12 dicembre, 2010

Il corpo delle donne usato come arma di potere e di vendetta



Migliaia di donne e ragazzine nel mondo ogni giorno vengono violentate sessualmente . In Italia sono incoraggiate a denunciare i loro stupratori, anche se poi, le pene comminate dalla giustizia non sempre corrispondono alle loro attese.

E’ noto, comunque, che la percentuale degli stupri di cui si viene a conoscenza, sia molto più bassa rispetto al suo numero effettivo. Molto spesso essi avvengono in famiglia e coinvolgono persone che hanno accesso alla vita delle donne: padri, i fratelli, gli zii, i nonni, i parenti stretti, gli amici di famiglia, i vicini di casa, i conoscenti.

Negli ambienti criminali, le violenze sessuali, sono usate come punizione e minaccia.

L’identikit del violentatore è di una persona ostile che manifesta con l’abuso sessuale l’odio e il disprezzo che nutre verso la sua vittima provando, sul suo corpo, l’eccitazione della vendetta e della sua affermazione personale.

Una confusione tra delirio di potere ed eccitazione sessuale…

Alcune persone, associano la violenza sessuale alla forza e al potere e considerano l’erezione maschile come una rappresentazione di tale potenza.

Molti mariti praticano gli abusi sessuali nei confronti delle loro mogli che ritengono ree di mancanze nei rapporti coniugali.

O anche solo per dimostrare la propria supremazia…

Al riguardo, mi viene in mente il racconto fatto da una donna sul marito che la costringeva a “fare l’amore” con un coltello puntato alla gola. Non s’è neppure resa conto di essere stata ripetutamente violentata!

Ma la cosa più raccapricciante è che gli stupri sono stati anticamente e sono tuttora considerati, in molti paesi in guerra, un’arma contro la popolazione, una vera e propria strategia militare per umiliare il nemico, diffondere malattie come l’AIDS e cancellare intere etnie.

E’ possibile sanare questa piaga? Se ne parla molto ma, anziché diminuire, le violenze sessuali sembrano aumentare.

A proposito di guerra, è ancora vivido nella mia mente il ricordo della guerra in Bosnia. Ancora rivivo le notizie dei TG quando parlavano degli stupri di massa compiuti dai serbi sulle povere donne bosniache. Si parla di 50mila donne violentate in appositi campi. Per Amnesty International, solo per una trentina di questi casi è stato istituito un processo dei quali 18 davanti al Tribunale internazionale dell’Aja e 12 dai giudici per i crimini di guerra di Sarajevo. Oltre ad aver riportato gravi traumi, le vittime sono stigmatizzate dalla società. Molte di queste donne violentate temono di parlare pubblicamente perché purtroppo molti dei loro stupratori, vivono nelle loro stesse comunità, dove hanno purtroppo assunto posizioni di potere.

Non c’è continente in conflitto che sia immune a quest’orribile crimine. Ultimamente si è parlato molto degli stupri commessi in Africa, in Asia e in America.

Gli abusi sessuali sono un’arma usata per umiliare intere popolazioni civili, per dividerne le famiglie e compiere un genocidio sia fisico che psicologico.

Molte donne abusate, subiscono dai loro mariti un’ulteriore ingiustizia perché essi, manifestando disagio e rabbia nei loro confronti, le rifiutano e ripudiano, soprattutto quando, in conseguenza degli stupri, restano gravide.

La risoluzione del Consiglio di Sicurezza(1820) condanna la violenza sessuale come arma usata dai belligeranti, ma nonostante ciò, i processi per stupro restano pochissimi e ancora meno sono le condanne inflitte.

L’aspetto più preoccupante, per me, è che noi donne, pur essendo in numero elevato come popolazione mondiale, non siamo in grado di difenderci né di affermare i nostri diritti.

escialloscoperto

1 commento:

  1. Complimenti. queste cose fanno semore male quando si leggono.....anche se si conoscono.
    Dobbiamo anche noi donne svegliarci e lottare....

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