07 agosto, 2009

Lettera aperta al Ministro Mara Carfagna


Cara Ministro Carfagna,
le scrivo questa lettera con l’ambizione che lei la legga.

La rendo pubblica per tre motivi: il primo è che, a meno che io non lo decida, non finirà dritta nel cestino; il secondo è che mi piace pensare che interesserà a qualcuno leggerla, mentre il terzo motivo e più importante di tutti, è che il problema che ora le esporrò è certamente comune a molte donne.

Innanzitutto vorrei esprimerle la mia gratitudine per le iniziative da lei prese a favore delle donne e per la loro sicurezza ma soprattutto, per la legge sullo stalking.

Se da una parte la campagna antiviolenza invita le donne a denunciare gli uomini che le maltrattano, dall’altra si fa largo sempre di più la campagna sui falsi abusi e cresce il dubbio che gli abusi denunciati possano essere “inventati”.
Posso immaginare che molte donne non denuncino solo per timore di non essere credute.

Ma l’incongruenza non sta soltanto in questo. Molte donne che subiscono lo stalking (e le statistiche dicono che per lo più avvengano per opera di ex partner) hanno figli, spesso minori.

Se una donna si trova in difficoltà nel gestire un rapporto persecutorio da parte del suo ex e si rivolge ai servizi sociali per ricevere aiuto, può succedere questo: inizialmente essi pongono la loro attenzione sui bambini per sottrarli al rapporto conflittuale ma…il problema è che, in tanti casi, li sottraggono veramente ai genitori per rinchiuderli nelle comunità!

Una madre si sente costretta a riprendere un rapporto comunicativo con il suo persecutore “se rivuole avere i suoi figli, perchè deve smetterla di essere in conflitto col loro padre”.

Ma se il problema di chi subisce lo stalking è proprio quello di non avere più contatti col suo stalker, come mai per gli operatori sociali il rapporto tra i due genitori è condizione imprescindibile perché una madre possa riavere con sé i suoi figli?

Oppure lo stalking è un reato che tutela soltanto le donne senza figli minori?


http://escialloscoperto.blogspot.com

2 commenti:

  1. Purtroppo siamo troppe in questa situazione. Sono stata accusata solo ieri di essere "conflittuale" per il fatto che dopo un anno e mezzo intero di minacce, agguati, ecc. ho finalmente trovato in me stessa il coraggio di rivolgermi alla polizia e chiedere aiuto. Mi è stato rimproverato di "creare problemi" con il rapporto del padre dei miei figli!!!!

    Io che ho fatto i salti mortali, che non ho mai detto nulla ai figli né delle minacce, né delle denuncie!

    La denuncia stalking sarebbe dunque un opzione solo per le donne che non possiedono figli?

    Ormai, l'obbligo del "andare d'accordo" che esiste con il condiviso, non prende in considerazioni alcune situazioni gravissime! Come fare? Tornare indietro nel tempo, ai giorni in cui le donne dovevano sempre e solo sottomettersi e sopportare di tutto senza avere neppure la possibilità di difendersi? Questo è un passo indietro notevole per donne che subiscono minacce o aggressioni verbali o fisiche. Io stessa sono stata costretta a frequentare regolarmente la persona che mi aggrediva, in terapia, indicata dal Tribunale Civile.

    Dunque l'ironia: Il Tribunale Penale consiglia di cambiare telefono, staccarlo, evitare l'aggressore, ecc ... e CONTEMPORANEAMENTE il Tribunale Civile chiede una terapia di coppia? Qualcosa qui non quadra, ma di grave.

    Emi

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