22 gennaio, 2008

Stalking


Pedinate, minacciate, perseguitate con telefonate, messaggi e appostamenti sotto casa. E, fino a pochi giorni fa, indifese davanti alla legge.
Per le vittime dello stalking ('sindrome del molestatore assillante', secondo la traduzione italiana del termine) il 15 gennaio 2008 sarà una data da non dimenticare: martedì scorso, infatti, la Commissione Giustizia della Camera ha approvato il disegno di legge che introduce questo comportamento molesto e persecutorio continuato (prevalentemente a scapito delle ex partner e delle donne in generale) nel Codice penale. Lo stalker rischia da 6 mesi a 4 anni di carcere.

L'introduzione di norme contro lo stalking è in dirittura d'arrivo. Fino a questo momento, in Italia non era mai esistita una legislazione specifica in merito e, quindi, in assenza di una figura autonoma, l'ordinamento aveva sempre provveduto a punire lo stalker secondo il grado di intensità della molestia, facendo ricorso alla definizione di altri reati per qualificare i singoli atti.
«Il nostro parere - commenta Ierta Zoni, presidente di Telefono Donna di Como - non può che essere molto positivo rispetto a quanto deciso dalla Commissione Giustizia della Camera. Per le donne, infatti, finora era possibile certamente sporgere denuncia rispetto ai singoli atti compiuti dal persecutore, ma, persino con l'aiuto dei legali, era molto lungo e tortuoso il percorso per arrivare a una forma di giustizia».

Il riconoscimento dello stalking come figura di reato autonomo, dunque, darà coraggio alle vittime perseguitate, che, anche sul Lario, sono molto più numerose di quanto si possa immaginare.
«Parlando di violenza - spiega la Zoni - è difficile fare distinzioni nette, ma possiamo dire che sui 259 casi che abbiamo avuto nel 2007, almeno il 15%, pari a una quarantina di segnalazioni, è stato di stalking. L'età media delle donne che si rivolgono a noi per questo tipo di problema va dai 30 ai 45 anni e, generalmente, si tratta di persone che, dopo lunghe sofferenze all'interno della vita di coppia, prendono coraggio e decidono di lasciare il compagno. È a questo punto che gli uomini, talvolta, posti davanti a una simile reazione e assunzione di libertà, reagiscono con comportamenti persecutori, violenti, possessivi».

Tra i gesti più frequenti, come le stesse volontarie e operatrici di Telefono Donna, testimoniano, vi sono i pedinamenti, gli appostamenti sotto l'abitazione, le minacce telefoniche, i ricatti e, persino, i pianti e le preghiere assillanti. «Le donne - spiega Ierta Zoni - di solito, avendo già preso la loro decisione con molta fatica, non tornano sui propri passi. Vedendo questo comportamento da parte dell'uomo, anzi, pur nella disperazione, hanno voglia di confermare la loro scelta: per questo spesso si rivolgono a noi, ottenendo prima di tutto un ascolto specializzato e, poi, un'assistenza legale che le possa sostenere concretamente per tutelarsi e liberarsi dall'ossessione del persecutore».

Uno strumento in più, ora, è dato dal disegno di legge. «Per questo - conclude il presidente di Telefono Donna - è importante che le vittime chiedano aiuto, perché uscire dalla violenza è possibile e noi siamo con loro».
La sede di Telefono Donna è in via Zezio 60 (tel. 031.304585), aperta lunedì, mercoledì e venerdì dalle 15 alle 18, martedì, giovedì e sabato dalle 9 alle 12.

Sara Greco
http://www.corrieredicomo.it/frm_articoli.cfm?ID=83132

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