10 novembre, 2009

Quando l'Affido Condiviso danneggia le Donne




Le vicissitudini della mia vita mi hanno fatto comprendere quanto sia facile oggi far prendere il corso sbagliato alla giustizia a seguito di una CTU poco empirica e attendibile.

Non mi baso solo sulla mia esperienza ma su vari casi, ne cito un paio come esempio (vedi link in fondo al post).

Se un tempo ero molto favorevole all’affido condiviso, ora gli effetti che tale legge sta producendo nella vita di molte donne e bambini non mi lascia indifferente. Oggi viene messa spesso in discussione la competenza di una madre da un provvedimento autoritario.

Tutti noi abbiamo consapevolezza di quanto sia importante poter avere nella nostra vita la guida di entrambe le figure genitoriali, meglio se in accordo tra di loro. Ma non sempre questo è possibile.

L’affido condiviso non è, a mio giudizio, la panacea ai conflitti tra i coniugi che si lasciano. Le statistiche dicono che il 54% dei casi di separazione sono causati da problemi di violenza fisica, psicologica, sessuale ed economica.

L’affidamento condiviso ha la pretesa di conciliare l’inconciliabile e costringe (con l’imposizione della legge) i partner a vedersi e a sentirsi di continuo per decidere l’organizzazione della vita quotidiana dei figli minori.

Questa legge è un’ulteriore arma nelle mani di quei partner violenti e rancorosi perché permette loro di avere maggiore controllo e “accesso” nella vita delle loro ex compagna.

Oggi veniamo informati, purtroppo quotidianamente, di storie che sfociano in tragedie, nelle quali a essere coinvolti sono spesso donne e bambini senza tutela e dove il fatto di poter incontrare l’altro genitore, ha permesso di compiere la vendetta sull’ex partner.

In questo senso credo che non si possano valutare e trattare tutte le cause di separazione allo stesso modo. L’affido condiviso va bene nelle cause di separazione non conflittuali, mentre nelle altre sopra citate è, a mio avviso, la soluzione peggiore.

La mediazione familiare forzata è improponibile nei casi di situazioni in cui si verifichino episodi di violenza o di stalking. Oggi invece gli operatori sociali trattano i casi di violenza e quelli di normale litigiosità allo stesso modo non facendo alcuna distinzione e pretendendo anzi un rapporto collaborativo tra gli ex partner laddove non esistono neppure i presupposti perché ciò si verifichi.

Questo, secondo me, oltre a esporre le donne a maggiori rischi, le si vede accusate e addebitate della mancanza di collaborazione con l’ex compagno. Arrivando addirittura a togliere loro i figli.

La legge italiana oggi, anziché tutelare le donne già vittime di uomini violenti e/o persecutori, le punisce per non essere in grado di difendersi. E’ una situazione paradossale e assurda che secondo me merita una riflessione.

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