda.

Nei casi di stalkers più diplomatici, la strategia è meno diretta e più sottile. E sono i più difficili da smascherare in quanto generalmente siamo tutti portati a fidarci delle apparenze e non sospettiamo delle vere intenzioni che si celano dietro a questi soggetti.

A volte amici e conoscenti si allontanano volontariamente dalla vita della persona perseguitata o per timore del persecutore, o pensando che così facendo facilitano la sua vita, oppure per restarne semplicemente fuori.

In alcuni casi il persecutore arriva a diffamare la persona oggetto delle sue persecuzioni a mezzo web diffondendone i contatti, numero telefonico e foto intime allo scopo di isolarla, distruggerne l'immagine e la credibilità.

Il fatto triste è che spesso ci riesce perchè questo genere di persona - lo stalker - non manifesta inizialmente la sua natura distruttiva e quando la vittima, oramai coinvolta emotivamente, prende finalmente coscienza della realtà persecutoria in cui si trova, ha difficoltà ad uscirne fuori da sola.

La vittima non si sente nè capita nè protetta dalla giustizia, teme per l'incolumità sua e delle persone a lei care.

Occorrerebbe una interazione tra avvocati, psicoterapeuti, magistrati e forze dell'ordine i quali dovrebbero parlare tutti lo stesso linguaggio. E non sempre evidentemente questo si verifica, viste le ingiustizie e il numero di donne morte ammazzate. Almeno finora.


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07 ottobre, 2008

La madre della giovane suicida: "La sua morte non sia inutile"


Le era stato tolto il figlio dal tribunale dei minori, la mamma: "Il sistema deve cambiare". Su internet un sito per aiutare le persone con le stesse difficoltà

Porto Tolle, 3 ottobre 2008

Per i familiari di V.B., la donna che si è suicidata martedì notte, a Donzella di Porto Tolle, ieri è stato il giorno del dolore e del silenzio. Dopo che la 26enne, originaria di Villanova di Bagnacavallo, nel Ravennate, si è tolta la vita non sopportando più la separazione dal proprio bambino, i familiari attendono giustizia.

Era stata proprio la madre di V.B., ieri, a raccontare ai giornali il calvario della figlia. Di come le fosse stato tolto il suo bambino e di come la ragazza fosse caduta in depressione. Tanto da giungere al suicidio. La madre di V.B. aveva anche attaccato il Tribunale dei Minori: "Istituzione vecchia- aveva detto- che va cancellata"

La storia era iniziata nel 2002: V.B, residente a Villanova di Bagnacavallo, dà alla luce un bimbo all’ospedale di Lugo. Il padre naturale lo riconosce solo dopo la nascita e dopo l’accertamento del Dna. Il bimbo vive con la mamma e la nonna Loretta, che gestiscono un bed & breakfast nella loro abitazione di Villanova, mentre il padre, che fa il facchino, vive con la propria famiglia d’origine.

Nel 2003 il padre d invia al Tribunale per i minori di Bologna richiesta di affidamento del figlio, affermando che il bambino vive in un ambiente inaffidabile. La madre risponde con una denuncia per calunnia, ma il figlio viene affidato al padre. Nel 2004, i due genitori vengono convocati dal Tribunale dei minori che emette un decreto in cui si dispone che ‘i servizi sociali ‘vigilino sulla situazione, fornendo sostegno ed indicazioni educative’.

Nel settembre 2005 lo stesso Tribunale conferma l’affidamento del piccolo alla famiglia paterna, La mamma va in crisi tanto che nell’ottobre 2005 il Dipartimento di Salute Mentale di Lugo inizia a seguirla per problemi di carattere psicologico, che nel 2006 definisce ‘disagio psicologico espresso con ansia e angoscia di non avere il figlio con sé’.

Nel maggio 2006, viene confermata la collocazione del bambino presso il padre, sia ‘per le condizioni di salute della madre sia per gli interventi attuati dalla nonna materna, che avrebbe verso il nipote un attaccamento eccessivo’.

Madre e nonna presentano ricorso e nel 2006 si incatenano davanti al Tribunale dei Minori di Bologna. Ma non c’è nulla da fare, e alla fine del 2007 le visite che la mamma può fare al bambino vengono sospese, poi ripristinate, ma con la presenza della sola madre e di assistenti sociali addette al controllo, mentre la nonna materna viene esclusa da queste visite.

Per mercoledì scorso era fissato un incontro con i dirigenti dei servizi sociali per chiedere maggiori visite della madre. Ma nel frattempo era arrivata la notizia del suicidio e tutto era precipitato.
"E’ giusto che tutti sappiano, in modo che qualcuno ci aiuti a cambiare le cose. Solo così - aveva detto ieri la madre di V.B.- il suo sacrificio non sarà inutile".


http://ilrestodelcarlino.ilsole24ore.com/rovigo/2008/10/03/122608-madre_della_giovane_suicida.shtml


DONNE SFIDUCIATE? TUTTA COLPA DELLA MADRE


Se sei una donna e ti sembra di aver perso il controllo della tua vita e non riesci a cambiarla, la colpa potrebbe essere di tua madre. O meglio, delle sue basse aspettative nei tuoi riguardi.

Secondo un gruppo di ricercatori dell'Institute of Education dell'Universita' di Londra, il parere che una mamma ha su sua figlia, anche quando ancora molto piccola, potrebbe avere delle conseguenze sul suo futuro. Per arrivare a queste conclusioni, pubblicate sulla rivista British Journal of Educational Psychology, i ricercatori hanno condotto uno studio su un gruppo di bambini nati nel 1970.

Quando i bambini hanno compiuto i 10 anni d'eta', i ricercatori hanno invitato le loro mamme a prevedere a qual eta' il proprio bambino avrebbe finito gli studi. In pratica, i ricercatori hanno utilizzato le previsioni delle madri come indicatore di fiducia sulle capacita' dei figli. Dopo circa 20 anni, queste informazioni sono state confrontate con le dichiarazioni dei bambini, ormai diventati adulti (30 anni d'eta'), sul grado di fiducia che hanno in se stessi.

Ebbene dai risultati e' emerso che le aspettative della mamme hanno influito significativamente sulla vita delle figlie, e non dei figli maschi. Ma questo non in termini di successo professionale, ma sul grado di fiducia in se stesse che queste donne hanno dimostrato d'avere. (AGI)