17 agosto, 2008

“Ti amo… da farti morire”


Area Vasta - 25/07/2008 22:18

Si è aperto con la proiezione di un cortometraggio dai tratti angoscianti il seminario "Ti amo... da farti morire" dedicato al fenomeno dello stalking. L'incontro, patrocinato dal comune di Castel Ritaldi, nasce dal disagio sociale della violenza, sempre più frequente e, sembra, sempre meno prevedibile.

Forse gli ultimi fatti di cronaca che hanno visto protagonista il territorio spoletino hanno spinto il concretizzarsi di questa iniziativa, se non per risolvere, almeno per iniziare a capire. Il filmato racchiudeva il senso profondo dello stalking con una ragazza angosciata dalle molestie ossessive di un'altra persona.

Al convegno è intervenuto il dott. Massimo Lattanzi, psicologo, psicoterapeuta e coordinatore A.I.P.C.. "Lo stalking - ha spiegato - è una condotta comportamentale particolare. Lo stalker, non dobbiamo pensare che sia un pazzo o un mostro. In genere si tratta di persone normali, che perdono il controllo solo in alcune relazioni sentimentali, vere o inventate che siano"."L'associazione Italiana di Psicologia e criminologia - ha continuato il dott. Lattanzi - è da circa 7 anni che si occupa di questi fenomeni sociali, ma è ancora difficile poter fare un elenco di tutti i comportamenti tipici del presunto colpevole. Ogni caso analizzato porta alla luce nuovi orientamenti dell'atteggiamento. Questa è una realtà che colpisce tutti, - ha evidenziato dando anche qualche cifra - il 20% delle vittime sono uomini, l'80% donne. Uno degli errori più grandi è l'isolamento della vittima, che diventa così ancora più a rischio".

Comprendere il disagio di una vittima è più facile e naturale da capire, pensare che il colpevole possa essere aiutato, non è altrettanto semplice.Il dottore ha quindi riportato un racconto di un paziente: "mi è capitato di parlare con un uomo che aveva tentato di sgozzare la moglie e si era rivolto alla struttura per due motivi, innanzi tutto perché nessuno, neanche lo Stato, si occupa di persone di questo tipo, se non a livello cautelativo, il secondo motivo era perché aveva paura di ricommettere lo stesso reato. Quell'uomo era stato condannato a 6 mesi di reclusione e aveva ricevuto una diffida dal paese dove era successo il fatto e basta. E' qui che si capisce l'importanza della prevenzione e dell'aiuto che si può dare ai presunti colpevoli. Nel caso citato, la reiterazione è probabile, magari con altre modalità o scegliendo un'altra vittima, ma il problema si sposta, non si elimina. La prevenzione è necessaria per rendere consapevoli tutti, uomini e soprattutto donne, quali sono i comportamenti che non è giusto subire e che non vanno considerati normali".

Gli stalker, solitamente, secondo quanto evidenziato nel corso del convegno, portano dentro di loro un disagio che insanamente li porta a vivere i rapporti interpersonali, specie quelli sentimentali, in maniera ossessiva, pretendendo un pieno controllo sul partner. Il 5% dei colpevoli ha tentato il suicidio, molti soffrono di attacchi di panico, flash back notturni, incubi. Una grande percentuale ha subito un distacco o un lutto che non è riuscito ad elaborare.

E a livello locale? "In Umbria i casi di stalking - ha sottolineato il dottor Lattanzi - sono il 9% su un'incidenza del 20%. Ma c'è una percentuale oscura, che non ci perviene solo perché la vittima non sporge denuncia. Nell'80% dei casi la vittima conosce il suo persecutore e nel 55% dei casi si tratta di un parente". La funzione delle forze dell'ordine in questo tipo di reati è molto importante, anche se per lo stalking, proprio perché non si manifesta necessariamente con atti i violenza fisica, gli agenti spesso devono arrendersi, perché se non scatta le denuncia, non possono procedere. L'auspicio emerso dal convegno, quindi, è che anche la normativa con il tempo cambi e che ci sia il riconoscimento per questo tipo di reati, altrettanto devastanti, per la procedura d'ufficio.

Al tal proposito è in previsione l'apertura, proprio nel comune di Castel Ritaldi, di un centro che si occupi di questa problematica, molto più diffusa di quanto uno possa immaginare. Un centro che sostenga le vittime, che si occupi dei colpevoli, ma soprattutto che sia capace di fare un'assidua e costante campagna di prevenzione.

(Valentina Ballarani) http://www.tuttoggi.info/articolo-7618.php

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