26 agosto, 2008

Caratteri generali dello Stalking


Il termine stalking deriva originariamente dal linguaggio tecnico della caccia ed in italiano si può tradurre con la locuzione fare la posta o come braccatura.
In realtà, nell’ultimo secolo, l’accezione si è sempre più estesa verso il senso figurato e familiare del termine intendendo il verbo to stalk come assillare, inseguire, molestare, braccare, ricercare, ma anche in senso più lato seccare, disturbare, perseguitare, fare qualcosa di nascosto cioè coperto da qualcuno o qualcosa.

Benché in letteratura non esista un’univoca definizione di stalking nel corso degli anni se ne sono succedute molteplici tra cui quella di Meloy e Gothard nel 1995 che lo definivano come l’ostinato,malevolo,ripetitivo ed opprimente inseguimento di un’altra persona con minaccia della sua sicurezza. Gli stessi Autori nella definizione clinica segnalavano la presenza di un atto manifesto non desiderato dalla vittima e percepito da questa come molesto.

Nel 1997 Pathè e Mullen adottavano, invece, la definizione di un insieme di diversi comportamenti con cui un soggetto impone ad un altro ripetute intrusioni e comunicazioni quali il pedinare,il sorvegliare,il sostare nelle vicinanze o tentare approcci con la vittima,mentre per comunicazioni si intendono l’invio di lettere e-mail,l’effettuare telefonate, e lasciare messaggi.

Nel 1998 Meoly indicava come stalking la «persecuzione e molestia voluta, ripetuta e malintenzionata, perpetrata nei confronti di una persona che sente così minacciata la sua sicurezza personale».

Sempre nel 1998 Tjaden e Thoennes definirono lo stalking come un insieme di condotte dirette verso una precisa persona che implica un avvicinamento visivo o fisico, una comunicazione senza consenso, minacce o verbali o scritte o implicite, o una combinazione di esse, che comporta una ragionevole paura nella persona per messaggi ripetuti in due o più occasioni.

Sempre nel 1998 in America veniva promulgata una legge specifica, la «Model Antistalking Law»,che indicava come stalli un insieme di comportamenti che comprendevano un avvicinamento fisico ripetuto e/o minacce continue, che si erano verificati per almeno due volte, includevano minacce esplicite o implicite nei confronti della vittima, che erano rivolte verso una persona o i membri della sua famiglia e che causavano alla vittima ed ai suoi familiari intensi sentimenti di angoscia,paura o ansia.

In Italia, nel 2001, Galeazzi e Curci introdussero il concetto di «sindrome dalle molestie assillanti» intendendo con queste «un insieme di comportamenti ripetuti ed intrusivi di sorveglianza e controllo, di ricerca di contatto e di comunicazione nei confronti di una vittima che risulta infastidita e/o allarmata da tali attenzioni e comportamenti»;si tratta in sostanza di un quadro sintomatico che rimanda ad una patologia della comunicazione e della relazione,quadro che,dunque, mette al centro dell’attenzione la relazione molestatore-vittima.

Sulla scorta delle predette definizioni è possibile indicare genericamente con il termine stalking un insieme di comportamenti8ad es. molestie, minacce, pedinamenti, telefonate indesiderate, ripetute lettere, plurimi messaggi nella posta elettronica ecc.) ripetuti ed intrusivi di sorveglianza e di controllo,di ricerca di contatto e comunicazione che una persona compie nei confronti di una «vittima» che risulta infastidita e7o preoccupata da tali attenzioni e comportamenti non graditi.

Si tratta quindi di una condotta riferibile ad un modello di comportamento e non invece alle motivazioni ed agli effetti che tale comportamento persegue ed ottiene Sebbene si tratti di un fenomeno che ha iniziato ad interessare gli psichiatri ed i medici forensi intorno alla prima metà degli anni novanta,sia in ambito internazionale che nazionale, a tutt’oggi è spesso ancora celato dalle stesse vittime, mentre è oggetto di studio principalmente da parte di sociologi,medici legali e psichiatri forensi, oltre che delle forze dell’ordine.

Alla base della documentata sottostima del fenomeno in letteratura sono riportate diverse motivazioni fra cui: una ridotta segnalazione data la presenza di condotte di per sé stesse innocue e non oggettivamente illecite o dannose; un comprensibile senso di pudore o riservatezza(dal momento che i predetti comportamenti hanno luogo nel corso di una qualche relazione personale già conclusa); un sentimento di paura o sfiducia per le concrete difficoltà di affrontare e risolvere la campagna di molestie.

Nei molteplici studi eseguiti in tema di stalking sono stati delineati gli elementi costitutivi dello stesso.

Nella sindrome del molestatore assillante è, infatti, possibile distinguere: 1) un attore ovvero il molestatore (stalker), 2) una vittima nei cui confronti lo stalker sviluppa un’intensa polarizzazione ideo- affettiva e verso cui mette in atto una serie ripetuta di comportamenti tesi alla sorveglianza e/o comunicazione e7o ricerca di contatto.

Il molestatore assillante (stalker) è stato classificato in uno studio del 1996 in stalker violento domestico, stalker deluso e stalker seccatore; nel 1998 altri autori segnalavano lo stalker come erotomane, amante ossessivo e semplice ossessivo.
Nel 1999 Mullen et al. Distinsero lo stalker in:
a) rifiuto (si oppone alla fine di una relazione intima con azioni finalizzate a ripristinarla);
b) rancoroso ( compie molestie per vendicarsi di un torto che ritiene di aver subito da parte della vittima);
c) predatore (insegue la vittima, nei cui confronti prepara l’attacco, costituito spesso da una violenza sessuale);
d) corteggiatore inadeguato trattasi del corteggiatore fallito in cerca di patner);
e) cercatore di intimità (aggredisce vittime sconosciute e personaggi celebri di cui è innamorato per istaurare una relazione).
f) Nel 2005 Hege segnalava 3 tipi di stalking rispettivamente quello «emotivo» (Emotional Stalking: trattasi del tipo più comune,perpetrato da ex coniugi, ex fidanzati,ex amanti,ma anche ex pazienti,ex vicini di casa, o ex colleghi:in tutti i casi sussisteva una precedente relazione affettiva interrotta e che non risulta accettata dallo stalker.

In questo caso l’interesse che spinge lo stalker può essere sia positivo ovvero un tentativo di riavvicinamento sia negativo ovvero una vendetta; ne conseguono comportamenti ambigui e paradossali come ad esempio le minacce di morte seguite da invio di costosi regali. In questo gruppo rientrano il «Respinto», il «Bisognoso di affetto», il «Corteggiatore incompetente», il «Predatore») quello «delle celebrità» (Star Stalking: trattasi della persecuzione perpetrata ai danni di persone di una certa visibilità come ad esempio personaggi dello spettacolo,della politica ecc., ad opera di sostenitori o invidiosi.

In questo gruppo rientrano i «Bisognosi di affetto» ed il «Corteggiatore Incompetente»:entrambi ricercano infatti un rapporto idealizzato, concretamente impossibile. Nel caso di stalker spinti da odio e gelosia si sono verificati casi estremi di ferimento o addirittura omicidio della vittima) e quello «occupazionale» (trattasi di un particolare tipo di stalking che inizia sul posto di lavoro che poi sconfina nella vita privata della vittima, ovvero, la motivazione proviene dal mondo del lavoro dove lo stalker ha realizzato, subito o desiderato una situazione di conflitto o persecuzione. L’interesse nello stalking occupazionale è quasi sempre negativo e lo stalker occupazionale più comunemente rientra nella tipologia del «risentito»).

Nella maggior parte dei casi trattasi di soggetti di sesso maschile che non accettano la fine di un rapporto affettivo; in particolare, è stato segnalato in letteratura che è più probabile che gli uomini stalker agiscano nei confronti di una persona con cui hanno avuto in precedenza una relazione intima. Inoltre, è stato segnalato che quanto più la relazione interrotta era stata lunga e seria, tanto maggiori risultano gli atti posti in essere dello stalker ed in particolare l’approccio scelto è maggiormente quello fisico.

Inoltre, si tratta di soggetti di etnia caucasica, di circa 34 anni nel caso di pregresse relazioni intime e di 36 anni e mezzo nel caso di relazioni non intime,con un livello di occupazione inferiore alla vittima prescelta, con una storia affettiva caratterizzata da relazioni intime sfortunate e che solitamente non vive una relazione affettiva al momento della condotta di stalking. Inoltre, è segnalato in letteratura, un pregresso uso di alcol o droghe, pregressi episodi di violenza o maltrattamenti,pregressa diagnosi di malattia mentale o di precedenti penali.
Quanto alla sussistenza di sindromi o disturbi psichiatrici tipici degli stalker non risultano sussistere fattispecie. Di fatto egli soffre spesso di una combinazione di disturbi ma lo stalker può anche essere un individuo sano di mente allo stesso modo di tutti coloro che pongono in essere atti illeciti.

Tra le ipotesi patologiche è indicata l’erotomania e il delirio erotomanico, spesso espressioni di un quadro psicotico più complesso; spesso sono presenti disturbi della personalità (in particolare i quadri border-line, paranoidi e narcisistici).
Gli atti che costituiscono lo stalking sono comportamenti solitamente accettati socialmente e considerati normali, ma che nel caso dello stalking si caratterizzano per invadenza e persistenza nel tempo, causando effetti psicologici sulla vittima e rischio di violenza associato:lo stalker,infatti, agisce con minacce esplicite ed atti di violenza a cose e persone, anche se la maggior parte degli stalker non è violenta.

Tra i predetti atti- comportamenti- sono ricompresi: l’invio ripetuto di regali,fiori,telefonate assillanti o solo squilli,posta assillante e disturbante (bigliettini,lettere, messaggi fax),il pedinamento cibernetico(con ripetuto invio di e-mail ma anche messaggi di messaggeria istantanea sms),gli appostamenti,i frequenti incontri(apparentemente casuali,ma in realtà voluti e ricercati) sul luogo di lavoro della vittima o nelle vicinanze di esso o nei pressi dell’abitazione,gli atti vandalici nella casa o dei beni di proprietà della vittima(come ad esempio il danneggiamento dell’automobile),l’appropriazione della sua posta,l’osservazione della vittima da lontano o il furto di suoi oggetti.

Va sottolineato che non esiste un comportamento o una serie di comportamenti sempre presenti nello stalking.
E’ dunque, se non ogni attenzione indesiderata va interpretata quale atto di stalking e neanche ogni atto persecutorio o molesto, ne consegue che risulta estremamente difficile individuare il momento preciso in cui è possibile identificare il fenomeno come tale.

Perciò, in ogni caso d’ipotetico stalking occorrerà prestare attenzione a tutte le condotte dell’asserita vittima, in particolare alla ripetitività dell’atto subito ed al suo perdurare nonché all’esistenza di una precedente relazione tra molestatore e vittima.

Quanto al numeros minimo di eventi molesti necessari ed all’arco di tempo in cui questi si devono sviluppare per qualificare come stalking una determinata condotta ripetitiva,tra gli studiosi non sussiste accordo.

Su quanto possa durare il periodo in cui la vittima patisce lo stalking, in letteratura è indicato un lasso di tempo variabile; Hall,nel 1998,indicava un periodo compreso tra 1 e 3 anni, mentre i dati della NVAW Survey (National Violence Against Women Survey) segnalavano una durata fino a un anno con un periodo significativamente maggiore nei casi di stalking coinvolgenti persone che avevano una relazione intimas; Aramini segnalava una durata variabile fra 3 settimane e 2 anni; Hege segnalava come parametro minimo una durata di tre mesi.

Quanto alla frequenza degli atti a parere di Pathè e Mullen lo stalking si verifica solo se le intrusioni hanno raggiunto una frequenza di almeno dieci episodi nell’arco di quattro settimane; a parere di Hege,invece, le azioni moleste devono avere cadenza almeno settimanale.

Riguardo al tipo di violenza essa può essere sia fisica (uso di qualsiasi atto teso a far male od a spaventare la vittima:può trattarsi di aggressione fisica grave con ferite che richiedono cure mediche, ma anche di un semplice contatto fisico mirante a spaventare ed a rendere la vittima soggetta al controllo dell’aggressore) che psicologica(rappresentata da una serie di atteggiamenti intimidatori, minacciosi,vessatori, con tattiche di isolamento poste in essere mediante ricatti, insulti verbali,colpevolizzazioni pubbliche e private, ridicolizzazioni e svalutazioni continue,denigrazioni ed umiliazioni; di fatto l’aspetto psicologico più grave è l’imprevedibilità dell’aggressione).

I dati riportati in letteratura sono molto controversi: la maggior parte degli stalker non sembrerebbero di indole violenta ed i loro gesti sarebbero per lo più benigni come l’offerta di regali, l’invio di lettere o messaggi lasciati sull’auto o sulla porta di casa,i pedinamenti ecc.; le predette azioni,però, vengono percepite dalla vittima con paura ed è stato osservato che, proprio i ripetuti rifiuti possono portare lo stalker ad assumere comportamenti estremi come minacce esplicite e violenze.

Di fatto, occorre tenere presente, che le azioni dello stalker possono essere percepite in maniera diversa a seconda della vittima ovvero della percezione soggettiva della stessa che risulta direttamente correlata al suo stato culturale:ad esempio un soggetto potrebbe trovare violenta ed intollerabile un’azione che invece un’altra persona potrebbe considerare come una sciocchezza neanche fastidiosa.
Passando ora ad analizzare le caratteristiche della vittima, trattasi nella preponderanza dei casi di soggetti di sesso femminile, con cui lo stalker uomo ha avuto in precedenza una relazione; al contrario, le donne Autrici di stalking per lo più agiscono nei confronti di una vittima con la quale hanno avuto una relazione non intima.

Quanto all’età della vittima nel 1998 Tjaden et al. Identificavano nei giovani adulti compresi nella fascia di età fra i 18 ed i 29 anni, l’obiettivo primario dello stalker; nel 1999 palarea et al. Segnalavano che l’età media della vittima di stalking è di 32. 3 anni nei casi di persone che avevano/hanno avuto una relazione non intima.

Secondo uno studio condotto da Hall et al. Nel 1998, e successivamente è confermato anche da altri Autori, si tratterebbe di donne che non hanno una situazione relazionale stabile al momento dello stalking in particolare meno di ¼ delle vittime è sposata o risposata o convivente. Trattasi di donne il cui livello d’istruzione risulta più elevato di quello dello stalker e nella maggior parte dei casi appartenenti alla razza caucasica.

E’ stato segnalato che una pregressa relazione tra stalker e vittima è un fattore discriminante, ovvero, sono più frequenti le minacce verso la vittima,la violenza verso le persone e verso le proprietà e le minacce effettivamente seguite da violenza rispetto ai casi in cui la vittima non è intima; vi è,inoltre, la ricerca da parte dello stalker di un rapporto più fisico con la vittima anche per il fatto di conoscere il suo stile di vita ed i luoghi frequentati;inoltre,i comportamenti di stalking possono essere alimentati da risposte affettive alla dissoluzione della relazione(collera,gelosia, rifiuto,ecc.) che sono più intense se la relazione è intima.

Non è nemmeno escluso che le vittime dello stalker possano essere più persone appartenenti ad un medesimo gruppo familiare:è il caso di persecuzioni e molestie telefoniche perpetrate contro i coniugi e persino contro i figli della coppia da parte di un ex amico di famiglia, innamorato della donna:sono le cosiddette vittime secondarie ovvero vittime coinvolte nelle molestie senza esserne l’oggetto primario.
E’ inoltre segnalata la tipologia di vittime fittizie.Trattasi di stalker con inversione di ruolo o persone affette da deliri persecutori o da disturbi fittizi propriamente detti o di simulatori che, appunto, simulano per ottenere benefici economici o di altro tipo.

Quanto al profilo sociale la vittima può anche essere un personaggio dello spettacolo, oppure un medico (è il caso del paziente che perseguita il proprio terapeuta), o il caso di un infermiere, un perito, un giudice, un assistente sociale, ma anche un vicino di casa.


Maria Anna Filosa
http://www.diritto.it/art.php?file=/archivio/26391.html

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